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L'umidificatore, un possibile aiuto nella lotta al Covid-19 nei ristoranti. Ma attenzione agli effetti collaterali

Il virus si diffonde d'inverno forte della scarsa umidità dell'aria nei luoghi chiusi e frequentati, come bar e ristoranti. Un'umidità tra il 40 e il 60% frenerebbe questo rischio. Ma attenti agli effetti collaterali.

 
29 dicembre 2020 | 09:35

L'umidificatore, un possibile aiuto nella lotta al Covid-19 nei ristoranti. Ma attenzione agli effetti collaterali

Il virus si diffonde d'inverno forte della scarsa umidità dell'aria nei luoghi chiusi e frequentati, come bar e ristoranti. Un'umidità tra il 40 e il 60% frenerebbe questo rischio. Ma attenti agli effetti collaterali.

29 dicembre 2020 | 09:35
 

È vero: sul coronavirus impariamo man mano. Fin dall'inizio ci siamo trovati di fronte a qualcosa di nuovo, che non conoscevamo, e che ha portato nel tempo, grazie agli studi fatti, a maggiori consapevolezze su come contrastarlo, anche e soprattutto nelle abitudini e nella vita di tutti i giorni. Quel che sappiamo fin dal principio è che si tratta di un virus respiratorio, quindi che sfrutta le vie respiratorie per trasmettersi e diffondersi. Prospera principalmente durante l'autunno e l'inverno, forte dei nostri comportamenti - quindi trascorrere più tempo in luoghi chiusi, vicini ad altre persone - ma anche dell'aria più fredda e secca. Sappiamo, quindi, che una maggiore umidità ne riduce la trasmissibilità, e quindi entra in gioco l'umidificatore, un sistema che può essere adottato non solo in casa propria, ma anche in locali chiusi come bar e ristoranti per dare una maggior garanzia ai clienti (e allo stesso Governo, sempre pronto a trovare in questa tipologia di attività una delle prime cause di diffusione del Covid-19).

Umidità tra il 40% e il 60% per prevenire la diffusione di patogeni come il Covid-19 - L'umidificatore, possibile aiuto nella lotta al Covid-19 nei ristoranti

Umidità tra il 40% e il 60% per prevenire la diffusione di patogeni come il Covid-19

Tutto questo, naturalmente, senza nulla togliere all'importanza a sé di mascherine, igiene delle mani (con acqua e sapone o un gel idroalcolico), distanziamento sociale e aerazione dei locali.

Umidità ideale compresa tra il 40 e il 60%
Sono diversi gli scienziati che suggeriscono di utilizzare un umidificatore nella propria abitazione e nei luoghi pubblici, considerandolo un aiuto notevole alla prevenzione di infezioni sia da coronavirus che da influenze e patogeni simili. Tra questi esperti c'è anche Linsey Marr della Virginia Tech University, specializzata nella trasmissione dei virus attraverso gli aerosol e da un anno impegnata nello studio del Sars-CoV-2.

«Potresti investire in un umidificatore e impostarlo in modo da mantenere l'umidità compresa tra il 40 e il 60% in inverno - ha spiegato la scienziata in un'intervista a Business Insider - Il virus non sopravvive altrettanto bene in queste condizioni, senza contare che la tua risposta immunitaria funziona meglio rispetto a quando l'aria è secca».

Ma per quale motivo proprio tra il 40 e il 60%? A rispondere è l'Oms-Organizzazione mondiale della sanità, con le parole di alcuni esperti come Stephanie Taylor, consulente per il controllo delle infezioni presso la scuola di Medicina dell'Università di Harvard e membro dell'Ashrae Epidemic Task Group: «È giunto il momento che le normative sulla qualità dell'aria interna includano un livello di umidità del 40-60%. Questo è il livello ottimale per il nostro sistema immunitario-respiratorio capace di ridurre la diffusione di malattie respiratorie stagionali e il loro carico sulla società».

Utile in ambienti pubblici d'inverno, quando si sta chiusi e a contatto con diverse persone - L'umidificatore, possibile aiuto nella lotta al Covid-19 nei ristoranti
Utile in ambienti pubblici d'inverno, quando si sta chiusi e a contatto con diverse persone

Un'umidità controllata in tutti i luoghi pubblici per difenderci dai patogeni nelle stagioni fredde
Sulla stessa lunghezza d'onda anche Akiko Iwasaki, docente di Immunobiologia e Biologia molecolare, cellulare e dello sviluppo all'Università di Yale, oltre che ricercatrice dell'Howard Hughes Medical Institute: «Il 90% della nostra vita nei Paesi sviluppati viene passata in ambienti chiusi, gli uni accanto agli altri. Quando l'aria esterna fredda con poca umidità viene riscaldata all'interno, l'umidità relativa scende a circa il 20%. Quest'aria secca fornisce un percorso chiaro per i virus presenti nell'aria, come il Sars-CoV-2. La capacità del nostro sistema immunitario di rispondere agli agenti patogeni viene soppressa dall'aria secca. Gli studi hanno dimostrato che questi patogeni hanno un punto debole nell'umidità relativa. L'aria compresa tra il 40% e il 60% mostra una capacità sostanzialmente inferiore di trasmettere i virus e consente al nostro naso e alla nostra gola di mantenere robuste risposte immunitarie contro di essi. Ecco perché consiglio gli umidificatori durante l'inverno ed ecco perché ritengo che il mondo sarebbe un posto più sano se tutti gli edifici pubblici mantenessero la loro aria interna al 40-60% di umidità relativa».

Il rapporto tra le risposte immunitarie e il tasso di umidità ambientale
Quanto detto dagli esperti sopracitati è stato dimostrato anche da diverse ricerche atte a verificare il ruolo significativo dell'umidità nel ridurre la capacità di diffondersi del Covid-19. Da queste si può evincere, ad esempio, che il coronavirus nell'aria più secca tende a restare più a lungo a un'altezza abbastanza elevata rispetto al terreno; le particelle virali assorbono meno umidità, quindi è maggiore il rischio che vengano inalate da chi attraversa "aerosol contaminati".

Le basse temperature inoltre rendono meno pronto il nostro sistema immunitario, e allo stesso tempo rendono più stabili i cosiddetti "gusci lipidici" che contengono l'informazione genetica del virus (che invece tendono a essiccarsi con il caldo).

Se a queste informazioni aggiungiamo che le ciglia nella nostra mucosa nasale funzionano meglio nel respingere i patogeni in un ambiente umido (dato che con il secco tendono naturalmente a piegarsi e a ridurre la propria efficacia meccanica), diventa ancora più chiara e palese la raccomandazione degli esperti sull'uso di un umidificatore.

Eventuali effetti collaterali: asma e allergie
Esistono però degli effetti collaterali da non sottovalutare quando si parla di umidità, soprattutto quando regolata in maniera non adeguata. Un esempio? La stessa Linsey Marr mette in guardia sui rischi nel superare il 60% di umidità relativa: attacchi d'asma, reazioni allergiche per le muffe e il ridotto comfort di un ambiente così "tropicalizzato". Non si sente di raccomandare un umidificatore per tutti gli ambienti Donald Milton, docente di Salute ambientale all'Università del Maryland, dicendo: «Questo è un approccio non dimostrato e ha il potenziale per effetti collaterali molto negativi».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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