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Nel Sannio i vini de La Guardiense tra ricerca di qualità e rispetto dei cicli naturali

Si chiama progetto janare quello avviato dalla cantina 20 anni fa e coordinato da Riccardo Cotarella. Obiettivo: rinnovare il rapporto della viticoltura con la Luna e introdurre il concetto di cru itinerante

di Vincenzo D’Antonio
 
01 luglio 2021 | 11:11

Nel Sannio i vini de La Guardiense tra ricerca di qualità e rispetto dei cicli naturali

Si chiama progetto janare quello avviato dalla cantina 20 anni fa e coordinato da Riccardo Cotarella. Obiettivo: rinnovare il rapporto della viticoltura con la Luna e introdurre il concetto di cru itinerante

di Vincenzo D’Antonio
01 luglio 2021 | 11:11
 

Visitare il Sannio, il cuore enoico della Campania, sprona cuore e cervello (l’indissolubile binomio C&C) a meditare accortamente e lietamente su quanto vero è che solo con la tensione al miglioramento continuo si può affrontare serenamente e seriamente il sentiero della qualità crescente. Qualità complessivamente intesa, insita nella mission aziendale e pertanto nei processi che le pertengono, e sapientemente comunicata agli stakeholders.

Il progetto janare

Il progetto janare


Proviamo a dare qualche numero? 61, 58, 20. Enumerati in questa successione decrescente in quanto sono espressione di anni trascorsi. Ma non finisce qui: 1.000, 1.500, 500, 5milioni, 1milione. Quanti numeri! Sì, ma ci soccorre Pitagora, secondo il quale la realtà è ben esprimibile soltanto con i numeri!

La Guardiense, tenuta storica nel Sannio

Siamo nel Sannio, precisamente a Guardia Sanframondi e siamo a La Guardiense, realtà vitivinicola cooperativa tra le più importanti del nostro Belpaese. A presiedere La Guardiense è Domizio Pigna. Fu fondata da 33 soci il giorno 8 marzo 1960 (61 anni fa). Ergo, la prima vendemmia risale al 1963 (58 anni fa). Il lungimirante intento dei soci fondatori fu quello di porsi a governo della filiera vitivinicola, di essa curando anche il secondo anello: fare vino, imbottigliarlo, venderlo, capire i meccanismi di sell-in e sell-out.

Dalla fondazione a 20 anni fa

Ciò significa chiaramente che prima della fondazione della cooperativa, la comunità guardiese era conferitrice di uve a commercianti e, al netto di piccoli volumi per autoconsumo, giammai si vedeva come produttrice di vino e, a conseguirne, come percettrice di meritato congruo utile da impresa.

Qualità accettabile ma nulla di ché, nulla che comportasse decisione di acquisto non pilotata dalla leva del basso prezzo. Presenza in canale Gdo, assenza dal canale Horeca. Irrilevante la quota export. Soci all’incirca 1.000 per una superficie complessiva di vigneto pari a circa 1.500 ettari. Produzione totale annua di circa 5 milioni di bottiglie.

La grande svolta: investire sulla qualità

All’incirca 20 anni fa, la grande svolta: l’intuizione che a fronte di incrementi di costo e di investimenti cospicui sia nel vigneto che nella cantina, ne sarebbe conseguita una più alta qualità dei vini in bottiglia, foriera di un più profittevole posizionamento di alcuni vini sul mercato non solo domestico. Nasce così il progetto janare. Il progetto janare coinvolge 500 ettari di vigneto (un terzo del totale) che esitano circa 1 milione di bottiglie (un quinto del totale).

Janare rappresenta de facto la risultanza della prima zonazione vitivinicola realizzata in Campania: individuare areali di produzione delimitati, in grado di garantire livelli qualitativi superiori alla media territoriale. Media territoriale che, occhio all’ardimento della sfida, comunque si tende ad innalzare! La linea Cru del Sannio proviene da un terroir molto articolato come suoli e come morfologia. Una sorta di prezioso patchwork. L’esito eccellente nel calice, per la gioia della bevuta conviviale, è frutto del caparbio e competente lavoro in vigna da parte degli agricoltori associati e del sapiente lavoro in cantina, laddove una non demonizzata e ben governata tecnologia coadiuva le competenze di altissimo livello.

Il legame col passato, una ricerca della qualità costante e proiettata verso il futuro
Il legame col passato, una ricerca della qualità costante e proiettata verso il futuro


Il concetto di cru itinerante

L’enologo di casa è Marco Giulioli, il senior consultant è l’enologo di fama mondiale Riccardo Cotarella. Esemplare, emozionante diremmo, l’intesa tra i due professionisti: il grande Maestro ed il prediletto tra i discepoli. Nasce un concetto originale di spiccato valore: cru itinerante. Cru itinerante ad intendere che nei vigneti si individuano di anno in anno solo le migliori vigne.

