Si è spento, nella giornata di domenica 21 dicembre, Nicola Sarzi Amadè, fondatore (nel lontano 1966, ndr) dell’omonima realtà di distribuzione di grandi vini e distillati e figura che ha lasciato un segno profondo nel mondo del vino italiano. Con lui se ne va un protagonista silenzioso ma decisivo, uno di quelli che hanno lavorato lontano dai riflettori, costruendo nel tempo un’idea precisa e riconoscibile di qualità.

Addio a Nicola Sarzi Amadè
Nicola Sarzi Amadè, va detto, è stato, prima di tutto, un uomo di misura. Sia nel modo di porsi, che di scegliere, che di raccontare il vino. Aveva uno sguardo lungo, capace di leggere il mercato prima che il mercato stesso capisse dove stava andando. Lo ha fatto seguendo l’istinto e una curiosità mai domata, parlando di territori, produttori e denominazioni che allora erano poco più che nomi per pochi appassionati e che oggi sono diventati riferimenti condivisi.
All’inizio il lavoro, ricordiamo, era concentrato soprattutto sul vino italiano, con una dimensione regionale e artigianale. Poi, passo dopo passo, è arrivata l’apertura verso l’estero. Una selezione attenta, quasi maniacale, delle cantine più rappresentative, soprattutto francesi, ma anche di altre aree internazionali. In poco più di vent’anni quell’intuizione ha trasformato l’azienda in una realtà centrale per il comparto, capace di dialogare alla pari con le grandi maison e di diventare un punto di riferimento per ristoratori, enoteche e professionisti.
La forza del progetto è sempre rimasta quella di un’impresa familiare, costruita sulla passione e sulla responsabilità. Un’idea di distribuzione che non si limitava a muovere bottiglie, ma che passava dal racconto, dalla formazione, dal rispetto per chi il vino lo produce e per chi lo beve. Oggi quella visione continua grazie ai figli Claudia e Alessandro, già alla guida della società, che portano avanti il lavoro iniziato dal padre con la stessa dedizione.