La crisi nel mondo dell’Horeca la si vede ad occhio nudo nell’ultimo tassello della filiera, cioè nei locali come bar, ristoranti e alberghi. Serrande chiuse nelle zone arancioni e rosse, alzate in quelle gialle ma solo fino alle 18 e con pochi tavoli occupati. Una situazione drammatica già di per sé, che costringe numerose attività a chiudere per sempre e migliaia di lavoratori a rimanere senza un lavoro o a vivere con poche centinaia di euro di cassa integrazione.

La Gdo salva i grossisti
Una crisi che corre lungo la filieraMa scavando, la situazione è ancora più complicata perché l’onda d’urto delle chiusure e delle
restrizioni si riversa su tutta la filiera del cibo. Tra gli attori che più hanno perso fatturati e moli di lavoro ci sono i grossisti, quei fornitori che rappresentano la “
benzina” dei
locali perché a loro sta il compito di rifornire le dispense delle materie prime.
Ma l’impossibilità di lavorare con continuità in sala ha danneggiato anche questa categoria. «Il settore - ha spiegato a Italia a Tavola
Gaetano Pergamo, presidente dell’Associazione Grossisti che fa riferimento a Confesercenti - ha risentito fortemente delle chiusure imposte al mondo dell’
Horeca. Tante sono state le perdite denunciate per il business legate a questo settore».
Fortunatamente però i grossisti sono riusciti a non deragliare del tutto sfruttando il binario della
grande distribuzione che, al contrario dell’Horeca, ha continuato a lavorare e, anzi, ha “sfruttato” la chiusura dei locali accogliendo gli italiani costretti a fare la spesa e cucinare a casa propria.
Gaetano Pergamo
Panificatori in grande difficoltà«Grazie alla grande distribuzione - ha proseguito Pergamo - le imprese sono riuscite a non fermarsi perché lì la filiera non si è mai fermata». Bilanci tutto sommato positivi dunque anche se le difficoltà non sono mancate, soprattutto in alcuni settori specifici.
«Tra quelli che hanno sofferto di più - evidenzia Pergamo - ci sono i panificatori che hanno perso circa il
20% del fatturato. Questo perché sono cambiate le abitudini
alimentari degli italiani a causa della pandemia e i cibi alternativi acquistati per seguire diete ritenute più sane stanno spopolando. E poi, ancora, la chiusura di bar e ristoranti ha tolto un canale molto florido del business».
Ma il Governo cosa ha fatto per sostenere il settore? «
Abbiamo avuto grande difficoltà - ha risposto Pergamo - soprattutto con la questione dei
Codici Ateco che hanno consentito di lavorare ma non di accedere ai
ristori o viceversa. Il superamento di questa logica potrebbe essere il più grande aiuto per il settore, stiamo lavorando per capire come garantire alle
imprese il giusto sostegno».