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Poggio Rebasti, il futuro guardando al passato con la ristrutturazione della cantina e la crescita online

Tra i i fondatori del Buttafuoco Storico, l'azienda dell'Oltrepò Pavese ha inaugurato la cantina storica di affinamento che risale a metà Ottocento. In attesa di ripartire con i wine tour punta al digitale

di Stefano Calvi
 
09 marzo 2021 | 11:02

Poggio Rebasti, il futuro guardando al passato con la ristrutturazione della cantina e la crescita online

Tra i i fondatori del Buttafuoco Storico, l'azienda dell'Oltrepò Pavese ha inaugurato la cantina storica di affinamento che risale a metà Ottocento. In attesa di ripartire con i wine tour punta al digitale

di Stefano Calvi
09 marzo 2021 | 11:02
 

Dal poggio la visuale è straordinariamente bella. Si domina gran parte del territorio dell’Oltrepò Pavese e nei giorni più limpidi si intravede in lontananza anche il Resegone di manzoniana memoria. Poi inforchi una piccola e ripida scaletta e ti ritrovi catapultato in un’altra storia. Quella della cantina Poggio Rebasti, nel Comune di Montescano. Una realtà a conduzione famigliare che Ermanno Rebasti, vignaiolo e patron dell’azienda, ha saputo sapientemente trasformare negli anni rendendola uno dei punti di riferimento della Valle Versa.

Il futuro di Poggio Rebasti cantina ristrutturata e online

La cantina coltiva solo vitigni autoctoni

Nella storica cantina ristrutturata
Ci lasciamo alle spalle la porta scricchiolante per essere ammaliati dalla ristrutturata cantina, un luogo magico che rispecchia appieno, con le sue volte in pietra vista, la tradizione vitivinicola di questo lembo di terra. Ermanno e la figlia Cristina ci attendono accanto alle botti in quella che rappresenta il cuore pulsante e storico dell’azienda. Ovvero la cantina di affinamento che già i loro avi, a metà Ottocento, utilizzavano per produrre vino in queste terre.

Il regno del loro Buttafuoco Storico Vigna Pitturina
È qui che, in silenzio, matura e si affina il loro Buttafuoco Storico Vigna Pitturina, un elegante blend che rappresenta la punta di diamante di una produzione raffinata e rispettosa dell’ambiente e del consumatore finale.

Di padre in figlio
La storia della famiglia Rebasti nasce intorno alla metà del 1800, quando Pietro iniziò a coltivare la vite e a produrre vino su di un piccolo colle nel comune di Montescano, facente parte del Regno d’Italia. «Durante le due guerre mondiali – ci tiene a sottolineare Ermanno - la coltivazione della vite da parte della nostra famiglia proseguì nonostante le difficoltà ed è in quel periodo storico che il piccolo poggio dove risiedevamo prese ufficialmente il nome di Poggio Rebasti». Si capisce da come racconta questa storia che Ermanno è fortemente legato alle sue origini agricole. Questa passione per la viticoltura portò poi Angelo, il figlio di Pietro, a proseguire l’attività del padre, mantenendo viva così la propria tradizione famigliare. Fu poi negli anni Cinquanta che il primogenito Ugo Giuseppe, con l’aiuto della moglie Eva diede alla piccola attività vitivinicola le caratteristiche di un’azienda.

Dagli anni Settanta è il figlio Ermanno che prosegue il lavoro nei vigneti e in cantina rispettando i valori portanti della famiglia Rebasti da più di un secolo. Il futuro è in mano alle tre figlie Cristina, Martina e Valentina. «È un’ardua sfida – ci spiega Cristina – perché siamo consapevoli di quanta tradizione ci lega a questa terra e a questa azienda. Oltre un secolo di passione per la viticoltura e di rispetto verso l’ambiente che ci circonda e verso chi degusta i nostri vini. Sarà un futuro tutto rosa in quanto io e le mie sorelle, nonostante impegni lavorativi diversi, ci impegneremo a fondo perché la gloriosa storia di Poggio Rebasti non si interrompa».

Produzione attenta all’ambiente
Alla base del metodo e delle scelte che l’azienda compie ogni giorno in vigna e in cantina vi è il forte senso di rispetto che spinge Ermanno a scegliere metodi di produzione a basso impatto ambientale, per rispettare la natura e la salute del consumatore. Un fil rouge tra la vigna e la cantina, dal grappolo alla bottiglia che garantisce l'autenticità e la qualità del prodotto finale.

