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Salute e mobilità urbana Il segreto è la bicicletta

Nel suo libro “A ruota libera. Diario di un ciclista urbano, Federico Longo racconta Roma vista dalla sella del suo mezzo del quale esalta i vantaggi che è in grado di dare.

di Mariella Morosi
 
15 novembre 2019 | 17:59

Salute e mobilità urbana Il segreto è la bicicletta

Nel suo libro “A ruota libera. Diario di un ciclista urbano, Federico Longo racconta Roma vista dalla sella del suo mezzo del quale esalta i vantaggi che è in grado di dare.

di Mariella Morosi
15 novembre 2019 | 17:59
 

Non ci sono più dubbi sui benefici dell’uso della bicicletta per la salute: contribuisce al mantenimento del peso forma, a una migliore resistenza cardio respiratoria e, se non basta, ha un impatto favorevole sulla prevenzione di alcuni tumori e sulla depressione. È una relazione ormai assodata e sempre più l'uso del mezzo è diventato argomento di discussione anche per aspetti non prettamente sanitari o sportivi come la mobilità urbana sostenibile o il ciclo turismo.

La copertina del libro e l'autore (Salute e mobilità urbana Il segreto è la bicicletta)

La copertina del libro e l'autore

Tante le iniziative e i programmi che si sono succeduti in pochi anni: piani urbani per la mobilità dolce e servizi di bikesharing da un lato, sviluppo e promozione di percorsi ciclabili e bike hotel e campeggi attrezzati dall’altro. Muoversi, farlo in fretta e senza rischi, evitare di passare ore imbottigliati nel traffico, respirare aria pulita, poter godere dello spazio pubblico sono tra le questioni principali che riguardano le nostre città, soprattutto laddove il sistema di trasporto urbano lascia un po’ a desiderare.

Federico Longo, nel suo libro "A ruota libera. Diario di un ciclista urbano" affronta questi temi e ci racconta Roma - ma potrebbe essere qualsiasi altra città - dalla sella di una bicicletta. Si può immaginare di vivere, visitare per qualche giorno oppure solo attraversare una città sulle due ruote? Vittorio de Sica girò nel 1948 il capolavoro del cinema neorealista Ladri di biciclette nel 1948 in cui la metteva al centro di una vicenda amara quale simbolo della possibilità di riscatto sociale nei primi anni del dopoguerra. Ancora prima la Resistenza aveva consacrato il ruolo delle staffette partigiane che la usavano.

È passato molto tempo da allora e oggi bisogna ripartire quasi da zero dopo anni in cui politiche sulla mobilità inefficaci hanno determinato lo strapotere dei mezzi a motore. Il prezzo da pagare è caro: traffico congestionato, concentrazione di polveri sottili, morti sulle strade, spazio pubblico inagibile perché occupato dalle macchine. Si può invertire la tendenza e iniziare a immaginare una città a misura d’uomo e non di auto? Federico Longo racconta con un linguaggio leggero e ironico le potenzialità e i rischi (purtroppo ancora molti) di chi sceglie di muoversi in bicicletta. Lo fa attraverso racconti che mettono in luce una possibilità, quella di riprendersi il proprio spazio e il proprio tempo con l’obiettivo di lenire la pressione e le idiosincrasie che una metropoli porta inevitabilmente in sé.

Il libro ci riporta a una dimensione in cui tutti possono diventare protagonisti del proprio destino, senza sconti per chi non riesce a immaginare il cambiamento. In fondo, nonostante spesso girare per Roma con la bici sia un vero e proprio incubo, l’autore lascia aperto lo spiraglio della speranza. Con un incedere immaginifico l’autore ci racconta anche e soprattutto Roma, la magnificenza imperiale a volte bistrattata, il crogiolo di umanità che la attraversa, la vivacità e il disincanto dei suoi abitanti. La bici in fondo è solo un mezzo di trasporto, seppur il migliore.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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