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Vinitaly, il rinvio divide i Consorzi Tutto dipenderà dai buyer stranieri

Dall’Oltrepò ad Asti, dall’Abruzzo al Lugana, i vertici esprimono il proprio parere sullo slittamento. Qualcuno spera in un ritrovato entusiasmo, altri temono che l’afflusso sarà ridotto. Nessuno ha criticato la scelta di spostare le date originarie di aprile. Si naviga a vista, aspettando tempi migliori.

di Federico Biffignandi
 
05 marzo 2020 | 17:20

Vinitaly, il rinvio divide i Consorzi Tutto dipenderà dai buyer stranieri

Dall’Oltrepò ad Asti, dall’Abruzzo al Lugana, i vertici esprimono il proprio parere sullo slittamento. Qualcuno spera in un ritrovato entusiasmo, altri temono che l’afflusso sarà ridotto. Nessuno ha criticato la scelta di spostare le date originarie di aprile. Si naviga a vista, aspettando tempi migliori.

di Federico Biffignandi
05 marzo 2020 | 17:20
 

Il Vinitaly 2020 in versione estiva non piace proprio a tutti. Nessuno critica la scelta di spostare la data originaria di aprile, troppo evidenti i rischi legati al diffondersi del coronavirus, ma qualcuno arriccia il naso pensando che, forse, sarebbe stato ancor più saggio alzare le braccia e ammettere che, almeno per quest’anno, il Vinitaly non s’ha da fare. A giugno la situazione potrebbe essere migliorata, ma forse anche no e allora che si fa?

Carlo Veronese (Oltrepò), Romano Dogliotti (Asti Docg), Enrico Nicoletto (Lugana) e Valentino Di Campli (Vini d'Abruzzo) - Vinitaly a giugno, Consorzi divisi Tutto dipenderà dai buyer stranieri

Carlo Veronese (Oltrepò), Romano Dogliotti (Asti Docg), Enrico Nicoletto (Lugana) e Valentino Di Campli (Vini d'Abruzzo)

«Sto sentendo i produttori - ha detto Carlo Veronese, direttore del Consorzio di Tutela dell’Oltrepò Pavese - e molti non sono per niente convinti di venire a Vinitaly perché i giochi per il 2020 a quel punto saranno ormai fatti. Il problema è capire chi potrebbe esserci con gli asiatici che sono tra i più colpiti e i nordamericani - per noi importanti - che non sappiamo in che condizioni saranno: fare una cosa tra di noi non avrebbe senso. C’è una questione anche di costi perché Vinitaly è investimento con un po’ di ritorno; uno stand anche piccolo costa migliaia di euro e poi bisogna alloggiare negli alberghi e mangiare fuori. È sicuramente una manifestazione che funziona, ma se dietro c’è un ritorno di immagine. L’idea di investire tanto per una cosa che non sappiamo come possa andare è rischioso, forse varrebbe la pena saltare per quest’anno».

I numerosi punti di domanda insomma tormentano il mondo del vino. Il vivere alla giornata imposto dall’emergenza virus non permette a nessuno di fare programmi a medio-lungo termine. Lo sa anche il Consorzio di Tutela dell’Asti Docg Asti: «Il rinvio di due mesi del Vinitaly è un bel problema - spiega il presidente Romano Dogliotti - adesso non verrebbe nessuno, ma in giugno chi ci sarà? Siamo sicuri che verrà la gente, che verranno i buyers? È un bel punto interrogativo. Mi rendo conto che per l’ente fiera, per Verona e il Veneto sarebbe un disastro, ma forse sarebbe opportuno far slittare la manifestazione di un anno. Parlando con i presidenti di altri Consorzi ci siamo anche posti il problema del nostro investimento economico per una manifestazione che corre il rischio di essere a bassa densità di visitatori. Il Vinitaly è un fondamentale momento di incontro e di pubbliche relazioni e per quanto riguarda il Consorzio dell’Asti Docg, che è un organo di tutela, ma rappresenta un osservatorio privilegiato, gli ordini si fanno a prescindere dalle manifestazioni fieristiche. Al momento i mercati del consumo stanno vivendo una situazione di stallo, sono fermi e tutti gli ordini sono bloccati. Da qui a due mesi non sappiamo cosa succederà».

Diverso il punto di vista di Ettore Nicoletto, presidente del Consorzio di Tutela del Lugana: «Noi abbiamo compreso i motivi che hanno portato al rinvio di Vinitaly. Ne prendiamo atto considerando gli aspetti sanitari e presupponendo la timida reazione di altri paesi che avrebbe impedito il solito afflusso commerciale alla fiera. Si parla di futuro, ma l’arresto è già avvenuto. Pensiamo però che se il mercato italiano è stato il primo ad essersi fermato, sarà anche il primo a ripartire, ce lo auguriamo perché è una fetta che non abbiamo mai dimenticato e che per noi conta il 30% delle vendite. Peccato perché nei primi due mesi la nostra denominazione stava andando bene. Dire ora cosa succederà al mercato tra qualche mese è difficile anche perché in questo momento la tendenza è contrastante. In ogni caso vogliamo essere ottimisti e andare avanti cercando una programmazione alternativa per portare avanti la promozione dei nostri vini».

Riflessione in casa Consorzio di Tutela dei Vini d’Abruzzo: «Questo è un periodo di riflessione - dichiara il presidente Valentino Di Campli - stiamo facendo il punto con i nostri associati. Vinitaly, certo, è un momento importante, una manifestazione di sistema che ha un’eco positiva. Il problema che ci si pone è se chi ha aderito per l’edizione di aprile riconfermerà la presenza per quella di giugno, la scadenza massima per lo svolgimento. Se dovesse slittare all’anno prossimo sarebbe un danno su danno. Mancano comunque tre mesi e ritengo che per giugno l’emergenza sarà superata. Per il momento bocce ferme e qualche giorno per fare ogni valutazione con i nostri associati».

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