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L’Inps continua a dare i... numeri E sulla cig regna ancora il caos

L’Istituto si è prodigato in una nuova nota per fare il bilancio sulla cassa integrazione, tra gli assegni erogati e quelli ancora da soddisfare. Peccato sia la terza versione in pochi giorni.

di Federico Biffignandi
 
30 settembre 2020 | 12:51

L’Inps continua a dare i... numeri E sulla cig regna ancora il caos

L’Istituto si è prodigato in una nuova nota per fare il bilancio sulla cassa integrazione, tra gli assegni erogati e quelli ancora da soddisfare. Peccato sia la terza versione in pochi giorni.

di Federico Biffignandi
30 settembre 2020 | 12:51
 

Altro giro, altra comunicazione, altri numeri. L’Inps, con una nota di oggi, 30 settembre - ha provato a chiarire una volta ancora a che punto è la situazione casse integrazioni. Eppure, invece di chiarire, ha fatto ulteriore confusione. Perché i numeri che ha snocciolato sono una terza versione che arriva dopo quelli annunciati dal presidente Pasquale Tridico e poi dal presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps, Guglielmo Loy. In aggiunta al fatto che i numeri vanno spiegati e invece la nota non lo fa.

Il caos Cig dell'Inps - L’Inps dà… i numeri Sulla cig regna il caos totale

Il caos Cig dell'Inps

Ma cosa dice l’ultimo aggiornamento? «L'Inps - si legge - ha pagato direttamente fino al 29 settembre oltre 12 milioni di integrazioni salariali su un totale di 12.314.134. Le integrazioni salariali ancora da pagare sono 294.184. Sulla base delle domande regolarmente presentate, si legge su un totale di 3.445.782 beneficiari, i lavoratori pagati sono stati 3.425.319, pari al 99,4%. Sono in attesa di essere pagati 20.463 lavoratori sui quali l'Istituto sta concentrando l'attività di liquidazione della prestazione».

Bene. Guglielmo Loy ieri aveva parlato di 226.792 casse ancora da erogare (quindi circa 70mila in meno). «Il numero di lavoratori - aveva spiegato Loy al Corriere - è superiore perché ogni pratica può riguardare più teste. In tutto potrebbero sfiorare il mezzo milione. Trentamila - dice Loy - sono quelli che ancora non hanno preso un euro». Ma il grosso è formato dai lavoratori che finora hanno ricevuto solo una prima tranche del sussidio e stanno aspettando il resto. Il presidente Tridico aveva infatti parlato di 33mila lavoratori che erano in attesa di cassa, ma per “in attesa” intendeva che ancora non avevano visto un euro.

Intanto il premier Conte, che speravamo potesse prendere scelte severe nei confronti di Tridico e dei vertici Inps, ha preso le difese:

«Io stesso nei giorni scorsi, quando mi è stata posta la domanda» sullo stipendio di Pasquale Tridico, «vi ho detto “permettetemi di verificare”, perché seguo centinaia di dossier, ma su questo non ero informato». E l’esito della verifica disposta dal premier Giuseppe Conte ha evidenziato che «il presidente Inps Tridico, all’atto dell’insediamento, prendeva emolumenti molto inferiori rispetto al suo predecessore». Il capo del governo, alle prese anche con la dura polemica per lo stipendio raddoppiato del numero uno dell’istituto previdenziale, prende le difese di Tridico, voluto con forza dal M5S dopo le elezioni politiche del marzo 2018, ripercorrendo la vicenda: «C’è stato un riassetto dei vertici dell’Inps e credo dell’Inail, sono stati insediati dei cda, e a quel punto, su base di procedimenti legislativi e regolamentari, è stato necessario adeguare gli emolumenti del presidente dell’Inps e prevederli per i componenti del Consiglio di amministrazione». E poi, conclude il premier: «Questo ha portato a un adeguamento stipendiale. Ma posso dire, che se guardate le tabelle comparative, ancor oggi l’emolumento del presidente Inps risulta in linea o inferiore a quelli dei vertici di istituti paragonabili».

Chiarito l’aspetto dello stipendio di Tridico, Conte poi passa però al contrattacco, premendo su un’emergenza che sta condizionando la vita di centinaia di migliaia di famiglie: «Il tema è che ci sono cittadini italiani che ancora aspettano la cassa integrazione. Su questo il presidente dell’Inps, tutti i lavoratori Inps e coloro che hanno un ruolo, io per primo, dobbiamo lavorare giorno e notte. Questo è un problema per chi non ha mezzi di sostentamento. Non ha senso dire che milioni l’han preso ma c’è ancora un piccolo numero che non lo ha percepito, perché si tratta di famiglie».

I punti di domanda restano e sono molti. Quanti soldi l’Inps deve ancora erogare? Quanti lavoratori non hanno mai davvero ricevuto un bonifico? E quanti bonifici stanno aspettando? Insomma, come al solito, quando manca chiarezza si inizia a sentire puzza di qualcosa. Al tavolo dove si pratica il gioco delle tre carte, i lavoratori non vogliono più sedersi, bar e ristoranti in primis visto che la cassa integrazione in deroga è la più bistrattata. Ammesso che i numeri siano corretti.

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