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Pampanaro, vitigno laziale Raro, antico e intrigante

di Piera Genta
 
15 giugno 2019 | 18:25

Pampanaro, vitigno laziale Raro, antico e intrigante

di Piera Genta
15 giugno 2019 | 18:25
 

Pampanaro è un vitigno autoctono laziale iscritto nel Registro nazionale delle varietà di vite da vino nel 2010.

Questo è stato reso possibile grazie all’Agenzia per lo sviluppo e l’innovazione dell’agricoltura nel Lazio. Poco quindi si conosce di questo vitigno, e pochissimi sono i produttori che lo propongono. L’areale di coltivazione, alquanto ampio sino alla prima metà del secolo scorso, si estendeva a sud di Frosinone. La coltivazione della vite nell’area del Frusinate ha origini che si perdono nella storia.

Pampanaro (Pampanaro, vitigno laziale raro, antico e intrigante)
Pampanaro (foto: Wein-Plus Glossary)

L’avvio di questa pratica pare si debba ad Etruschi e Greci e la vite ha continuato ad avere un ruolo centrale nell’economia agraria della regione. A testimoniarlo sono documenti dell’epoca, nonché gli archivi dei tanti monasteri che ancora sorgono nella zona. Le prime notizie certe della coltivazione sono riportate nel censimento delle risorse agricole (Atti dell’Inchiesta Parlamentare sullo stato dell’agricoltura del neonato Regno d’Italia 1877-1884) e nel Bollettino Ampelografico del 1879. I terreni che predilige sono sciolti, calcarei ed asciutti, ben esposti sulle colline Ciociare. Un tempo le viti erano allevate ad alberata o maritate a tutori vivi. Oggi la forma di allevamento è la spalliera semplice. Normalmente vinificato in purezza, viene ammesso nelle Indicazioni geografiche tipiche Frusinate, Civitella d’Agliano, Colli Cimini e Lazio.

Si ottiene un vino di colore giallo paglierino, dall’olfatto intrigante con gli stessi terpeni del Traminer aromatico, gli aromi si orientano su litchi, rosa e pompelmo. Buona struttura e persistenza con chiusura leggermente balsamica. Purtroppo queste bottiglie sono prodotte in quantità molto ridotta.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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