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Spiagge italiane, la Corte Ue boccia la proroga automatica delle concessioni

La Corte di giustizia europea ha bocciato il sistema italiano di proroga automatica fino al 2020 delle concessioni agli stabilimenti balneari che genera «una disparità di trattamento ai danni delle imprese di altri Stati, potenzialmente interessate alle concessioni». Tocca ai tribunali nazionali risolvere le controversie

14 luglio 2016 | 17:44
Spiagge italiane, la Corte Ue boccia 
la proroga automatica delle concessioni
Spiagge italiane, la Corte Ue boccia 
la proroga automatica delle concessioni

Spiagge italiane, la Corte Ue boccia la proroga automatica delle concessioni

La Corte di giustizia europea ha bocciato il sistema italiano di proroga automatica fino al 2020 delle concessioni agli stabilimenti balneari che genera «una disparità di trattamento ai danni delle imprese di altri Stati, potenzialmente interessate alle concessioni». Tocca ai tribunali nazionali risolvere le controversie

14 luglio 2016 | 17:44
 

La Corte europea ha bocciato la proroga automatica decisa dall’Italia per le concessioni demaniali marittime e lacustri fino al 31 dicembre 2020. Riprendendo le conclusioni dell’avvocato generale di febbraio scorso nelle cause che coinvolgono gestori sardi e la Promoimpresa operante sul Lago di Garda, i giudici oggi hanno sentenziato che il diritto dell’Unione è contrario alla proroga automatica in assenza di gare, in particolare per le strutture con «interesse transfrontaliero certo».

La Corte ha precisato che il rilascio delle autorizzazioni per lo sfruttamento economico delle spiagge «deve essere oggetto a una procedura di selezione tra i potenziali candidati, che deve presentare tutte le garanzie di imparzialità e trasparenza, in particolare un’adeguata pubblicità». I giudici di Lussemburgo hanno quindi rilevato che «la proroga automatica delle autorizzazioni non consente di organizzare una siffatta procedura di selezione».



Con la sentenza di oggi, la Corte rileva che in punto di diritto spetta ai giudici italiani verificare se le concessioni italiane debbano essere oggetto di un numero limitato di autorizzazione per via della scarsità delle risorse naturali, che è la fattispecie in cui si applica l’articolo 12 della direttiva servizi. In questo caso la Corte ha precisato che il rilascio delle autorizzazioni per lo sfruttamento economico delle spiagge «deve essere oggetto a una procedura di selezione tra i potenziali candidati, che deve presentare tutte le garanzie di imparzialità e trasparenza, in particolare un’adeguata pubblicità».

I giudici di Lussemburgo hanno quindi rilevato che «la proroga automatica delle autorizzazioni non consente di organizzare una siffatta procedura di selezione». La Corte osserva che certamente l’articolo 12 consente agli stati membri di «tenere conto di motivi imperativi di interesse generale quali, in particolare, la necessità di tutelare il legittimo affidamento dei titolari delle autorizzazioni in modo che essi possano ammortizzare gli investimenti effettuati».

«Tuttavia - aggiungono i giudici - considerazioni di tal genere non possono giustificare una proroga automatica, qualora al momento del rilascio iniziale delle autorizzazioni non sia stata organizzata alcuna procedura di selezione». La Corte inoltre afferma che, nel caso in cui giudici italiani dovessero ritenere la direttiva europea non applicabile in certi casi specifici ma ci fosse un interesse transfrontaliero (ad esempio per località di particolare pregio turistico o nelle zone più vicine ai confini terrestri della penisola), la proroga automatica «costituisce una disparità di trattamento a danno delle imprese con sede negli altri stati membri e potenzialmente interessate». Quindi anche in questo caso andranno organizzate gare per la concessione, aperte alla concorrenza europea.

Federalberghi: «Chiediamo al Governo e al Parlamento un’attenzione prioritaria»
«Chiediamo a Governo e Parlamento di rivolgere attenzione prioritaria alle esigenze delle imprese e delle località balneari, che costituiscono uno dei punti di forza del sistema turistico italiano», commenta Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi. «Federalberghi, insieme alle altre organizzazioni di rappresentanza imprenditoriale, ha chiesto che il piano strategico nazionale di sviluppo del turismo restituisca la necessaria tranquillità agli operatori. Abbiamo inoltre chiesto una tutela speciale per le concessioni demaniali che sono strettamente collegate ad imprese che operano su suolo non demaniale: privare un albergo della possibilità di accesso alla propria spiaggia significa condannarlo a morte sicura, con pesanti contraccolpi negativi per l’economia del territorio e per l’occupazione».



Fiba-Confesercenti: «L’Italia non può più rimandare la riforma»
«Faremo ulteriori approfondimenti giuridici, ma riteniamo che, anche per i contenuti della sentenza stessa e delle sue importanti aperture positive, sia ormai giunto il momento per l’Italia di dotarsi di una nuova legge di riforma del demanio turistico», sostiene Vincenzo Lardinelli, presidente della Fiba-Confesercenti (Federazione italiana imprese balneari). «Proprio in questi giorni si stanno gettando in Parlamento i principi fondanti di una nuova legge attraverso una delega al Governo ma occorre farlo in temi brevi. Non ci sono più motivi per ritardare l’avvio della riforma con il contributo delle Regioni e delle rappresentanze delle imprese. Le 30mila aziende che operano sul demanio lo chiedono da anni e aspettano da tempo di poter rilanciare gli investimenti e alzare ulteriormente la qualità e la quantità dei servizi, nel rispetto di una tradizione e di una specificità che ha fatto del turismo balneare italiano una delle eccellenze che ci invidia tutto il mondo».

Sib-Confcommercio Toscana: «Una sentenza che ci rende abbastanza ottimisti»
«Ci aspettavamo una burrasca piena di fulmini e saette, invece, tra le nuvole, in cielo ci è apparso perfino uno spiraglio di sole», osserva Graziano Giannessi, presidente regionale di Sib-Confcommercio (Sindacato italiano balneari) della Toscana. «La Corte nega la proroga automatica, ma riconosce la necessità di tutelare il legittimo affidamento se, al momento del rilascio della concessione, sia stata osservata una pubblica evidenza, cosa che accade sempre perché le concessioni da noi avvengono sempre alla luce del sole, con procedura di selezione. Inoltre, la Corte rinvia al Giudice nazionale il compito di valutare se la proroga di una concessione sia legittima o meno in virtù dell’abbondanza del bene concesso. E di aree demaniali marittime l’Italia ne ha in abbondanza, quindi non dovrebbero esserci problemi neppure su questo punto».

«Quelli messi in luce dalla Corte di Giustizia europea sono due principi fondamentali che abbiamo sempre sottolineato fin dall’inizio di questa disputa», sottolinea il presidente di Sib-Confcommercio Toscana, «il primo è il legittimo affidamento nel diritto, per cui chi ha organizzato la sua impresa sulla base di quanto la legge permetteva non può ora perdere tutto solo perché nel frattempo le normative sono cambiate. O, nel peggiore dei casi, ha diritto a vedersi rifuso il valore del bagno qualora non ottenesse la concessione della proroga. Il secondo principio è quello legato all’abbondanza del bene, che vale come nulla osta per la eventuale durata illimitata delle concessioni. Siamo quindi abbastanza ottimisti per i contenuti della sentenza. Adesso i nostri sindacati continueranno ad impegnarsi e combattere affinché vengano salvaguardati i diritti acquisiti dai concessionari. Sono in gioco gli equilibri economici e l’occupazione di tante imprese».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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