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Cig, Iva, cash back e tax credit Il piano Fipe per salvare i ristoranti

I pubblici esercizi hanno portato a Conte i numeri della crisi: fatturato a -64%, 12.500 imprese chiuse, assunzioni in caduta a picco. Serve un piano di rilancio. Dai contributi a fondo perduto alla proroga degli ammortizzatori, fino al sostegno della domanda e degli investimenti, ecco cosa fare.

di Marcello Pirovano
 
17 ottobre 2020 | 08:30

Cig, Iva, cash back e tax credit Il piano Fipe per salvare i ristoranti

I pubblici esercizi hanno portato a Conte i numeri della crisi: fatturato a -64%, 12.500 imprese chiuse, assunzioni in caduta a picco. Serve un piano di rilancio. Dai contributi a fondo perduto alla proroga degli ammortizzatori, fino al sostegno della domanda e degli investimenti, ecco cosa fare.

di Marcello Pirovano
17 ottobre 2020 | 08:30
 

Nero su bianco, tutti i numeri di un crollo. Sono quelli che il settore della ristorazione ha presentato sotto gli occhi di Giuseppe Conte, per fornire direttamente al capo del governo una fotografia fedele della crisi. Il 15 ottobre la delegazione della Fipe (Federazione italiana dei pubblici esercizi) capitanata dal presidente Lino Enrico Stoppani è stata ricevuta a Palazzo Chigi e, oltre a chiedere un unico interlocutore politico con cui interfacciarsi, ha fornito il quadro di contesto e proposto gli interventi per raddrizzare la situazione. Dati, scenari, soluzioni: ecco tutta la carne al fuoco, nel dettaglio. Una situazione resa ancora più drammatica dalle nuove prospettive di lockdown e dal coprifuoco serale che dalla Campania alla Lombardia si sta attuando per tentare di controllare il contagio della seconda ondata.

La Fipe ha proposto al governo una serie di interventi per salvare il sistema della ristorazione - Cassa, Iva, cash back e tax credit Il piano Fipe per salvare i ristoranti

La Fipe ha proposto al governo una serie di interventi per salvare il sistema della ristorazione

PRIMA LE RESTRIZIONI, ORA FORSE IL COPRIFUOCO: SETTORE NEL MIRINO

Innanzitutto partiamo da quella spiacevole sensazione di accanimento: le imprese della ristorazione pensano di aver subito già troppo, e di essere costantemente nel mirino dei provvedimenti politici. Sono state le prime a essere chiuse quando arrivò l'ondata iniziale di contagi da coronavirus, hanno faticamente riaperto seguendo i protocolli di sicurezza e ora sono arrivate le ultime mazzate delle restrizioni introdotte dal decreto del presidente del Consiglio (Dpcm) del 14 ottobre: giù le serrande a mezzanotte per tutti i locali, mentre quelli che non hanno il servizio al tavolo devono chiudere alle 21. Provvedimento che sembra però essere stato addirittura già superato, a distanza di pochi giorni, da un ulteriore giro di vite pensato dal governo per contrastare l’aumento esponenziale dei positivi: un coprifuoco a partire dalle 22 considerato dalla Fipe «il definitivo colpo di grazia» che «da un punto di vista meramente contabile manderebbe in fumo 44 milioni di euro al giorno e 1,3 miliardi in un solo mese».

TRA SANZIONI, RISCHIO DI FALLIMENTI E ABITUDINI DEI CONSUMATORI CAMBIATE

Ce la faranno a reggere l’ennesimo colpo le aziende del ristoro, tra pesanti sanzioni in caso di inadempienze e prospettive concrete di fallimento? Proprio loro tra l’altro stanno vivendo come nessun altro il forte cambiamento di regole, stili di vita e modelli organizzativi, anche del lavoro: e cioè per esempio quello smart working che si è tradotto in meno pause pranzo, meno uscite, meno clienti nei ristoranti.

