Nuoto e pilates per combattere l'ernia del disco

Difusissimo nella popolazione generale è il mal di schiena. Bisogna tenere conto che in molti casi la lombalgia si associa all'ernia del disco. La sedentarietà è uno dei suoi fattori di rischio

16 marzo 2018 | 16:34
Tuttavia essa può colpire anche gli sportivi. È una patologia che dev'essere affrontata con cura, ecco allora che di seguito riportiamo i consigli di Piero Volpi, responsabile di Ortopedia del ginocchio e traumatologia dello sport di Humanitas, tratti da un articolo di Humanitasalute.




«A fare la differenza - ricorda Volpi - è la sintomatologia. Se l’ernia del disco è sintomatica, è indispensabile fermarsi e procedere al trattamento. Ma anche in presenza di un’ernia asintomatica bisogna prestare attenzione al tipo di esercizio fisico praticato».

Rotazione e compressione della colonna
L’ernia del disco potrà essere segnalata da sintomi più o meno rilevanti e invalidanti, dal mal di schiena alla sciatalgia (la famigerata “sciatica”). Il dolore, dovuto all’irritazione della radice nervosa, si può irradiare dal gluteo alla gamba addirittura arrivando al piede: «Quando sono avvertiti i sintomi - spiega lo specialista - l’ernia discale controindica l’attività sportiva. O meglio si possono praticare delle forme di attività fisica che rientrano nella terapia dell’ernia. Su tutte la ginnastica pilates e il nuoto sono quelle che si sono dimostrate più efficaci grazie agli esercizi di allungamento del rachide. Anche le semplici camminate possono aiutare a superare il dolore».

Chi è colpito da ernia discale e pratica sport che sollecitano la colonna vertebrale, deve fermarsi: «L’ernia del disco - chiarisce l'esperto - è un’affezione frequente tra chi gioca a calcio, a pallacanestro, a pallavolo ma anche chi fa pugilato o si dedica a sport di forza come la lotta libera, le arti marziali, dal judo al karate, fino al sollevamento pesi. Queste discipline prevedono movimenti in rotazione e compressione che caricano il rachide e comprimono i dischi intervertebrali».

Ma a questi sport deve stare attento anche chi non ha un’ernia sintomatica: «Una risonanza magnetica può rivelare la presenza di un’ernia del disco non sintomatica. Questa però potrebbe degenerare proprio per via di movimenti sbagliati, in rotazione e compressione».

«Lo stesso rischio c’è in presenza di protrusione discale, spesso l’anticamera dell’ernia. Questa forma di discopatia - continua Piero Volpi - fa sì che l’anello esterno del disco sia “sfibrato”, con il legamento longitudinale integro e il gel del nucleo polposo ancora all’interno. Le protrusioni e le ernie interessano soprattutto la quarta e quinta vertebra lombare e la prima vertebra sacrale (L4, L5, S1)».

Muscolatura e supporto lombare
Con la risoluzione della sintomatologia e la stabilizzazione del quadro il soggetto potrà tornare all’attività fisica. Attenzione però al rischio di andare incontro a un secondo evento: «Se l’ernia dovesse ripresentarsi, soprattutto nel professionista sportivo, si rende necessario il ricorso all’intervento di neurochirurgia per risolvere l’affezione».

Per il benessere della colonna vertebrale è utile la tonificazione muscolare: «Un tono muscolare paravertebrale adeguato contribuisce a dare stabilità alla colonna, in particolare nella zona lombare. Un altro consiglio utile è quello di indossare delle fasce lombari contenitive per proteggere il rachide. Sono fasce elastiche che fanno da supporto al distretto lombare e assicurano un corretto assetto posturale in particolar modo per chi si dedica alla corsa».

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Alberto Lupini


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