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Podere Conca, nel cuore di Bolgheri il vino di una volta

Tre persiane rosse, simbolo di una “apertura sul mondo” contraddistinguono un’azienda certificata biologica dove la raccolta delle olive e dei grappoli è completamente a mano

di Emanuela T. Cavalca
 
08 agosto 2022 | 10:30

Podere Conca, nel cuore di Bolgheri il vino di una volta

Tre persiane rosse, simbolo di una “apertura sul mondo” contraddistinguono un’azienda certificata biologica dove la raccolta delle olive e dei grappoli è completamente a mano

di Emanuela T. Cavalca
08 agosto 2022 | 10:30
 

Tre persiane rosse: sono il logo del Podere Conca a Bolgheri (Li). Rappresentano le finestre dell’ottocentesca casa in pietra, acquistata negli anni Ottanta dalla proprietà. Non è altro che è il nucleo centrale della magnifica tenuta agricola di Bolgheri, ricostruita rispettando l’architettura colonica toscana. D’altra parte non poteva essere che così, perché qui si seguono le regole della coltivazione biologica: la natura va seguita, amata, mai bistrattata.  L’elemento grafico viene stampigliato ovunque, dalle etichette ai tappi e le brochures: la finestra di mezzo con le persiane aperte è quasi il simbolo di una “apertura sul mondo.” Podere Conca si trova tra le campagne livornesi, a pochi chilometri da Marina di Castagneto e dal famoso viale dei Cipressi di Bolgheri patrimonio dell’Umanità, protetto dall’Unesco.

I vitigni Podere Conca, nel cuore di Bolgheri il vino di una volta

I vitigni

Direzione rosa, vincente

Podere Conca è diretto con piglio deciso da Silvia Cirri, che riesce ad unire l’impegno della sala chirurgica con quello della produzione agricola. Silvia Cirri è primario di anestesia, ma regolarmente ogni settimana parte alla volta di Bolgheri, per seguire di persona la terra. L’azienda   vanta 800 ulivi delle varietà Leccino, Frantoio e Moraiolo, tra queste troviamo piante secolari, a cui sono state aggiunte nel 1883 delle nuove. «Prima della pandemia avevo già creato l’e-commerce, che mi ha letteralmente salvato, racconta Silvia Cirri. La ristorazione era ferma, mentre tutti erano chiusi in casa a cucinare, così sono riuscita a vendere tutto l’olio e parte della produzione del vino. Produciamo 35mila bottiglie di vino, 4 etichette, abbiamo 5 ettari di vigna “sopra strada”, la parte “nobile”, perché in linea con il Sassicaia. Per il rosso Silvia ha voluto un abbinamento particolare, quasi una sfida, infatti ha scelto il Ciliegiolo, da abbinare al Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc: «volevo un vino differente, così abbiamo unito 20 per cento di Ciliegiolo, vitigno autoctono, dal fresco profumo di ciliegia, continua Silvia Cirri.

Il Ciliegiolo è stata una sfida complessa, perché un anno abbiamo avuto una gelata, ma il suo profumo offre al vino un’eleganza inconsueta e un tocco di freschezza. Prima abbiamo sperimentato, poi abbiamo aggiunto altri 5 ettari, a sei chilometri dal mare con una terra sabbiosa e più argillosa, ma solo dopo avere selezionato i migliori cloni di questi vitigni.»  La passione di Silvia per il mondo del vino risale a qualche anno fa, dopo avere seguito tutti i corsi serali di sommelier dell’Ais, rimane affascinata dalla possibilità di sperimentare, dalla scientificità e dalla precisione di alcuni processi della vinificazione. Così è iniziata la sua sfida nel mondo del vino: le viti giovani sono state piantate nel 2014 e la prima annata di vini è del 2015.

 

Podere Conca: un’azienda completamente declinata al femminile, dall’enologa alla trattorista

L’azienda è quasi completamente declinata al femminile, come l’enologa Laura Zuddas, la giovane agronoma Linda, la trattorista Paola, la responsabile commercio estero Ada e Giulia nell’amministrazione. Casualità o scelta? «Durante i colloqui ho incontrato diverse persone, forse sarà stato il mio istinto, ma la scelta è caduta su queste donne, in loro ho sentito maggiore entusiasmo. Ad esempio l’agronoma è riuscita a farmi risparmiare e a farmi realizzare internamente la potatura, la defogliatura e la legatura. Abbiamo la fortuna di avere un pozzo con l’acqua, così abbiamo cominciato a fare l’irrigazione goccia a goccia con il Ciliegiolo. E devo dire che è stata una ottima scelta, visto le alte temperature.» Al podere Conca tutto viene raccolto a mano, dalle olive ai grappoli, secondo i valori ereditati dalla storia e dalla cultura: «L’uva viene raccolta a mano e posata in piccole cassette, un lavoro fatto con attenzione da mani femminili. Qui non si utilizzano concimi chimici, ma solo sostanze di origine organica, così la biodiversità viene rispettata.

