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Alla scoperta del vitigno Calabrese, blasonato Nero d'Avola siciliano

Calabrese è il nome con cui è indicato durante tutto l'Ottocento. È il vitigno a bacca nera emblema dell'enologia isolana. Ha il suo territorio di origine a Eloro, Pachino e Noto, nel Siracusano.

di Maurizio Cannella
 
07 gennaio 2021 | 07:31

Alla scoperta del vitigno Calabrese, blasonato Nero d'Avola siciliano

Calabrese è il nome con cui è indicato durante tutto l'Ottocento. È il vitigno a bacca nera emblema dell'enologia isolana. Ha il suo territorio di origine a Eloro, Pachino e Noto, nel Siracusano.

di Maurizio Cannella
07 gennaio 2021 | 07:31
 

L’origine del Nero D’avola è il Calabrese nero anche se in varie regioni d’Italia, erroneamente, vengono identificati diversi vitigni. Il Calabrese è una cultivar certamente d’origine siciliana, un vitigno indicato dopo la filossera che distrusse tutti i vigneti originali. Nasce probabilmente da una errata italianizzazione del siciliano “Calaravrisi” che significa Uva di avola o idioma Vinu avulisi cosa che troviamo anche come dicitura Vinu ri Pachino.

Il vitigno Calabrese o Nero d'Avola. Fonte: blog.tastando.it - Alla scoperta del vitigno Calabrese il blasonato Nero d'Avola siciliano

Il vitigno Calabrese o Nero d'Avola. Fonte: blog.tastando.it
Un vitigno radicato al territorio
Il vitigno ha fondamentale rilievo il fattore umano legato al territorio di produzione, che consolida le tradizioni che ha contribuito a ottenere vino di qualità.

La zona di produzione del vitigno appartiene a una plaga di antichissima tradizione vitivinicola, la presenza della vitivinicultura è testimonianza prima della venuta dei Greci in Sicilia orientale, il fatto è dato dalle ondate di vari popoli giunti in Sicilia dalla Mesopotamia portando l’agricoltura e la pastorizia in Sicilia orientale. Una delle culture principali sono i Castelluciani popolo dedico all’agricoltura e alla pastorizia ampliata successivamente dal popolo dei Siculi. Base ampelografica del vitigno idoneo alla produzione del vino in questione insieme al Moscato bianco, sono i più coltivati nell’area geografica considerata dai tempi molto antichi e sono quelli più diffusi nel sud- est della Sicilia. Il Moscato Bianco, probabilmente originario dalla Grecia, è coltivato in tutti i paesi del Mediterraneo da molti secoli. Come cultura greca si riferisce alla cultura ellenica, diffusa nel mediterraneo da Alessandro Magno.

Moscato, il primo vitigno coltivato
Da studi recenti di ampelografia genetica si è evinto che il Moscato è stato il primo vitigno a essere coltivato e il progenitore di tutte le uve. Catone lo chiamava “Uva apicia”, mentre Columella, Plino e Varrone “Vite Apiana” in quanto particolarmente prediletta dalle api per il sapore dolce e zuccherino delle bacche. Si ipotizza che fosse uno dei vigneti di base del “Vinum Balintium” celebrato da Plino, Fazzello e altri storici latini.

Nel 1833 i primi focolai di fillossera
Nel 1833 nella zona di Canicattì (Ag) si hanno i primi focolai di fillossera che a seguito si diffuse in tutta la Sicilia. La Fillossera della vite non è altro che un pericoloso parassita che danneggia l’apparato radicale, all’epoca ci furono diversi studi, l’unica soluzione fu l’innesto sulla vite americana detta anche barbatella. Infatti, la vite americana possiede radici naturalmente resistenti agli attacchi del parassita.

Nel 1868 viene descritto utilizzando un clone del “Calabrese Nero” nel vitigno dell’avvocato Giuseppe Valenti da Rosolini, sito nel comune di Noto in contrada “Belliscala” in provincia di Siracusa. Le forme di coltivazione, rimangono uguali anche nei nuovi impianti: sono quelli tradizionali della zona e tali da conferire alle uve e ai vini le specifiche caratteristiche di qualità. In provincia di Siracusa ci sono tre Doc e una Igt. Le Doc sono: Eloro Doc, con sotto zona Pachino composta da uve di Nero D’Avola coltivato nel territorio di Noto, Pachino, Rosolini e Ispica. La Doc Noto composta da uve di Moscato Bianco e Nero D’avola coltivati nel territorio di Noto, Rosolini, Pachino e Avola. La Doc Siracusa, composta da uve di Moscato, Nero D’Avola.

Come Igt nel sud est della Sicilia abbiamo Igt Avola. I vini Igt “Avola” sono bianchi, rossi e rosati. Devono essere ottenuti da uve provenienti da vitigni composti, nell’ambito aziendale, da uno più vitigni idonei alla coltivazione nel territorio della regione Sicilia a bacca di colore corrispondente, iscritti nel registro nazionale delle varietà di vite. Quindi si deduce che il Nero D’avola non è un Vitigno avolese ma un bene comune del territorio del comprensorio sud-est della Sicilia, dall’ultimo disciplinare regionale il vitigno Nero D’Avola è diventato un vitigno regionale rafforzato dalla denominazione Doc Sicilia.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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