«Eseguiamo personalmente e con dedizione tutti i lavori nei vigneti - ci tiene a sottolineare Ermanno Rebasti - Per noi la coltivazione della vite è alla base della produzione di vini di qualità, da essa dipenderà il risultato della prossima vendemmia. Alla base del metodo e delle scelte che facciamo ogni giorno in vigna vi è il forte senso di rispetto che ci spinge a scegliere metodi di produzione a basso impatto ambientale, per rispettare la natura e la salute del consumatore».

Anche le fasi di lavorazione sono eseguite con maniacale attenzione. «Non può essere altrimenti – ci spiega Ermanno mentre con il classico “ladro” valuta il colore della sua ultima produzione di Buttafuoco Storico - La vendemmia viene effettuata interamente a mano secondo tradizione, per garantire il minimo stress alle piante e mantenere intatta la qualità dell’uva. Il periodo di raccolta, ovviamente, varia tra la fine di settembre e gli inizi di ottobre, in base all’andamento stagionale e all’esposizione del vigneto».

Mentre Ermanno ci racconta la fermentazione esclusivamente naturale dei suoi vini, siamo attratti dalle tante botti che arricchiscono di fascino questa piccola ma suggestiva cantina scavata sottoterra. È qui che avviene la maturazione dei vini dell’azienda, tra cui il Buttafuoco Storico. «I vini destinati all’invecchiamento – spiega il vignaiolo oltrepadano - vengono elevati in tonneau da 500 litri nella nostra cantina storica. La consideriamo un piccolo gioiello completamente interrato, caratterizzato da un’umidità naturale costante durante tutto l’anno. L’abbiamo ristrutturata con il passare degli anni riportandola al suo antico splendore, quando i miei avi la utilizzavano per affinare i primi vini prodotti dalla nostra azienda».

Coltivati solo vitigni autoctoni
Poggio Rebasti coltiva esclusivamente vitigni autocnoni, perché rappresentano un patrimonio unico della terra oltrepadana e che proprio per la loro caratterizzazione territoriale riescono ad esaltare al massimo il proprio potenziale. «Siamo convinti che per esprimere al meglio le qualità di un vino sia necessario vinificare uve rispettando la vocazionalità del nostro territorio» ci tiene a sottolineare Ermanno. Veniamo ora al presente.

Il futuro di Poggio Rebasti cantina ristrutturata e online
La cantina di affinamento risale all'Ottocento

E con la pandemia una nuova strategia
Cristina, che in azienda si occupa di accoglienza e comunicazione, è consapevole del fatto che, oggi più che mai, accorciare le distanze tra azienda e consumatore rappresenta un plus in una situazione pandemica che ha messo in ginocchio il mercato. «In quest’ottica abbiamo rivisto interamente la nostra strategia, abbiamo creato un sito internet responsive e un e-commerce per assottigliare le distanze tra l’azienda e i nostri consumatori - ci spiega Cristina Rebasti - Con l’arrivo del Covid abbiamo implementato la componente online della nostra comunicazione con un sito che, attraverso immagini e parole, vuole trasmettere l’amore per il lavoro che facciamo, i nostri valori e, ovviamente, vuole far conoscere i nostri prodotti ad un pubblico sempre più ampio. Con la consapevolezza di spingere l’appassionato a richiedere al ristorante i nostri vini in un’ottica di sinergia con il mondo dell’horeca che oggi è tra i più martoriati da questa drammatica situazione sanitaria».

Passato il Covid si pensa ai wine tour
Il 2021, se la pandemia darà tregua nel corso dell’anno, la cantina Poggio Rebasti intende potenziare l’attività di wine tour. «Crediamo fortemente nell’ospitalità – spiega Cristina – perché siamo consapevoli di quanto sia importante raccontare la storia, la tradizione e la fatica che c’è dentro ad un bicchiere pronto per essere sorseggiato. Ci piace accogliere i winelovers con un’esperienza interattiva che parte dal vigneto e si conclude nella sala degustazione. Trasmettere le nostre emozioni permette all’appassionato di degustare con un approccio diverso il vino che ha tra le mani. Nel corso di quest’anno ci poniamo l’obiettivo di perseverare su questa strada compatibilmente con la situazione pandemica».

