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Addio alla discoteca anni '90? Più facile aprire un ristorante che fa ballare

Il modello disco, così come lo conoscevamo è in crisi da un po'. Ma il problema non sono i giovani che cercano divertimenti alternativi. Aprire una discoteca ha dei costi importanti per la licenza e la tassazione è alta. Più facile, sottolineano dal Silb, aprire un ristorante, mettere musica e spostare i tavoli. Urgono interventi contro la concorrenza sleale

07 luglio 2023 | 13:06
Addio alla discoteca anni '90? Più facile aprire un ristorante che fa ballare
Addio alla discoteca anni '90? Più facile aprire un ristorante che fa ballare

Addio alla discoteca anni '90? Più facile aprire un ristorante che fa ballare

Il modello disco, così come lo conoscevamo è in crisi da un po'. Ma il problema non sono i giovani che cercano divertimenti alternativi. Aprire una discoteca ha dei costi importanti per la licenza e la tassazione è alta. Più facile, sottolineano dal Silb, aprire un ristorante, mettere musica e spostare i tavoli. Urgono interventi contro la concorrenza sleale

07 luglio 2023 | 13:06
 

“Lunedì sera, la discoteca; martedì sera, la discoteca; mercoledì che mal di testa, ma sono andata alla discoteca…” e via così cantava il duo Exch Pop True nel brano “La Discoteca”. Un inno all’irrefrenabile passione per le discoteche che, oggi, sembra un lontano ricordo. Ricordo che si perde nelle notti della Riviera Romagnola (che quel mondo l’ha inventato molto prima di Ibiza) passate a ballare sulle piste del Paradiso, del Velvet, dell’Echoes, dell’Ecu, della Mecca, della Baia Imperiale, del Cocoricò… Non solo discoteche, ma veri e propri luoghi di culto per i ragazzi, che in molti casi non ci sono più: l’Echoes a Misano è stato demolito per far posto a un parco per i motori; stessa sorte per il Paradiso di Rimini che lascerà spazio per un nuovo centro per l’arte, la cultura e i congressi mentre al posto del Velvet c’è un birrificio e un ristorante.... Colpa del Covid? Degli abusivi? Della concorrenza sleale, vedi chiringuiti sulle spiagge, ma anche, in alcuni casi, dei ristoranti? Le troppe tasse sui locali? I biglietti d’ingresso (e le consumazioni) troppo elevante? Forse non c’è un motivo, ma tanti motivi. Quello che è certo è che la voglia di ballare non è finita.

Addio alla discoteca anni '90? Più facile aprire un ristorante che fa ballare

Il modello disco, così come lo conoscevamo, è infatti, in crisi da un po'

Lo si è visto chiaramente dalle lunghe file di giovani alla riapertura del Pineta di Milano Marittima, per tanti anni la discoteca dei vip in Riviera, che dopo le ultime, travagliate gestioni e l’asta per assegnare il locale, ha dato il via al suo nuovo inizio sotto la guida del gruppo Just Cavalli di Milano. Nuova vita anche per il Woodpecker, un altro locale che ha fatto la storia di Milano Marittima e della Romagna, con la sua mitica cupola e la pista da ballo attorniata dalla piscina. Due buone notizie che squarciano il buio che circonda le discoteche e, che, purtroppo, non è quello della notte.

Perché il modello disco degli anni '90 è in crisi?

Ma quello che sembra ormai, certo, è che il modello disco, così come lo conoscevamo, è infatti, in crisi da un po'. Ma il problema non sono i giovani che cercano divertimenti alternativi: «La gente continua a frequentare i locali - dice Maurizio Pasca, presidente del Silb (Associazione Italiana Locali da Ballo) - Non è in crisi il divertimento ma le discoteche. Una crisi di identità che dipende dal fatto che oggi l’intrattenimento si è diversificato rispetto a 10-15 anni fa. Oltre a quello regolare, vi è quello completamente abusivo. Addirittura, luoghi fascinosi come palazzi antichi o castelli si trasformano in location esclusive dove la notte si va a ballare».

Discoteche: non solo chiringuiti, concorrenza sleale anche da ristoranti e bar

Ma per Pasca, in alcuni casi, l’abusivismo sleale è anche «da parte di bar, ristoranti e chiringuiti, che di notte si trasformano in locali d'intrattenimento». Anche perché, gli fa eco Davide Fontana, presidente provinciale Silb a Ravenna, oggi mettere in piedi una discoteca è costoso e tutt’altro che semplice: «La discoteca intesa come club che andava negli anni ’90 ormai non esiste più perché ha dei costi importanti. Oggi un imprenditore dell’intrattenimento è difficile che punti su una discoteca che ha bisogno della licenza di pubblico spettacolo che ha costi importanti. Piuttosto sceglie un bar o un ristorante dove poi metti la musica a nastro».

Discoteche: troppo costoso il biglietto e la consumazione?

Ma così poi ci si ritrova anche a un impoverimento della qualità dell’intrattenimento: «Sono nati nuovi locali che spostano i tavoli e fanno ballare le persone, facendo una concorrenza non proprio leale» aggiunge Pasca.

Addio alla discoteca anni '90? Più facile aprire un ristorante che fa ballare

Maurizio Pasca, presidente del Silb, e Luciano Zanchi, presidente nazionale di Assointrattenimento

«Un po’ perché andare in discoteca costa da 15 a 20 euro solo il biglietto. Con la consumazione si arriva a 30-40 euro. Il disco-bar offre lo stesso divertimento ad un prezzo più basso ma a condizioni abusive. Street bar e feste varie sono diventati momenti alternativi che si possono proporre al pubblico a costi minori», aggiunge Fontana.

Discoteche: il problema dei locali alternativi che “fanno serata”

Locali notturni (bar, ristoranti, osterie, bar, stabilimenti balneari) che si trasformano in luoghi di ballo alternativi che spesso “tirano” fino all’alba, facendo concorrenza alle discoteche, e, diciamolo chiaro, confondendo così la licenza di pubblico spettacolo con quella di somministrazione… La soluzione? Per Pasca: il “modello Ibiza”: «A mezzanotte tutti i locali all’aperto spengono la musica e chiudono, tenendo aperta solo la cucina. L’intrattenimento spetta alle discoteche».

Discoteche: troppe tasse per restare in piedi?

Che se lo meritano tutto, sottolinea Luciano Zanchi, presidente nazionale di Assointrattenimento, perché «Le vere discoteche hanno una tassazione fiscale pazzesca, pagano il 22% di Iva per l’ingresso, il 16% delle imposte sugli intrattenimenti e il 5% di Siae. In totale, la percentuale è del 43% di prelievo immediato sul lordo degli incassi. Poi devono pagare i dipendenti, le bollette, i contributi, le merci. E se rimane qualcosa pagano il 50% delle tasse»

Discoteche dimezzate dopo il Covid

Urge dunque trovare soluzioni per non infliggere il colpo di grazia alle discoteche già colpite pesantemente (se non le più colpite) dal Covid che le ha decimate: mille discoteche, con 30mila posti di lavoro persi in 24 mesi, chiuse sulle 5.200 che operavano prima della pandemia…

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