Da tre anni anno uso tappi Diam, sughero con emulsione di cera d’api che garantisce il controllo del passaggio di ossigeno adattandolo a ogni vino, perché non voglio sorprese. La tradizione non si discute, ma la tecnologia è importante. Ci abbiamo pensato molto, ma questi tappi resistono per dieci anni, non rilasciano sentori, sono convinta di avere preso la decisione giusta, prosegue Silvia Cirri, «All’inizio vinificavo nella cantina di un amico, ma da qualche anno ho fatto costruire una cantina in un capannone, anche se non ha l’estetica di un architetto, il contenuto è perfetto, dalla barricaia alle botti. Qui ogni vitigno viene vinificato separatamente»

 

Raffinate etichette, dedicate a piante officinali

L’Agapanto, chiamato anche “giglio africano” e l’Elleboro, pianta che fiorisce da novembre ad aprile dal variegato colore bianco o rosa. Sono i nomi di piante officinali, scelti da Silvia Cirri, perché le ricordano la passione materna per la botanica. Apistòs, dal greco antico, significa “incredibile”, è il nome dato all’ultimo nato, “il fiore immaginario” che non esiste in natura.  Si lega anche a un leggendario tesoro antico inabissatosi e poi riscoperto nel 2008. Damien Hirst, noto artista inglese a Palazzo Grassi (Venezia) nel 2017 ha dedicato un’incredibile mostra a questo ritrovamento (“Il tesoro riemerso dell’Apistòs”) Sono state esposte le sue sculture con concrezioni di madrepore e conchiglie. Realtà o finzione? Etichette dai nomi non certo nomi banali, ma raffinati, come sono tutti i vini di Podere Conca, che hanno avuto riconoscimenti e premi.

Il primo lustro della produzione vinicola e la prima vendemmia di Apistòs IGT Costa Toscana Cabernet Franc 2019

Agapanto Uvaggio: Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Ciliegiolo, 12 mesi in legno (tonneaux e barrique secondo passaggio) e affinamento di 6 mesi in bottiglia

Agapanto 2016

Un vino rosso elegante, dal colore intenso e vivace, dalle note speziate, che lascia in bocca una sensazione di perfetto equilibrio. Al naso si percepiscono note di frutti rossi

Agapanto 2017

Dal colore rubino intenso, note prevalenti di frutti rossi, in bocca lascia una bella armonia e persistenza pur essendo giovane ed esuberante

Agapanto 2018

È un vino complesso che si apprezza immediatamente, dal grande equilibrio, con sentori di piccola frutta rossa e nera 

Agapanto 2019

Devo dire che è quello che preferisco, grazie al suo gusto persistente, infatti lascia in bocca un ampio ventaglio di sapori, piacevole per la sua morbidezza

Agapanto 2020

Un vino armonico, strutturato, caldo, floreale al naso con note dominanti di piccoli frutti rossi e neri

 

In un giardino nascosto in pieno centro a Milano

Seduti a tavola in un giardino nascosto di un palazzo ottocentesco in pieno centro a Milano abbiamo avuto modo di assaggiare le etichette del Podere Conca abbinate a piatti cucinate con verdura e frutta provenienti dal Podere Conca. Simonetta ha preparato un menu semplice, fresco, ideale ad un clima caldo. Prima abbiamo assaggiato il bianco Elleboro Igt Toscana, un vino agile, snello, ideale da gustare come aperitivo o da abbinare agli antipasti leggeri, come in questo caso. Uvaggio: viognier al 50%, chardonnay al 30% e sauvignon blanc, un colore paglierino dai riflessi verdolini, l’affinamento solo in acciaio dà all’Elleboro un bouquet intenso di frutta gialla e fiori. La chef ha presentato del riso venere unito a verdura, pera e pecorino, ideale da abbinare all’Elleboro. È seguito il polpettone con contorno di fiori di zucca farciti con ricotta e verdura, accompagnato da Agapanto Bolgheri rosso Doc. Un vino piacevole giovane, ma elegante, dal gusto armonico, ideale da accostare a piatti non troppo saporiti.  Apistòs Igt Costa Toscana, Uvaggio: cabernet Franc 100%, 16 mesi in legno (barriques di rovere francese di primo e secondo passaggio), seguito da un affinamento in bottiglia. Un rosso armonico, elegante dalle note erbacee. Il dessert: pesche del Podere Conca con gelato. Come finale abbiamo sorseggiato un delizioso e profumato Vin Santo Occhio di Pernice della Tenuta Artimino, prodotto dalla figlia di Silvia Cirri.

 

Podere Conca
strada Provinciale Bolgherese 196 - 57022 Castagneto Carducci (Li)
Tel 324 0957941

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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