Quotidiano di enogastronomia, turismo, ristorazione e accoglienza
venerdì 19 aprile 2024  | aggiornato alle 08:10 | 104686 articoli pubblicati

Trasporto pubblico al 50% Sarà la volta dei bus turistici?

Solo con la chiusura quasi totale delle scuole il Governo ha scelto di ridurre la capienza dei mezzi pubblici del 50%. Soluzione tardiva e quasi stucchevole che rende ulteriormente discutibile la mancata scelta di mettere a disposizione i bus turistici per ampliare la flotta. Il settore perde già 1,5 miliardi.

di Federico Biffignandi
 
03 novembre 2020 | 12:39

Trasporto pubblico al 50% Sarà la volta dei bus turistici?

Solo con la chiusura quasi totale delle scuole il Governo ha scelto di ridurre la capienza dei mezzi pubblici del 50%. Soluzione tardiva e quasi stucchevole che rende ulteriormente discutibile la mancata scelta di mettere a disposizione i bus turistici per ampliare la flotta. Il settore perde già 1,5 miliardi.

di Federico Biffignandi
03 novembre 2020 | 12:39
 

Considerando la chiusura delle scuole che coinvolge in particolar modo le superiori - e quindi una fascia di studenti più incline ad utilizzare gli autobus - il problema del trasporto pubblico potrebbe essere ridimensionato rispetto a quel “mostro” che era diventato, ovvero focolaio principe di covid. Guardando al presente il Governo ha comunque messo mano sul settore prevedendo a livello nazionale «la riduzione al 50 % del limite di capienza dei mezzi pubblici locali», come ha annunciato il premier Giuseppe Conte alla Camera. Ma agire con lungimiranza e guardare a quando la situazione (si spera in fretta) ritornerà normale è cosa buona e giusta e allora guardare avanti e progettare un ritorno alla normalità che sia pianificato deve far rimanere sul pezzo tutti.

Mezzi pubblici sul banco degli imputati -

Mezzi pubblici sul banco degli imputati

Problema assembramenti, perchè non i bus turistici?
Certo, non è cosa facile perché la pandemia ha messo a nudo i nervi scoperti più dolenti dell’Italia e del mondo intero e il trasporto pubblico (su gomma e su ferro) è un annoso problema tutto italico. Orari confusi, mancanza di personale, ritardi, disservizi, mezzi vetusti rappresentano una zavorra e di questi tempi ancor di più. La domanda più semplice e più banale che sorge spontanea dunque è: se i mezzi pubblici sono soggetti ad assembramenti, perché non aumentarne il numero? Il servizio pubblico non può permetterselo? E allora, perché non affidarsi ai privati, ovvero a quelle aziende che mettono a disposizione i propri mezzi come bus turistici? Mezzi che sono fermi e che comportano il pagamento della cassa integrazione per i dipendenti....

Dal Governo 2mila mezzi e 120 milioni di euro spesi
Qualcosa il Governo ha già fatto in questo senso mettendo in circolo 2mila mezzi e finanziando 300 milioni di euro (ma di questi solo 120 ne sono stati spesi). In più ha lasciato la scelta alle Regioni come gestire il servizio; da una parte possono essere i governatori ad indicare in che misura ricorrere ai bus turistici e a quali aziende affidarsi, dall’altra possono essere i gestori dello stesso servizio pubblico a decidere. Per l’Associazione nazionale autorasporto viaggiatori (Anav) la scelta più semplice sarebbe la prima, ovvero fare in modo che a decidere siano le Regioni, anche perché questo darebbe continuità al modus operandi. Le Regioni infatti sono le piene titolari di ogni decisione relativa al trasporto pubblico locale.

Tullio Tulli -
Tullio Tulli
Pubblico VS privato: problema di contratti?
Qualcuno potrebbe obiettare, e le obiezioni - più o meno ufficiali - sono già arrivate che si fatica a ricorrere ai bus turistici perché di mezzo si mettono i sindacati che iniziano a parlare di contratti e metterla sul piano della boriosa e stucchevole trattativa italiana sulle quisquiglie burocratiche e tecniche che impallano il Paese. «Non c’è nessun problema in questo senso - ha spiegato il presidente Anav, Tullio Tulli che tutela sia il pubblico che il privato - la possibilità di lavorare c’è e non ci sono particolari ostacoli che ne impediscano l’attuazione». E allora perché non ampliare questo servizio? Non potrebbe essere utile, in primis, ai passeggeri? Non sarebbe utile anche ai lavoratori stessi, quelli dei bus turistici, da troppi mesi in cassa integrazione per il fermo generale del settore turistico?

