Non c'è ancora un documento ufficiale ma il decreto Sostegno, come era lecito attendersi, ha già cominciato a smuovere gli animi. A partire dal comparto della ristorazione collettiva. Le mense per intenderci. «Il Governo si appresta ad approvare un provvedimento che per l'ennesima volta abbandona a se stesso l'intero comparto», ha già protestato Angem (Associazione nazionale delle aziende della ristorazione collettiva).
Nel 2020 la ristorazione collettiva ha perso il 40% del fatturato
Un settore in difficoltà: nel 2020 persi 1,5 miliardiCon scuole che procedono a singhiozzo, uffici svuotati dal ricorso allo smart working e ospedali ancora alle prese con i contagi, l'
andamento della ristorazione collettiva prosegue
sul solco del 2020 quando ha registrato un crollo di
fatturato pari al -40% per un totale di 1,5 miliardi di euro bruciati.
Performance che, alla luce dell'ennesimo dietrofront sulle aprerture scolastiche decise dal Dpcm del 2 marzo, rischiano di spazzare via le aziende attive.
Il nodo scuolaIl provvedimento che impone la chiusura delle
scuole di ogni ordine e grado nelle zone rosse e in quelle ad alta incidenza di contagi, prevedendo inoltre che sia a discrezione di presidenti di Regioni, sindaci o prefetti applicare la stessa misura anche in altre aree del Paese, il settore della ristorazione scolastica subirà un’ulteriore battuta d’arresto e metterà di nuovo in ginocchio un settore che nel periodo gennaio-agosto 2020 ha registrato una perdita di
ricavi del 60% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (per un ammanco di circa 819 milioni di euro), ma che aveva comunque assicurato il servizio in settembre mettendo in sicurezza personale e studenti.
«Ci rendiamo conto dell’attuale
emergenza e della preoccupazione dovuta alla velocità di contagio della variante inglese; allo stesso modo, l’Esecutivo deve rendersi conto dello stato di crisi che stanno attraversando le aziende di ristorazione collettiva, scolastica e aziendale in particolare», ha affermato il presidente di Angem,
Carlo Scarsciotti.
Soglia di fatturato: «Tutte le aziende tagliate fuori»Al di là delle
difficoltà contingenti, però, ciò che più indispone Angem è il tetto ai cinque milioni di fatturato come
criterio di accesso ai sostegni economici futuri. «Il
codice Ateco del settore delle mense era rientrato solo nel decreto Ristori 4, ma sempre con il limite dei cinque milioni di euro di fatturato. Con questa soglia, vengono tutelate le Pmi manifatturiere, ma non si tiene conto del settore dei servizi ad alta intensità di manodopera. Tutte le
aziende della ristorazione collettiva, anche le più piccole, hanno un fatturato annuo di oltre 5 milioni di euro e nessuna di esse potrà accedere ai fondi», ha denunciato Scarsciotti.