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Decreti intasati ai Ministeri I soldi per i ristoranti sono bloccati

Contando tutti i settori, mancano oltre 200 provvedimenti previsti dai decreti anti-covid all’appello. Quindici quelli che interessano il Mipaaf e che congelano il bonus ristoranti e quello sui pagamenti elettronici.

 
14 ottobre 2020 | 10:37

Decreti intasati ai Ministeri I soldi per i ristoranti sono bloccati

Contando tutti i settori, mancano oltre 200 provvedimenti previsti dai decreti anti-covid all’appello. Quindici quelli che interessano il Mipaaf e che congelano il bonus ristoranti e quello sui pagamenti elettronici.

14 ottobre 2020 | 10:37
 

I soldi per sostenere la ristorazione sono stati decisi, predisposti, stanziati, ma da qui a erogarli e metterli nelle casse degli imprenditori il percorso è lungo. Troppo lungo al momento e questo lo si temeva sin dal giorno dell’annuncio dei decreti. Secondo quanto riporta Il Messaggero, sono più di 200 i provvedimenti attuativi ancora da scrivere affinché le misure contenute nei decreti (come Cura Italia e Agosto) siano operative.

I soldi promessi bloccati negli uffici - Decreti intasati ai Ministeri I soldi per i ristoranti sono bloccati

I soldi promessi bloccati negli uffici

Per quanto riguarda il ministero delle Politiche agricole sono 15 i provvedimenti in stand-by, fermi in attesa di chissà cosa mentre i ristoratori sono chiamati ad altri straordinari e sacrifici con la prospettiva (concreta) di altre limitazioni in atto e in previsione se la curva epidemiologica dovesse esplodere. In ballo per quanto riguarda la ristorazione ci sono quei 600 milioni, da destinare ai locali, previsti dall'art. 58 del Decreto di Agosto che ha istituito il cosiddetto “bonus ristoranti” il quale punta a favorire l'acquisto di prodotti, inclusi quelli vitivinicoli, di filiere agricole e alimentari, anche Dop e Igp, valorizzando la materia prima del territorio.

Ma riguarda da vicino l’Horeca anche tutto ciò che concerne il piano cashback a sostegno di consumi e pagamenti elettronici. Sul bonus cashback si è detto molto, anche se ancora non è stato confermato ufficialmente niente: dovrebbe assicurare il ritorno del 10% della spesa per un massimo di 3mila euro, questo vuol dire che il Governo sta pensando di fissare un tetto massimo, riconoscendo un rimborso fino a 300 euro per gli acquisti effettuati con pagamenti tracciabili (carte di credito, bancomat, elettronici etc.), effettuati fisicamente presso i rivenditori (mentre sono da escludersi quelli on-line). Allo stesso modo, stando alle ultime indiscrezioni, si starebbe ragionando sull’introduzione di una soglia minima di spesa per avere diritto al cashback, ovvero almeno 50 transazioni di almeno 1.500 euro nei primi sei mesi e altre 50 da 1.500 euro nel secondo semestre (per un totale di 3mila euro l’anno).

Sui pagamenti elettronici che favoriscano i ristoranti invece è previsto uno sconto per il cliente subito, al momento dell’acquisto, che poi lo Stato rimborsa al negoziante entro un termine massimo di un mese. Per i ristoranti e i bar si sta immaginando una corsia preferenziale con un rimborso che potrebbe aggirarsi attorno al 20% per chi paga con carta di credito, bancomat o con un’app dedicata. L’incentivo assorbirebbe 1 dei 3 miliardi destinati al sostegno dei consumi e, secondo quanto si apprende, la misura, su cui stanno lavorando i viceministri Laura Castelli e Stefano Buffagni, si applicherebbe alle spese sostenute da settembre a dicembre con un meccanismo di rimborso senza limiti di reddito ma con un tetto massimo. Lorenzo Salvia sul Corriere della Sera aveva fatto i conti: ipotizzando un conto medio di 30 euro a testa, la somma da rimborsare pari al 20% sarebbe, sempre in media, di 6 euro. Dunque, dividendo il miliardo stanziato per i 6 euro di rimborso medio, i pasti con bonus potrebbero arrivare fino a 166 milioni.

L’Ufficio per il programma di Governo analizza a mo’ di esempio il decreto Cura Italia e spiega che l’83% delle somme stanziate per il 2020 dal Cura Italia dipende da norme autoapplicative, mentre il 17% degli stanziamenti (4 miliardi di euro) richiede provvedimento attuativo: al 30 luglio i decreti ministeriali non pervenuti congelavano 1,2 miliardi di euro.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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