ANCHE IL MONDO DEI BANCHETTI E DEL CATERING SOFFRE PER LE NUOVE STRETTE

Senza considerare tutto il mondo dei banchetti e del catering penalizzato dal divieto di organizzare feste in ogni luogo al chiuso e all'aperto, fatta eccezione per le cerimonie civili o religiose dove comunque non bisogna superare il numero delle 30 persone: già prima di queste limitazioni si calcolava un crollo dell'85% del fatturato, ora Paolo Capurro, presidente dell'Associazione nazionale del Banqueting e del catering, chiede alle istituzioni di «sentire le associazioni di categoria per cercare un percorso comune» prima di prendere in futuro altre decisioni così delicate.

QUADRO E RISCHI

1. CALO DEL FATTURATO: -64% NEL SECONDO TRIMESTRE DEL 2020

Tradotto in cifre, il quadro è questo: nel secondo trimestre del 2020 il comparto ha registrato un calo senza precedenti del fatturato. L’indice ha toccato il valore più basso della serie storica dal 2010 a oggi. Parliamo di un -64,2% che equivale a una perdita di circa 13 miliardi di euro. E il futuro non è comunque roseo, anche considerando la ripresa feroce della pandemia e le nuove restrizioni: la mancanza di un rimbalzo significativo nella seconda parte dell’anno porta a stimare in circa 24 miliardi di euro la contrazione complessiva dell’attività nel 2020.

Cig, Iva, cash back e tax credit Il piano Fipe per salvare i ristoranti

Fonte: elaborazione del centro studi Fipe sui dati Istat

2. AZIENDE CHE CHIUDONO: SALDO NEGATIVO DI 7.865 UNITÀ

La logica conseguenza è che in molti non ce l’abbiano fatta: nei primi due trimestri del 2020 hanno cessato l’attività oltre 12.500 imprese e il saldo tra aperture e chiusure è stato negativo per 7.865 unità. A preoccupare non è tanto chi ha gettato la spugna, ma chi non ci ha nemmeno provato nonostante avesse dei progetti: la nascita di nuove imprese, quelle cioè che avrebbero dovuto trainare il settore e l’occupazione, è passata dalle oltre 7mila del 2019 a 4.719 nel 2020 nello stesso considerato. Dopo la fine del lockdown l’8% delle aziende non ha ancora riaperto l’attività, soprattutto nelle grandi aree metropolitane dell’Italia. E tutt’ora non è azzardato calcolare che almeno 50 mila imprese siano a rischio fallimento.

Nati-mortalità delle imprese di pubblico esercizio

  Iscritte Cessate Saldo
1° semestre 2019 7.678 13.285 -5.607
1° semestre 2020 4.719 12.584 -7.865

Fonte: elaborazione del centro studi Fipe sui dati Infocamere

3. PERDITA DI LAVORO: -80% DI ASSUNZIONI STAGIONALI

A proposito di lavoro, da gennaio a maggio 2020 le assunzioni nel settore del turismo si sono ridotte del 60% per i contratti a tempo determinato e addirittura dell'80% per quelli stagionali. E per i prossimi mesi le previsioni non migliorano. I 375 mila lavoratori a tempo determinato, stagionali e non, sono stati i primi a subire gli effetti della pesante riduzione dell’attività. E presto la cosa potrebbe riguardare anche una parte dei 600mila lavoratori assunti a tempo indeterminato: con il risultato che nella media annuale la perdita di posti nel settore non sarà inferiore alle 300 mila unità.

FIPE Situazione sistema della ristorazione italiana e possibili interventia sostegno

Fonte: elaborazione del centro studi Fipe sui dati Inps

3. INFILTRAZIONI CRIMINALI: IL 13% DEGLI IMPRENDITORI HA RICEVUTO PRESSIONI

C’è poi l’inquietante questione delle infiltrazioni della criminalità organizzata che proliferano in situazioni di crisi: quando un imprenditore è con l’acqua alla gola rischia più facilmente di essere ricattato e cadere nel giro sbagliato, come più volte ricordato anche dalla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, dal procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho e dal procuratore della Repubblica Nicola Gratteri. E infatti un’indagine della Fipe ha fatto emergere che la pressione della criminalità è un problema per l’11% delle imprese, mentre il 13% ritiene di aver subito negli ultimi sei mesi intimidazioni per vendere l’attività a prezzi molto più bassi del valore di mercato e il 14% ha avuto l’offerta di prestiti fuori dai canali ufficiali.