Il progetto janare

L’ambizioso progetto janare si pone l’obiettivo di dare la corretta enfasi alla qualità ed alla preziosa specificità delle produzioni vitivinicole sannite, esse correlando alle peculiarità dei territori, nel rispetto della sostenibilità.

Chi sono le Janare? La parola janare trae origine dalle antiche Dianare, le seguaci di Diana. La dea Diana ha sulla fronte una mezzaluna, atta a testimoniare il profondo legame che vincola l’astro d’argento ai culti ancestrali. Diana è deità selenica. Abilita incantesimi notturni, protegge la natura selvaggia, l’agricoltura, la caccia e le donne. Diana non è disgiunta dal noce sacro dove le janare tenevano, nelle ore notturne, i loro sabba.

Nel Sannio il legame tra Janare, luna e lavoro nei campi è indissolubile da sempre. L’influsso delle fasi lunari sui cicli naturali e sui tempi della viticoltura è elemento da cui anche oggi non si prescinde. A questa saggezza ancestrale di certo si affiancano i nuovi saperi abilitati dall’impetuoso accrescimento delle competenze e delle nuove tecnologie, ma appunto, si affiancano, non si sostituiscono!

Denominare pertanto un progetto, una linea di vini per mercati specifici con il nome Janare assume significato profondo. La Guardiense con le Janare si assume volontariamente e lodevolmente la responsabilità di tramandare la cultura plurimillenaria nell’attuale quotidianità, così mantenendo salda e viva questa seduttiva aura magica.

Quindi, da 20 anni a questa parte, gli investimenti in vigna ed in cantina hanno sortito i risultati agognati. Si trattava, giunti ad oggi, di dare oltre al posizionamento distintivo anche una spiccata visibilità incrementale. Insomma, si è trattato di investire in comunicazione. Anche qui attingendo a competente robuste.

Ed il legame tra la luna e le Janare ispira le etichette della linea Cru del Sannio.

Cantari Aglianico Riserva e Senete Falanghina
Cantari Aglianico Riserva e Senete Falanghina


In degustazione

Meditate degustazioni, della competenza e della passione di Riccardo Cotarella e Marco Giulioli giovandoci, ci fanno brevemente raccontare due etichette in particolare.

Siamo nella fase lunare del buio profondo. È novilunio. E nel calice ci viene versato il Cantari Aglianico Riserva. Da sole uve Aglianico con viti la cui età media è 20 anni. Fermentazione malolattica svolta in barriques. L’invecchiamento è in legno francese nuovo per un periodo di permanenza di 12-14 mesi. Si imbottiglia tre anni dopo la vendemmia. Il colore è da novilunio: rubino intenso e profondo. Al naso l’intrigante sentore dei piccoli frutti rossi. Trionfo dell’armonia (sciamanica?) dei tannini in bocca: decisi ed eleganti; persistenti e setosi. Abbinamento che “strega” quello con il Provolone del Monaco Dop.

È plenilunio: la luna piena è propensa a donare a chi merita un sontuoso scialle di lana di colore bianco. Poi non vorrà intrigarsi e sapere come, dove e perché verrà indossato. Le è sufficiente sapere che la persona che lo indossa è felice. Nell’appropriato calice la Senete Falanghina, da sole uve Falanghina, da viti la cui età media è 15 anni. La fermentazione è interamente svolta in acciaio a temperatura tra i 12°C e i 15°C per circa 20 giorni. L’affinamento è in bottiglia. L’imbottigliamento avviene nella primavera dell’anno successivo alla vendemmia. Ammalia, da janara qual è, quel suo colore giallo paglierino brillante. Di pericolosa piacevolezza il tocco agrumato al naso. Sentore agrumato che, ammaliante ancora, si ripresenta in bocca. Lo vediamo in abbinamento con antipasti di mare, ma anche con la Mozzarella di Bufala Campana Dop e, collateralmente ad essa, anche su alcune pizze.

Ed è proprio vero che con queste janare la magia non finisce mai. Essa si perpetua e si alimenta con i suoi prodigi e con la lietezza che sa suscitare in noi. Le janare, e che la cosa non sfugga, sapevano volare, e volavano. Volevano volare e non ne avrebbero mai fatto a meno, quale che fosse l’inclemenza particolare di una notte. Nessuna paura di volare, tanto forte l’anelito a generare impatto armonico con la luna.

La Guardiense sta dimostrando al Sannio che non solo non ha paura di volare, bensì vuole continuare a volare e volare più in alto ancora. Quella tensione al miglioramento continuo di cui si diceva!



© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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