Calo del fatturato del 70% per il pubblico
«Siamo convinti che sia un’idea da perseguire, da mettere in atto e da implementare - ha osservato Tulli - e sappiamo che il ministero dei Trasporti sta lavorando in questo senso. Questo vorrebbe dire dare una mano a tutto il settore dei trasporti e ai lavoratori che sono chiamati a raggiungere il posto di lavoro anche in situazione di lockdown, ma non additiamo questo comparto come causa della seconda ondata». La reazione del presidente è pacata, ma decisa: «Le aziende di trasporto pubblico stanno facendo gli straordinari, hanno lavorato anche con il primo lockdown al massimo nonostante l’affluenza fosse ridotta all’osso svolgendo dunque il ruolo per cui sono state pensate, ovvero quello di servizio pubblico e non - o meglio, non solo - per profitti. Nessuna altra azienda sarebbe andata avanti a lavorare in quelle condizioni che si traducono in un calo del fatturato del 70%».

Dal lockdwon in poi affluenza solo al 60%
Da uno studio della stessa associazione infatti è emerso che durante il lockdown solo il 10% dei passeggeri rispetto ai livelli pre-covid ha utilizzato il servizio di trasporto pubblico locale. A partire dal 4 maggio e con l’inizio della fase2 i passeggeri sono saliti fino al 17% rispetto ai livelli pre-covid, per arrivare ad un valore compreso tra il 30 e il 40% a decorrere dal 18 maggio e in concomitanza con la riapertura della maggior parte delle attività economiche. Poi, la riapertura delle scuole. Da qui, ovvero dal mese di settembre, il livello della domanda è cresciuto fino a raggiungere il 60% rispetto al periodo pre-covid.

Bus turistici congelati -
Bus turistici congelati

Bus turistici: perdite per 1,5 miliardi
Numeri che in effetti porterebbero a pensare che il problema della seconda ondata non sia proprio del tutto legata solo ai trasporti pubblici. Resta però il problema dei bus turistici, a rischio fallimento totale. Un peccato considerato che il settore (sia con conducente che non soggetto a ops) era in forte crescita nel periodo pre-covid con quasi 26mila autobus immatricolati, poco meno di 30mila addetti e un fatturato da circa 2,5 miliardi di euro. Le stime parlano di una perdita di fatturato nel periodo gennaio-agosto da 1,5 miliardi di euro.

Cosa sta succedendo a livello locale?

Roma snobba i privati

A Roma il sindaco Virginia Raggi ha annunciato: «I nuovi bus acquistati da Roma Capitale sono in servizio, anche nel quadrante Nord-Est, area di Casal Monastero». Potenziamento del servizio pubblico solo apparente visto che sono state potenziate solo 7 delle 345 linee attive. E i bus turistici? Fermi in garage.

In Liguria tutto tace, a rischio 1.500 posti
In Liguria sono a rischio 1.500 posti di lavoro, 400 solo a Genova con le aziende che hanno perso già l’80% del fatturato e non hanno mai ricevuto dall’amministrazione alcuna richiesta di collaborazione nonostante le proposte.
In Toscana situazione invece diversa con il governatore Eugenio Giani che per garantire il più possibile la scuola in presenza ha annunciato che stanzierà 4 milioni di euro per noleggiare 200 bus turistici in modo da assicurare ai pendolari una mobilità senza rischi.

Fedriga (Friuli): «Bus turistici inadatti per centri urbani»
In Friuli il governatore Massimiliano Fedriga ha un’opinione completamente contraria, ma motivata. «I soldi per i trasporti pubblici? Non li abbiamo spesi perché esistono difficoltà oggettive nell’impiego di mezzi turistici nei centri abitati», così ha risposto a La Repubblica. «Non si possono utilizzare per ragioni oggettive - ha proseguito - i privati con cui abbiamo fatto convenzioni per le tratte extraurbane hanno mezzi per uso turistico che non si addicono alle corse e alle fermate nei grandi centri, dove c’è il vero problema del sovraffollamento. E non possiamo pensare di acquistare o far realizzare tutti i bus che servono in tempi stretti». Ma secondo Fedriga c’è poi anche un altro problema, e riguarda “la norma” secondo la quale «le risorse possono essere utilizzate solo se nel periodo ante-Covid i passeggeri superavano l′80 per cento della capienza dei mezzi».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
Voglio ricevere le newsletter settimanali



Cattel
Torresella

Molino Dallagiovanna
Siggi
Fonte Margherita