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Ancora sulle stupidate di Bersani, la Fipe vuole scuse pubbliche

Dopo l'amministratore delegato, Roberto Calugi anche il vicepresidente di Fipe, Aldo Cursano risponde alle accuse di evasione di Pier Luigi Bersani. «Adesso pretendiamo delle scuse».

 
24 ottobre 2020 | 14:58

Ancora sulle stupidate di Bersani, la Fipe vuole scuse pubbliche

Dopo l'amministratore delegato, Roberto Calugi anche il vicepresidente di Fipe, Aldo Cursano risponde alle accuse di evasione di Pier Luigi Bersani. «Adesso pretendiamo delle scuse».

24 ottobre 2020 | 14:58
 

Le accuse dell’ex Ministro Pier Luigi Bersani sul lavoro nero che circola nel mondo della ristorazione continuano a far discutere. Il suo intervento televisivo nel quale ha spiegato che non se la sente di sostenere bar e ristoranti considerando che «non siamo in un Paese di fedeltà fiscale» non è certo passato inosservato e le prime reazioni erano già arrivate a caldo dagli addetti ai lavori. Reazioni più che mai lecite sia per il tipo di accuse che, ancor di più, per la tempistica completamente inopportuna. In un articolo nel quale come Italia a Tavola abbiamo contestato questa uscita, l’amministratore delegato di Fipe, Roberto Calugi aveva osservato: «Qui probabilmente occorre che la mano sinistra si metta d’accordo con la mano destra. Ormai in questo Paese esiste tutta una serie di controlli e adempimenti che permette allo Stato di avere precisa contezza dei livelli di fatturato delle aziende».

Aldo Cursano e Samuele Bersani - Ancora sulle stupidate di Bersani, la Fipe vuole scuse pubbliche

Aldo Cursano e Samuele Bersani

A sostenere ulteriormente questa posizione di contrasto sono arrivate anche le parole di Aldo Cursano, vicepresidente vicario della Fipe: «Le parole di Bersani - ha detto - hanno fatto più male alla categoria dei ristoratori di quanto abbia fatto il coronavirus. Non tanto e non solo perché dimostrano un retro pensiero superficiale e falso, ma soprattutto perché nascondono la voglia di una certa politica di dividere tra imprese di serie A, che meritano di essere salvate, e imprese che possono essere lasciate morire. Non intendiamo accettare questa logica vergognosa e pretendiamo le scuse pubbliche immediate da parte dell’ex ministro Bersani che, è bene non dimenticarlo, con le sue riforme ha contribuito a penalizzare le realtà più piccole, cambiando il volto dei centri storici delle nostre città».

Cursano ora esige delle scuse e ricorda la situazione drammatica nella quale versano i ristoratori: «Bersani - precisa - si dovrebbe scusare per queste parole, pronunciate in un momento in cui ci sono 400mila lavoratori dei pubblici esercizi a casa in cassa integrazione e il rischio concreto che entro fine anno muoiano 50mila imprese. Non per colpa del virus, ma per la mancanza di un’adeguata copertura finanziaria necessaria a compensare le perdite delle imprese. Perché una cosa deve essere chiara: il governo ha il diritto di attivare le restrizioni che ritiene necessarie, ma non quello di scaricare i costi solo sui privati”.

Dopo le difese, il vicepresidente chiude rilanciando: «Il settore dei pubblici esercizi, in barba ai luoghi comuni di Bersani - conclude Cursano - ha contribuito a tenere in piedi il sistema fiscale del Paese e ora chiediamo solo che un po’ di quanto abbiamo dato ci venga restituito per permetterci di sopravvivere. Il nostro settore conta 1,3 milioni di lavoratori, in larga maggioranza donne, e crea un valore aggiunto di oltre 90 miliardi di euro l’anno e merita qualcosa di più delle livorose parole di Bersani».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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