INTERVENTI PROPOSTI DALLA FIPE

1. RISTORO ECONOMICO: CONTRIBUTO A FONDO PERDUTO

Questo il ritratto funesto della situazione economica. Come provare a risollevare il settore? La Federazione italiana dei pubblici esercizi ha sottoposto una serie di interventi all’attenzione del premier Conte. Partendo dal decreto legge “Rilancio”, che all’articolo 25 aveva previsto una contribuzione a fondo perduto basata sulla perdita di fatturato calcolata su aprile 2020 rispetto allo stesso mese del 2019, con un’incidenza variabile sulla base del giro di affari dell’impresa. Sono state però escluse le aziende con fatturato superiore a 5 milioni di euro. La Fipe ora chiede di rifinanziare questa modalità di aiuti, prevedendo anche una forma di ristoro per ulteriori due mesi, restringendo i beneficiari sempre sulla base della riduzione del giro di affari ma eliminando il tetto dei 5 milioni.

2. COSTO DEL LAVORO: PROROGA DELLA CASSA INTEGRAZIONE

Passando al costo del lavoro, fin qui il ricorso agli ammortizzatori sociali, come la Cassa integrazione, è stato il principale strumento messo in campo dal governo. Le 36 settimane concesse a partire dall’inizio della crisi terminano a metà novembre, con il rischio di espulsione di decine di migliaia di lavoratori al termine della fruizione del beneficio: una volta terminato l’aiuto di Stato infatti si potrà tornare a licenziare. Peraltro le imprese della ristorazione sotto i 15 dipendenti (di solito bar e piccoli ristoranti) non avranno alcuna copertura ordinaria disponibile. La Fipe propone quindi di prolungare gli ammortizzatori sociali fino al termine del periodo di crisi.

E IL GOVERNO SI MUOVE: VERSO UN RINNOVO DI NOVE O 18 SETTIMANE

Il governo da questo punto di vista sembra essere ricettivo, se è vero che, come anticipato da Il Sole 24 Ore, da gennaio 2021 scatterà la proroga della Cassa Covid per tutte quelle imprese che nei primi tre trimestri hanno avuto perdite di fatturato rispetto allo stesso periodo del 2019. Il criterio utilizzato dovrebbe essere lo stesso di quello del decreto Agosto, cioè cassa gratuita per le aziende che hanno perso almeno il 20%, mentre sotto questa soglia gli imprenditori dovranno versare un contributo. La proroga di nove o 18 settimane avrà valore retroattivo, e si pensa di far scattare la decorrenza intorno al 15 novembre. L'orientamento del governo è quello di non confermare l'attuale blocco generalizzato dei licenziamenti individuali economici e collettivi in vigore dal 17 marzo, ma i datori di lavoro mentre utilizzeranno la Cassa Covid non potranno mandare via nessuno.

3. COSTI FISSI: CREDITO DI IMPOSTA E RINEGOZIAZIONE DEI CANONI

Capitolo dei costi fissi. Il governo è già intervenuto inserendo dei crediti di imposta sui canoni di locazione degli immobili per coprire parzialmente i costi dei mesi di marzo, aprile, maggio e giugno al 60% in caso di locazione e al 30% in caso di affitto ramo di azienda, inserendo però un limite massimo di fatturato pari a 5 milioni di euro. Non risultano invece provvedimenti sui canoni di concessione, che riguardano principalmente i grandi operatori della ristorazione commerciale multilocalizzata, che operano sulla rete stradale e autostradale, così come i punti ristoro sul sistema dei trasporti ferroviari e aeroportuali italiani. Il suggerimento, in questo caso, è di estendere, al pari del turismo ricettivo, di ulteriori cinque mesi il credito di imposta per locazioni e affitti di ramo di azienda, eliminando il tetto dei 5 milioni di fatturato per poterne beneficiare. Oltre che l’aggiunta di norme “ad hoc” per la rinegoziazione dei canoni di concessione.