Dalla cantina, risalendo sino al ballatoio da cui si ammira una visuale stratosferica a 360 gradi sullo sperone di Stradella, ci spostiamo in foresteria. Nel tragitto Ermanno ci invita a dare un’occhiata al piccolo e privato museo di storia contadina che con passione, ma soprattutto con amore, ha creato per testimoniare le sue radici di vignaiolo. Una volta seduti al tavolo papà e figlia ci sottolineano il rapporto morboso che li lega al Buttafuoco Storico, un prodotto principe del territorio, oggi ritenuto una delle eccellenze assolute della produzione vitivinicola lombarda. «La vigna Pitturina – ci spiega Ermanno – è quella dedicata a questa produzione storica, la nostra prima annata è stata quella del 1998, due anni dopo la fondazione del Club del Buttafuoco Storico, il consorzio che promuove a valorizza questa produzione. Il colore dei grappoli di questa vigna è così intenso che i nostri avi credevano che potessero essere usati per dipingere. Da qui il nome Pitturina. Oggi produciamo 1500 bottiglie di Buttafuoco Storico su un totale generale di 20mila». Sullo Storico ci concentreremo successivamente.

Degustando il territorio
Ora iniziamo la degustazione con la Bonarda Cà d’Agosto, vivace e profumata, ottenuta da uva Croatina per il 90% e Uva Rara per il 10%, entrambi vitigni autoctoni. Nel bicchiere si presenta di rosso rubino brillante con la classica ed inconfondibile schiuma. In bocca sono piacevoli le note di lamponi, more e di marmellata di mirtilli: un bouquet ricco e vigoroso. Stesse sensazioni anche in bocca, dove c’è un’esplosione di sentori fruttati che sono amplificati dalla frizzantezza del vino che solletica piacevolmente il palato. Buona la struttura che permette a questo vino di essere accostato a piatti come la lepre in salmì oppure a salumi impegnativi la cui grassezza viene mitigata dalla frizzantezza del prodotto.

Passiamo alla Bonarda Vigna Pitturina, un prodotto complesso, fermo, ottenuto dalla vinificazione di Uva Croatina (90%), Barbera (10%) e Uva Rara (5%). Nel bicchiere si presenta di rosso rubino con degli evidenti riflessi violacei. Il naso è ampio con sentori di frutti rossi che lasciano spazio a confetture e a spezie dolci. Una volta portato al palato, questo vino esprime complessità ed intensità. È di buona struttura e con un finale lungo. Ottimo in abbinamento ad agnolotti e lasagne, si sposa bene con le carni rosse (stracotti) e la selvaggina.

Il futuro di Poggio Rebasti cantina ristrutturata e online
I vini degustati

La Gatta è una Barbera in purezza, è l’ultimo prodotto nato in cantina, circa due anni fa. Ideato e perfezionato da Ermanno, questo vino esprime al meglio la complessità del vitigno. «La Gatta è un vigneto nel comune di Montescano posizionato a circa 250 m slm, con un’esposizione a sud e con un terreno arenario» spiega Ermanno mentre ci serve il vino. Colore rosso rubino, intenso e brillante. Al naso si rivela piacevolmente fruttato, con ricordi floreali. Al palato è armonico, piacevolmente fresco e di buona persistenza. Ottimo in abbinamento a primi di carne, bolliti e grigliate, si sposa bene anche con salumi e formaggi poco stagionati.

Veniamo al top di gamma della cantina Poggio Rebasti: il Buttafuoco Storico Vigna Pitturina. «Crediamo fortemente in questo prodotto, un uvaggio di Croatina per il 60%, Barbera per il 30% e Uva Rara per il 10% - spiega Ermanno – La vendemmia si effettuata a mano con selezione dei grappoli direttamente in vigna. La vinificazione si attua seguendo le tecniche tradizionali con macerazione a contatto con le bucce per 15 giorni. Il vino ottenuto viene affinato in piccole botti di rovere francese».

Un vino di grande corpo, eleganza e morbidezza ma soprattutto un prodotto di notevole personalità che esprime le caratteristiche organolettiche della vigna di provenienza. Nel bicchiere si presenta di rosso rubino con riflessi granata. Al naso esprime tutta la sua complessità con frutta evoluta, sentori speziati e sfumature di liquirizia e vaniglia dettate dal passaggio in legno. Il passaggio in bocca evidenzia sentori terziari, è caldo, morbido e con una piacevole persistenza. In questo caso l’accostamento è complesso con piatti di carne rossa e cacciagione. Oppure in abbinamento a formaggi stagionati.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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