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Stufi di... Gufi e no-vax. La Questura denunci anche i leoni da tastiera

Un locale di Livorno ha ricordato su Facebook la regola del green pass ed è stato inondato di commenti e recensioni negative inventate. Odio gratuito, diffuso a casaccio, vessante. Il Governo faccia però chiarezza

di Federico Biffignandi
 
27 luglio 2021 | 12:30

Stufi di... Gufi e no-vax. La Questura denunci anche i leoni da tastiera

Un locale di Livorno ha ricordato su Facebook la regola del green pass ed è stato inondato di commenti e recensioni negative inventate. Odio gratuito, diffuso a casaccio, vessante. Il Governo faccia però chiarezza

di Federico Biffignandi
27 luglio 2021 | 12:30
 

Recita il post di un locale di Livorno: “Dal 6 agosto anche in Ruzzoteca sarà necessario mostrare il green pass per occupare i tavoli all’interno. In questo modo, con la collaborazione di tutti, contribuiremo ad abbattere ulteriormente i rischi del contagio”. Apriti cielo, anzi: apriti Facebook. Che è peggio, perché quando i social iniziano a svuotare parole a caso contro una persona o un locale si sprofonda. Nella cattiveria, nell’ignoranza, nella falsità, nel pericolo, nel voler uccidere qualcuno e qualcosa. Perché le parole uccidono e la diffamazione pure.

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Stop agli insulti sui social

 

Le vittime dei social

La Ruzzoteca, locale di Livorno improntato sui giochi da tavolo ma impegnato anche nella somministrazione di cibo e bevande, è solo l’ultima vittima dei social ma tra le prima a cadere nella rete del tutti contro tutti generata da quel decreto emanato dal Governo, buttato un po’ lì per dare un segnale ma privo di una struttura solida alla base, che prevede l’obbligo del green pass per entrare in bar, ristoranti, cinema, teatri a partire dal 6 agosto.

Tra le prime vittime di questo odio che aveva già toccato un’enoteca di Palermo, con l’imprenditrice che la gestisce insultata e minacciata di morte perché aveva annunciato che avrebbe già chiesto il green pass ancora prima che entrasse in vigore. Doveroso dire che la scelta era illegittima e sbagliata, altrettanto doveroso condannare i toni deprecabili utilizzati dagli utenti per risponderle.

 

Stanchi dei leoni da tastiera

Perché non se ne può più di cialtroni che invadono uno strumento utile e indispensabile come i social diffondendo false notizie, odio, diffamazione, ragionamenti campati sul niente. Li chiamano “laureati presso Facebook” sono tutti studenti pretestuosi, provenienti dalle parti più lugubri e disgustose della società. Qualche volta privati, qualche volta “sponsorizzati” da qualche partituccio politico, qualche volta professionisti di questo mestiere che è essere hater: odiatori.

In occasione della querelle green pass l’alleanza è tra questi no-vax che non sanno nemmeno perché lo sono, e quelli che su TripAdvisor si divertono a screditare un locale, per uccidere quello e il titolare e il personale che lì ci lavora. Non è un caso che la Ruzzoteca sia stata invasa da commenti offensivi sotto al post Facebook, ma anche di recensioni negative palesemente inventate.

«Le nostre recensioni, sempre ottime - scrivono i titolari in un comunicato - hanno lasciato spazio a decine e decine di valutazioni bassissime, mirate soltanto a danneggiare la nostra immagine, ad opera di un esercito di persone il cui scopo è proprio quello: screditare e danneggiare chi rispetta le leggi. Perché di questo si tratta. Noi abbiamo semplicemente detto che per occupare i nostri tavoli all’interno servirà il green pass, mentre per quelli all’esterno non sarà necessario. Non è stata una nostra scelta, anche se la condividiamo. Eppure stiamo ricevendo centinaia di critiche (e non solo) per questo».

E l’orda di ignoranti non si ferma. Il murale dedicato al generale Francesco Paolo Figliuolo realizzato a Vivaro (Pordenone) sul lato di una casa è stato vandalizzato e ricoperto di scritte offensive. A scriverle, a giudicare dal tipo di ingiurie, potrebbero essere stati simpatizzanti no vax e no Green pass. Il disegno, a colori e alto alcuni metri, era stato realizzato lo scorso mese di aprile, poco prima della visita del Commissario straordinario all'emergenza Covid-19 in Friuli Venezia Giulia. Raffigura Figliuolo in tuta mimetica con cappello da alpino e mascherina che tiene in braccio l'Italia, uguale a uno dei disegni simbolo della pandemia in Italia, in cui una infermiera tiene in braccio la Penisola. Sull'accaduto indagano i Carabinieri. Unanime è stata la condanna degli esponenti politici locali.

 

Si denuncino anche gli internauti

Viene da chiedersi perché e perché si scomodano svastiche e paragoni con Nazismo e Olocausto. Non c’è tempo forse per capirlo, ma c’è tempo per iniziare ad individuare chi si rimbocca le maniche per spargere letame su chi lavora per fare del bene. E le Questure lo stanno facendo con quelle di Firenze e Bergamo che si sono già messe al lavoro visionando i filmati delle manifestazioni di sabato. Ma lavorino anche su questi soggetti che marciscono alla tastiera sputando addosso ad altri le loro frustrazioni.

Su una cosa però le istituzioni devono riflettere: fare chiarezza e farlo alla svelta. I pubblici esercizi ormai sono spaesati, una volta di più, chiedendosi cosa fare con il personale che è obbligato a vaccinarsi ma ancora non ha potuto farlo. «Voci del governo hanno prospettato che i titolari e i dipendenti dei ristoranti dovranno vaccinarsi per stare nel luogo di lavoro. Non vogliamo entrare nel merito di questa decisione - afferma Raffaele Madeo, portavoce di Tni Italia - ma non possiamo sempre essere il capro espiatorio di questa pandemia.  Perché si obbligano i ristoratori e non invece i dipendenti pubblici, il corpo insegnante? Il ristorante può essere un servizio non essenziale, ma la scuola sì. Quando c'è da limitare la ristorazione tutti pronti, quando c'è da aiutarla tutti se ne dimenticano».

«Se l'obbligo dovesse partire già da agosto - prosegue Madeo - l'80% dei ristoranti non sarebbe in condizione di lavorare perché molti dipendenti sono giovani e giovanissimi, che ancora non hanno completato il ciclo vaccinale o che ancora non si sono fatti il vaccino, e che certo non possono farsi un tampone ogni due giorni per lavorare».


 

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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