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Lattosio, intollerante il 40% degli italiani Evitare formaggi freschi e gelato

L’intolleranza al lattosio è sempre più diffusa e crea disturbi anche forti. Per questo si sconsigliano alimenti come gelato, pane e formaggi freschi. Fare attenzione a cibi “insospettabili” come affettati o insaccati

 
15 dicembre 2016 | 17:27

Lattosio, intollerante il 40% degli italiani Evitare formaggi freschi e gelato

L’intolleranza al lattosio è sempre più diffusa e crea disturbi anche forti. Per questo si sconsigliano alimenti come gelato, pane e formaggi freschi. Fare attenzione a cibi “insospettabili” come affettati o insaccati

15 dicembre 2016 | 17:27
 

Il 40% degli italiani è intollerante al lattosio. Un disturbo comune e fastidioso che consiste nell’incapacità di digerire correttamente il lattosio, lo zucchero contenuto nel latte, causata da una presenza insufficiente dell’enzima lattasi. I sintomi si possono accusare sia dall’infanzia che in età adulta. Quali siano le cause e soprattutto quali sono i consigli per evitare di accusare sintomi da intolleranza al lattosio, lo spiega un articolo di Humanitasalute - dove interviene la gastroenterologa Beatrice Salvioli - che qui riportiamo integralmente.

italiani intolleranti al lattosio Evitare formaggi freschi e il gela


Quali sono i sintomi?
«Quando il lattosio - spiega Beatrice Salvioli - come qualunque altro residuo alimentare non digerito, permane nel tratto intestinale, viene fermentato dalla flora batterica. Il processo di fermentazione richiama liquidi nel colon e aumenta la produzione di gas. In questo modo si originano i principali sintomi: meteorismo, flatulenza, gonfiore, dolori addominali, diarrea, stitichezza».

Possono manifestarsi anche nausea, mal di testa, spossatezza ed eruzioni cutanee. I sintomi appaiono dopo aver mangiato alimenti che contengono lattosio ma possono cambiare molto da soggetto a soggetto, perché dipendono dalla gravità dell’intolleranza e dal tipo di pasto ingerito.

Perché si diventa intolleranti al lattosio?
L’intolleranza può essere genetica o acquisita. Nel primo caso l’organismo non è in grado di produrre enzima lattasi a sufficienza; il disturbo si manifesta in genere a partire dal periodo dello svezzamento. In una forma più rara, il neonato è completamente privo di lattasi e quindi manifesta i sintomi già quando viene nutrito con il latte materno.
 
In tutti gli altri casi, invece, l’intolleranza al lattosio è acquisita o secondaria, e può insorgere a qualunque età. Può essere la conseguenza di patologie, lesioni e infiammazioni a carico dell’intestino o di terapie antibiotiche che inibiscono l’attività dell’enzima lattasi. In questi casi il problema è transitorio: occorre eliminare per 3-6 mesi le fonti di lattosio e poi reintrodurle gradualmente.

A quali esami bisogna sottoporsi?
L’esame diagnostico più diffuso per accertare l’intolleranza al lattosio è il test del respiro o breath test, un esame non invasivo che consiste nell’analisi dell’aria espirata dal soggetto prima e dopo la somministrazione di una dose di lattosio. Nel momento in cui lo zucchero del latte non viene digerito e inizia a fermentare, infatti, si ha un’iper-produzione di idrogeno: se il test rivela che l’aria espirata è eccessivamente ricca di questo gas, significa che è presente l’intolleranza. Un test genetico, invece, può accertare l’eventuale origine o predisposizione genetica (sia omozigote che eterozigote) del disturbo.

Che cosa non bisogna mangiare?
Eliminando dalla dieta tutte le fonti di lattosio, non bisogna per forza rinunciare a tutti i derivati del latte. «I formaggi stagionati (come grana, parmigiano, provolone e pecorino) in genere - continua la specialista - non danno problemi, a meno che l’intolleranza non sia molto grave». Il processo di stagionatura dei formaggi riduce notevolmente il lattosio, che quindi nel prodotto finale è inesistente o non problematico. Bisogna invece evitare del tutto il latte vaccino, capra e altri animali, i formaggi freschi (mozzarella, certosa e quelli a pasta molle) e tutti i prodotti a base di latte (gelati, burro, creme, pane, prodotti da forno, cioccolato al latte).
 
In alternativa si possono consumare latti delattosati (privi di lattosio) e prodotti caseari arricchiti da Lactobacillus acidophilus (un batterio che digerisce il lattosio) oppure a base di lattasi o lattosio predigerito. «Occorre infine consultare l’etichetta degli alimenti - conclude l'esperta - anche i più insospettabili. Il lattosio è spesso usato come additivo e può essere presente in insaccati, affettati, purè, sughi, dado da brodo, alimenti in scatola e altri prodotti confezionati. Anche alcuni medicinali possono contenerlo, ma generalmente vengono ben tollerati. Per chi ha il deficit di lattasi e vuole comunque godersi un pasto con latticini o derivati, sono utili gli enzimi, contenenti lattasi, da assumere prima di mangiare».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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