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Turismo eccessivo, da Venezia a Capri appello dei sindaci a porre un limite

I luoghi di grande richiamo turistico come Venezia, Firenze, Capri e le Cinque Terre sono letteralmente sotto assedio con visitatori in aumento dal +5 al +20%. I sindaci chiedono una legge che tuteli e ponga un limite. La soluzione considerata è promuovere tutto il territorio nazionale, così da redistribuire i flussi

 
18 luglio 2016 | 12:26

Turismo eccessivo, da Venezia a Capri appello dei sindaci a porre un limite

I luoghi di grande richiamo turistico come Venezia, Firenze, Capri e le Cinque Terre sono letteralmente sotto assedio con visitatori in aumento dal +5 al +20%. I sindaci chiedono una legge che tuteli e ponga un limite. La soluzione considerata è promuovere tutto il territorio nazionale, così da redistribuire i flussi

18 luglio 2016 | 12:26
 

Una "ztl" per il turismo, così si può chiamare la controffensiva italiana a un numero di visitatori in forte aumento nei luoghi simbolo del Belpaese. Tornelli, sorveglianti, badge elettronici. Chi torna a parlarne a gran voce è Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia, che ad attuare una norma in questo senso ci prova fin dal 15 giugno dell'anno passato, giorno del suo insediamento.



L'obiettivo è imporre un numero chiuso al turismo, fermare quel "mordi e fuggi" che porta solo spese, fastidi e pochi introiti alle città, «dove il rapporto tra visitatori e residenti rischia di diventare conflittuale». Parlarne ora ha ancora più senso visto che tutti gli indicatori di affluenza turistica rivelano cifre da boom per l'Italia e le sue mete predilette.

Il mondo è più stretto, le turbolenze internazionali costringono gli italiani a restare ed incitano gli stranieri ad arrivare: la conseguenza sono percentuali che decollano, superando quelle già positive del 2015: + 5% a Venezia, +5,6% a Firenze, +9% a Capri, addirittura +20% per le Cinque Terre. L'appello dei sindaci per salvaguardare il territorio ed evitare una vera e propria invasione comincia ad essere ascoltato.

Esempi di numero chiuso già si hanno: massimo 15 accessi per le visite domenicali a Pompei, 24 persone alla volta (ogni 15 minuti) per il Cenacolo di Leonardo, massimo 3mila visitatori alla volta per il Colosseo, 50 visitatori nei giorni feriali, 80 negli estivi, per il Parco nazionale dell'Abruzzo - norma estesa al Monte Meta. Le regole qui sono ferree e chiare, ma difficilmente possono essere applicate quando si parla di città o isole.



«Per uscirne - continua Brugnaro - serve una presa di posizione dal governo». La soluzione potrebbe essere quella di riconoscere “luogo speciale” alcune località italiane sotto pressione, dando poteri speciali ai sindaci. A rispondere all'appello veneziano è il sottosegretario al ministero dei Beni culturali Dorina Bianchi: «È un aspetto che si potrebbe affrontare in un confronto tra la Conferenza Stato Regioni e Anci (Associazione nazionale Comuni italiani), potremmo avviare un tavolo per individuare criticità e ragionare su possibili soluzioni».

Bisognerebbe considerare una redistribuzione del turismo più equilibrata su tutto il territorio nazionale, ma come? «Il governo - continua Bianchi - sta elaborando un piano strategico per il turismo (pronto entro luglio per essere varato dal Consiglio dei Ministri), l'obiettivo è valorizzare tutto il territorio per diversificare l'offerta e decongestionare mete troppo gettonate con percorsi alternativi». A realizzare questa mission sarà la nuova Enit - Agenzia nazionale per il turismo, che farà da raccordo con le Regioni e promuoverà l'Italia all'estero.

Deciso e ben strutturato a questo proposito l'intervento di Evelina Christillin, presidente dell'Enit - Agenzia nazionale del turismo: «Sarebbe brutto respingere un visitatore davanti a una sbarra, dicendo: siamo pieni, lei non passa». Come alternativa, si può considerare «un patto di ferro tra tutte le parti in causa, dalle amministrazioni agli operatori del turismo. Considerato poi che chi viaggia oggi, in maniera organizzata o autonoma, nell'80% dei casi usa internet, potrebbe essere utile un sistema di dissuasione sulla rete. Far capire a chi sta arrivando che c'è troppa gente, che non potrebbe godere delle bellezze del luogo, troverebbe i servizi sovraffollati, sarebbe in difficoltà per mangiare e per dormire. Ma prima del suo arrivo».



La questione è ancora più scottante per le Cinque Terre. «Questi sono luoghi - dice Emanuele Moggia, sindaco di Monterosso - dove la gente vive: se la concentrazione di persone va oltre un certo limite, chi può cogliere la genuinità del posto, ammirarne le peculiarità, respirarne l'originalità?». «Rischia di diventare anche un problema di sicurezza e ordine pubblico» lamenta Fabrizia Pecunia, sindaco di Riomaggiore. Quindi, se non numero chiuso, almeno «bisognerà arrivare ad ogni costo a una razionalizzazione dei flussi».

Diversa l'opinione degli operatori del turismo, come Loredana Pisano che, dal direttivo della Fiavet - Federazione italiana associazioni imprese viaggi e turismo, afferma: «L'accusa va assolutamente ribaltata: siamo noi che, in tutta Italia, cerchiamo di dialogare e di programmare, riscontrando quasi sempre scarsa disponibilità e impreparazione delle amministrazioni».

Per un motivo o per l'altro, la situazione non migliora. Eppure le contromisure non mancano: a Capri dal 24 marzo al primo novembre, auto e moto non possono circolare, escluse quelle degli abitanti. Non basta. I traghetti arrivano ogni cinque minuti, ogni anno sulle banchine passano più di 4 milioni di visitatori. «A Capri - sbotta il sindaco Gianni De Martino - abbiamo superato il limite di sostenibilità dei flussi, viviamo problemi di congestionamento che danneggiano irreparabilmente la nostra immagine». Anche qui niente numero chiuso per ora, al massimo il tentativo di qualche rallentamento.



Firenze non è da meno, anzi, forte del suo Regolamento Unesco, dimostra ferrea volontà nel voler fermare questa tendenza. «Perché Firenze - afferma Gianfranco Lorenzo, direttore delle ricerche del Centro studi turistici - è una città viva, abitata, non una vetrina, un museo o un'esposizione. Il timore è che si trasformi in una cartolina per turisti, perdendo le sue caratteristiche». Una situazione effettivamente degenerante, ancora peggiore se si pensa che i flussi non si limitano stagionalmente, ma portano continuamente flussi turistici tra le strade della città del giglio. «Non dico per tutto l'anno - conclude Lorenzo - ma almeno per otto mesi la situazione è di sovraffollamento».

Per non parlare di chi a questo turismo fuori controllo contribuisce: Airbnb ha portato solo a Firenze l'anno passato 364mila visitatori. Di contro i prezzi per i bus turistici sono stati aumentati, sono anche stati suggeriti itinerari alternativi, che escano da Firenze e permettano di scoprire tutte le zone oggi ancora inesplorate: «Serve promuovere tutto il territorio - dice la sottosegretaria Bianchi - le Regioni hanno dimostrato disponibilità e hanno compreso che bisogna aumentare l'approccio frammentario che si è avuto finora».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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