La pandemia, certo. Le chiusure dei locali, anche. Il contraccolpo sul settore del fuoricasa, pure. Nonostante ciò, Surgital chiude un bilancio 2020 positivo. La prima azienda italiana produttrice di pasta fresca surgelata, piatti pronti surgelati e sughi in pepite surgelati per ristorazione catering e bar ha fatto registrare un fatturato in riduzione del -25% ma un risultato utile positivo con un’incidenza sui ricavi del 3%.
Lo stabilimento di Surgital
Fatturato in calo, ma il piano di investimenti triennale da 10 milioni continua
Più nel dettaglio, il fatturato 2020 del Gruppo è pari a 61,4 milioni di euro di cui il 55% realizzato in Italia con Horeca e foodservice che rappresentano il 70% dei canali di vendita dell’azienda. Numeri che consentono di tenere la barra dritta lungo il piano di investimenti triennale 2020-23 dal valore di 10 milioni di euro annunciato a febbraio dello scorso anno in occasione del 40° anniversario dalla fondazione dell’azienda. Primo passo, la realizzazione entro l’anno dell’ampliamento dello stabilimento produttivo di 4mila mq per una superficie totale di 35mila mq. All’interno, cinque nuove linee produttive che gettano le basi per lo sviluppo futuro di tutte le categorie merceologiche trattate.
Internazionalizzazione e Gdo i fronti dello sviluppo
A livello commerciale, invece, il focus del prossimo biennio sarà tutto concentrato sul canale foodservice, vero e proprio core business aziendale con l’intento di guardare oltre l’Europa e verso i mercati orientali e statunitense. Senza tuttavia dimenticare il potenziamento della linea “Piacere mio”, il primo brand di Surgital dedicato ai piatti pronti e ai sughi surgelati per il consumatore finale e presente da anni in alcune delle principali insegne della Gdo italiana.
Surgital per l'ambiente
Spazio, ovviamente, anche a innovazione e sostenibilità: dall’attenzione al processo di conservazione, che non prevede alcun additivo ma la sola applicazione della tecnologia del freddo, all’autonomia energetica grazie ai sistemi fotovoltaici e alle centrali di cogenerazione a metano, attraverso i quali ogni mese è garantito un risparmio di Co2 pari a 370 tonnellate (equivalente all’anidride carbonica emessa percorrendo in automobile circa 2,5 milioni di km).