Per molti la parola francese “guéridon” non dirà nulla. Mi affido a Wikipedia: «Guéridon è un tavolo alto e stretto, generalmente utilizzato come base per una lampada o un vaso e che si regge su una colonna o sulla statua di una figura mitologica. Si tratta di un elemento d'arredo spesso molto elegante, storicamente diffusosi in Francia a metà del XVII secolo. Per guéridon si intende anche tavolino di servizio a tavola, in genere di forma rettangolare e munito di ruote. Il suo utilizzo può variare, anche se il più comune è per il servizio al tavolo detto anche “alla russa” (servizio al guéridon)».
Nei ristoranti il guéridon è pressoché sparito, accantonato, rispolverato magari dal sommelier solo al momento dell’apertura di una bottiglia di vino. Ormai vige nella maggior parte dei locali, anche di rilievo, la legge dell’impiattamento in cucina: la pietanza ordinata arriva al commensale servita direttamente nel piatto pronto da consumare. Secondo me invece è bello veder arrivare il carrello (appunto il guéridon) spinto dal cameriere che, arrivato al tavolo, dai piatti di portata passa il cibo nel vostro piatto e in quello degli altri commensali che vi fanno compagnia, chiedendo la quantità voluta. Se l’ordinazione prevede pesce, la pulizia (il deliscamento) viene fatta davanti ai vostri occhi. Certo, il servizio al guéridon richiede molto più tempo e pazienza, sia per il commensale che per il ristorante.
Secondo me fa parte del rituale a tavola che si ispira allo “slow food”. Mi piace quindi aver ritrovato un servizio così attento e rituale in un albergo tre stelle dove ho avuto modo di soggiornare a Alassio, in Liguria. Cito il nome dell’albergo (Flora) perché condotto con grande professionalità dai fratelli Maurizio e Emilio Ippolito.