INCENTIVAZIONE FISCALE ED ESENZIONE DELL'IMU

Un’altra idea è quella di adottare schemi di incentivazione fiscale che stimolino accordi spontanei e certificati fra locatori e locatari, anche per prevenire un contenzioso crescente che è destinato a pesare sulla normale attività dei tribunali italiani. Infine la Fipe segnala che il comparto della ristorazione è l’unico nel mondo del turismo che è stato escluso dai benefici legati all’esenzione dell’imposta municipale sugli immobili, sia della prima sia della seconda rata.

4. SOSTEGNO DELLA DOMANDA: RIDUZIONE DELL'IVA DAL 10% AL 5% E CASH BACK

Quel che è certo è che il comparto sta registrando una forte contrazione della domanda conseguente alla diminuzione di reddito, alla contenuta propensione alla spesa, al massiccio ricorso da parte delle grandi aziende e dell’amministrazione pubblica allo smart working e all’assenza di turismo straniero. Questo risulta particolarmente penalizzante per le attività nei centri storici delle città italiane e nei nodi di transito e di incontro del Paese. Ecco perché la Fipe, sulla scia di ciò che è accaduto in altri Paesi europei, punta forte su due modalità di intervento:

  1. La riduzione temporanea dell’Iva per il periodo di crisi dal 10% al 5%, per sostenere il processo di acquisto con una riduzione del prezzo finale;
  2. Un meccanismo di cash back dedicato alla ristorazione.

5. AIUTO PER GLI INVESTIMENTI: TAX CREDIT PER IL RINNOVAMENTO DIGITALE

Sempre a proposito di smart working e di abitudini cambiate, i consumatori in questo anomalo 2020 si sono lanciati su delivery e take away. Ovvio dunque che la componente digitale sia diventata sempre più importante per i ristoranti nella gestione dei vari aspetti dell’attività, dal marketing all’organizzazione delle prenotazioni e dei pagamenti. Ecco perché i pubblici esercizi hanno chiesto a Conte di inserire le imprese di ristorazione nei provvedimenti di “tax credit” legati ai processi di rinnovamento e adeguamento delle strutture produttive, già previsti a favore del settore turistico ricettivo nel decreto legge Agosto. Attraverso le risorse del Recovery fund si potrebbe poi prevedere un’iniziativa importante di aggiornamento del sistema dell’accoglienza turistica italiana, rafforzandone l’integrazione fra le componenti ricettive e la parte dedicata alla ristorazione e ai servizi.

6. REFERENTE POLITICO UNICO: MENO FRAZIONAMENTO E PIÙ VISIONE

Politicamente parlando poi, la questione del referente unico per tutto il comparto risolverebbe il frazionamento degli interlocutori fra diversi ministeri (tra cui Sviluppo economico, Interno, Salute, Politiche agricole, Lavoro e Scuola) che ora provoca una mancanza di coordinamento della filiera e di una visione complessiva. Insomma il comparto incassa tante generiche attestazioni di stima, ma rischia di non rappresentare nei fatti una priorità nelle linee di intervento di alcun dicastero.

7. DISCOTECHE E INTRATTENIMENTO: SERVE UN PIANO DI TUTELA

Dentro questo settore tra l’altro esiste anche il problema legato alle imprese di intrattenimento, quello cioè delle discoteche, che sono di fatto chiuse dall’inizio del periodo di lockdown, tranne una breve pausa estiva che ha riguardato soprattutto i locali all’aperto. Nonostante un tavolo aperto al Mise, guidato dal ministro Stefano Patuanelli, a oggi non c'è un vero sostegno a questa categoria a rischio fallimento. Insomma le questioni sono tante e delicate, i numeri parlano chiaro, le proposte per migliorare non mancano. Ora la palla passa alla politica.

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