In Italia oltre il 50% della popolazione adulta è in sovrappeso o obesa. Si parla di circa 6 milioni di persone obese e di un ulteriore 40% con chili di troppo. Una fotografia allarmante, a cui si aggiunge un altro dato preoccupante: i bambini italiani sono tra i primi in Europa per incidenza di obesità. Un primato che stride con l'immagine idealizzata del “Paese della Dieta mediterranea”, simbolo di equilibrio e longevità. Eppure, qualcosa si muove. Con 155 voti favorevoli e 103 astenuti, la Camera dei Deputati ha approvato una proposta di legge che riconosce ufficialmente l'obesità come malattia cronica. Un passo decisivo, non solo simbolico: l'Italia è la prima nazione al mondo a legiferare in questo modo, e lo fa con l'obiettivo di trasformare una condizione spesso sottovalutata in una vera priorità di salute pubblica.

Obesità, l’Italia cambia rotta: da condizione a malattia riconosciuta
Obesità riconosciuta come malattia: il testo approvato dalla Camera
Il testo, promosso dal deputato Roberto Pella (Forza Italia), colma un vuoto normativo importante e segna un cambio di prospettiva netto: non si tratta più di una semplice questione estetica o di stile di vita, ma di una patologia da prevenire e curare all'interno del Servizio sanitario nazionale. «Si tratta di un grande passo avanti per la sanità pubblica italiana e per la dignità di milioni di cittadini - ha dichiarato Pella. Riconoscere l'obesità come malattia significa anche offrire strumenti concreti di prevenzione e superare i pregiudizi che ancora circondano questa condizione». La legge è composta da sei articoli e prevede l'inserimento delle prestazioni per diagnosi, cura e prevenzione dell'obesità nei Livelli essenziali di assistenza (Lea). In altre parole, i servizi sanitari legati a questa patologia - dalle visite mediche alla presa in carico terapeutica - saranno garantiti gratuitamente attraverso il Ssn.
Si tratta di una cornice giuridica chiara, che introduce per la prima volta un approccio multidisciplinare alla gestione dell'obesità, coinvolgendo medici di base, specialisti, nutrizionisti e psicologi. Il testo, inoltre, non trascura la dimensione culturale e sociale del problema, puntando anche a contrastare lo stigma e la discriminazione che colpiscono chi soffre di obesità. Tra i punti più rilevanti del provvedimento c'è l'istituzione di un Osservatorio nazionale sull'obesità presso il ministero della Salute. Il suo compito sarà quello di monitorare i dati epidemiologici, promuovere la ricerca scientifica e coordinare le politiche sanitarie su scala nazionale. Il tutto sarà accompagnato da un finanziamento crescente: si parte con 700mila euro nel 2025, 800mila nel 2026, per arrivare a un investimento stabile di 1,2 milioni di euro annui dal 2027 in poi.
Quando si parla di obesità e il trattamento
Ma quando si può parlare davvero di obesità? La distinzione si basa sull'indice di massa corporea (Bmi): un valore tra 25 e 30 indica sovrappeso, mentre un Bmi pari o superiore a 30 è considerato obesità. Chi ha un Bmi inferiore a 25 rientra invece nel normopeso. Questi parametri, sebbene indicativi e da contestualizzare in base al singolo paziente, offrono una misura importante. Per dare un'idea concreta, una persona normopeso ha l'80% di possibilità di arrivare a 70 anni, ma questa percentuale scende al 60% con un Bmi tra 35 e 40, e addirittura al 50% con un Bmi superiore a 40.

Troppo peso, poca prevenzione: ora la legge riconosce l’obesità come patologia
Il trattamento dell'obesità richiede un approccio su più livelli, adattato alle esigenze individuali. Il percorso di cura si basa su tre pilastri: stile di vita, terapia medica e - nei casi più gravi - interventi chirurgici. La terapia farmacologica, in particolare, è indicata per chi ha un Bmi superiore a 30, oppure superiore a 27 in presenza di altre patologie. I farmaci agiscono a livello intestinale o sui centri nervosi e possono essere prescritti solo da specialisti come endocrinologi, internisti, cardiologi o medici in scienze dell'alimentazione, che lavorano spesso in sinergia con uno psicologo. La perdita di peso, in ogni caso, resta un passaggio decisivo per migliorare le condizioni cliniche legate all'obesità.