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Vini, vince il prezzo accessibile. Le bollicine restano le più amate

Nell'analisi sui preconsuntivi delle aziende vinicole italiane realizzata da Pambianco emerge la forza delle cantine che propongono vini di fascia media. Male chi aveva come solo sbocco l'Horeca

 
29 marzo 2021 | 11:46

Vini, vince il prezzo accessibile. Le bollicine restano le più amate

Nell'analisi sui preconsuntivi delle aziende vinicole italiane realizzata da Pambianco emerge la forza delle cantine che propongono vini di fascia media. Male chi aveva come solo sbocco l'Horeca

29 marzo 2021 | 11:46
 

Meglio accessibile che premium. Nel 2020, complice il blocco del canale Horeca, a vincere la gara commerciale sono stati i vini di fascia media. Complice la chiusura dei ristoranti e lo spostamento di molti consumi all'interno delle mura domestiche, le bottiglie più competitive hanno avuto il sopravvento. Il risultato, come emerge dall'analisi Pambianco sui preconsuntivi delle prime 10 aziende di questo segmento hanno registrato una crescita del +3%, mentre la Top 5 delle realtà premium ha messo a segno una perdita a due cifre del -12% (anche se un discorso a parte va fatto per la marginalità, vero totem delle etichette di livello superiore).

La classifica dei vini la vincono quelli a prezzo medio Vini, vince il prezzo accessibile Ma le bollicine restano le più amate

La classifica dei vini la vincono quelli a prezzo medio


Prezzo medio, grande pubblico
Nella fascia di prezzo medio, la graduatoria premia Cantine Riunite&Civ che, con 600 milioni di ricavi stimati, si posizione davanti a Caviro (363 milioni, +10%) e Botter (230 milioni). A seguire, fuori dal podio, compaiono a pari merito Fratelli Martini e Cavit. Tuttavia la migliore prova dell'anno è stata quella di Italian Wine Brands, salita in sesta posizione con una crescita del +30% (in cui l'online ha giocato un ruolo chiave). Chiudono la Top 10 Enoitalia, Mezzacorona, Zonin 1821 e Terre Cevico.




In particolare, rispetto al risultato di Cantine Riunite&Civ è fondamentale segnalare le performance della controllata Gruppo Italiano Vini, specializzato sulla fascia più alta e ben inserito nell'Horeca, che ha chiuso con una perdita di soli tre milinioni di fatturato rispetto allo scorso anno. Diverso, invece, per i marchi della Gdo dove hanno brillato Lamberti, Bolla e Melini.

Per quanto riguarda l'eCommerce, la best practice da seguire è stata senza dubbio quella di Iwb che ha messo a segno un +74% per il canale online e pure un +36% in quello wholesale che le ha permesso di archiviare l'anno finanziario a 204,3 milioni di ricavi. L’incremento anno su anno ha sfiorato il 30% e determinante è stato l’apporto delle esportazioni, cresciute da 123,5 a 164 milioni di euro, arrivando a un’incidenza di circa il 75% sul fatturato complessivo.

I vini premium soffrono la chiusura dell'Horeca
Diverso il discorso per i vini di alta fascia. Certo, la previsione di chiusura dei Top 5 a -12% rappresenta un recupero sostanziale rispetto al -30-35% stimato a marzo-aprile dello scorso anno, ma fa comunque male. Come contraltare, però, c'è un gran risparmio sulla marginalità dovuta al taglio su fiere, viaggi di lavoro e spese generali che ha rafforzato una posizione già solida da questo punto di vista. Trend che alla fine hanno premiato Antinori che registra una flessione "solo" del -10% e chiude a 221 milioni di fatturato. Sul secondo gradino del podio si piazza Gruppo Santa Margherita con un giro d'affari pari a 172 milioni di euro (-9% rispetto allo scorso anno, ma 58 milioni di Ebitda) e 29 milioni di investimenti (in un ciclo ininterrotto che dal 2005 ad oggi ha visto iniettare nella società oltre 300 milioni di euro). Tutto merito del Pinot grigio? Di sicuro il 60° anniversario spingerà ancor di più i consumi. Terzo posto per Frescobaldi: 103 milioni di fatturato (che non tengono conto della parte hospitality). A inseguire, il Gruppo Lunelli (-20% di fatturato) e Terra Moretti. 



Prosecco e bollicine: paradiso della crescita
Andando poi ad analizzare il comparto Prosecco e spumanti, il report Pambianco segnala che le bollicine si sono difese anche in un contesto no-party, permettendo all'Italia di limitare i danni e, in alcuni casi, di crescere fra gli sparkling. Tant'è che i risultati dei primi cinque gruppi specializzati appaiono contrastanti e in generale hanno premiato il Prosecco. Se la doc Treviso ha raggiunto per la prima volta quota 500 milioni di bottiglie, le due dogc Conegliano Valdobbiadene e Asolo Prosecco hanno evidenziato segnali positivi quantificati nella stabilità (92 milioni di bottiglie) della prima e nella crescita (+10%) della seconda. Ancora una volta, insomma, il Prosecco vince la sfida nella categoria degli sparkling e si impone come bolla resiliente in un contesto globale molto critico che ha invece penalizzato lo Champagne. È stato, infatti, un anno particolarmente difficile per il metodo classico, ma anche qui l’Italia pare aver tenuto più della concorrenza estera.



La flessione dei big considerati è quindi contenuta (-1%). In testa troviamo la conferma di Fratelli Martini, che, forte dei suoi marchi di proprietà Sant’Orsola e Canti, è salita da 206 a 210 milioni di euro. A seguire la coop più forte del Prosecco, la trevigiana La Marca, che cresce del 6% arrivando a 150 milioni e al terzo posto la grande rivelazione dell’anno ovvero l’azienda veronese Contri, molto attiva anche nelle bolle rosse (Lambrusco), che vola a 109 milioni con un balzo di oltre il 13%. A seguire, solo prestazioni negative. Il successo del Rosé crea però buoni presupposti per i prossimi mesi per il Gruppo Villa Sandi che con un fatturato di 91 milioni si pone in quarta posizione. Se il 2020 si è chiuso in lieve flessione (-4%), le attese per fine 2021 sono di riportare il fatturato al di sopra del 2019. Chiudono la classifica, in ex aequo al quinto posto, Lunelli e Mionetto con 85 milioni di fatturato.

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