La proteina C-reattiva nel sangue Un indice importante di infiammazione

04 settembre 2017 | 14:18
Quando il nostro organismo riceve uno stimolo, può reagire con un'infiammazione, a volte ben visibile, in altri casi invece impercettibile. Per carpirne la presenza, è possibilie effettuare alcuni test, ricercando l'eventuale presenza della proteina C-reattiva nel sangue periferico: rappresenta infatti un indice importante di infiammazione. Una particolare analisi di questa proteina è riportato di seguito, tratto da un articolo di Humanitasalute, con l'intervento di Carlo Selmi, responsabile di Reumatologia e immunologia clinica in Humanitas, a un'intervista del Corriere della Sera.




La proteina C-reattiva
La proteina C-reattiva (Pcr) è prodotta dal fegato e la si trova nel sangue periferico. La sua immissione nel circolo sanguigno avviene in risposta a processi infiammatori e dunque i suoi livelli nel sangue aumentano in maniera significativa se è in corso un’infiammazione. È considerata una delle “proteine della fase acuta”, come per esempio la Ves, ovvero la velocità di sedimentazione dei globuli rossi.

Laddove si sospetti un’infiammazione o la contrazione di un’infezione è possibile, con un semplice esame del sangue, verificare i livelli della proteina C-reattiva nel sangue. I livelli della proteina C-reattiva consentono di confermare o escludere la presenza di un’infiammazione, ma non possono indicare dove questa sia collocata. Se l’esame si rivela positivo, l’infiammazione potrebbe essere dovuta a diverse patologie (tumori, tubercolosi, malattie infiammatorie croniche intestinali, polmonite pneumococcica, lupu eritematoso sistemico, artrite reumatoide) e occorre collocare il risultato del test nel quadro del sospetto diagnostico.

A cosa serve il test?
Se la causa dell’infiammazione è nota, come una malattia autoimmune caratterizzata da infiammazione cronica, misurare la proteina C-reattiva potrebbe essere utile per valutare la fase di riacutizzazione o di quiete della patologia, verificando se la terapia stia funzionando in maniera adeguata o meno e dunque ridefinirla, se necessario. Il test può essere di aiuto anche per capire se il paziente che ha contratto un’infezione sta guarendo. In media, i valori di riferimento della Pcr sono inferiori a 5-10 mg/l, ma possono essere espressi anche come mg/dl, con limiti pertanto di 10 volte inferiori (0,5-1).

Occorre sottolineare però che alcune malattie infiammatorie, anche in fase di attività, non presentano elevati livelli della Pcr e che la dimensione del rialzo non è necessariamente legata alla severità dell’infiammazione, se non nel tempo. Alti livelli della proteina C-reattiva inoltre, possono registrarsi anche durante la gravidanza, nelle donne che assumono contraccettivi o che sono sottoposte a terapia ormonale sostitutiva.

In ambito cardiologico
In ambito cardiologico invece, può essere utile il test per la proteina C-reattiva ad alta sensibilità, un esame capace di individuare anche le minime variazioni della proteina, e che può essere utile nella valutazione del rischio cardiovascolare. L’arterosclerosi, per esempio, ovvero la formazione di placche sulle pareti arteriose che può condurre a eventi cardiovascolari avversi, come un attacco cardiaco, è legata alla presenza di un’infiammazione, rilevabile grazie alla Pcr. Questo test in genere si esegue insieme ad altri esami, in grado di valutare i fattori di rischio per patologie cardiovascolari, come colesterolo e trigliceridi.

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Alberto Lupini


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