Gennaio ha confermato la drastica impennata dell’inflazione, segnalata a inizio febbraio dall'Istat, con un aumento generale del prezzo dei beni pari al 4,8% (un dato che non si registrava dal 1996) e in particolare con un balzo del 38,6 % per l’energia e del 3,6 % per i prodotti alimentari. Così, a causa del rincaro dei costi energetici, che si trasferisce sui costi di produzione nella filiera agroalimentare come quello per gli imballaggi, si finisce per pagare di più la bottiglia che il pomodoro in essa contenuto. È quanto afferma Coldiretti, a commento dei dati diffusi dall'istat sull’inflazione. «Il boom delle quotazioni per i prodotti energetici e le materie prime si riflette sui costi di produzione del cibo, ma anche su quelli di confezionamento – ha spiegato l'associazione che tutela le imprese del settore agricolo - Dalla plastica per i vasetti all’acciaio per i barattoli, dal vetro per i vasetti fino al legno per i pallet da trasporti e alla carta per le etichette dei prodotti che incidono su diverse filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per olio, succhi e passate, alle retine per gli agrumi ai barattoli smaltati per i legumi».
Inflazione alle stelle a gennaio
L’aumento dei costi di produzione sta affossando le imprese agricole
Se i prezzi per le famiglie corrono, i compensi riconosciuti agli agricoltori e agli allevatori, a detta di Coldiretti, non riescono, neanche a coprire i costi di produzione. «Il balzo dei beni energetici si trasferisce infatti a valanga sui bilanci delle imprese agricole costrette a vendere sottocosto - ha ripreso Coldiretti - Anche per effetto di pratiche sleali che scaricano sull’anello più debole della filiera gli oneri delle promozioni commerciali. Per ogni euro speso dai consumatori in prodotti alimentari freschi e trasformati appena 15 centesimi vanno in media agli agricoltori. Ma se si considerano i soli prodotti trasformati la remunerazione nelle campagne scende addirittura ad appena 6 centesimi».
Confcommercio: «Situazione complessa che riduce la crescita del Pil»
Sulla crescita dell'inflazione si è espressa anche Confcommercio, definendo la situazione «complessa». «Sebbene l’inflazione di fondo permanga su livelli gestibili, la crescita dei prezzi al consumo – conclude la nota - deprime il potere d’acquisto della ricchezza, riducendo la crescita dei consumi e indebolendo la dinamica del Pil per l’anno in corso».
I prezzi del carrello della spesa schizzano alle stesse
Più in generale, come riferisce l’Istat, accelerano tutti i prezzi del carrello della spesa: i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +2,4% di dicembre a +3,2%). E l'inflazione acquisita per il 2022 è pari a +3,4% per l'indice generale e a +1,0% per la componente di fondo.
Bolzano è la città dove si sente maggiormente il peso dell'inflazione
Nei capoluoghi delle Regioni e delle Province autonome e nei Comuni non capoluoghi di regione con più di 150mila abitanti l'inflazione più elevata si osserva a Bolzano (+6,2%), Trento e Trieste (+5,9% per entrambe), mentre le variazioni tendenziali più contenute si registrano a Milano (+3,9%) e Torino (+3,8%).