Immaginate una serata d’inverno tersa limpida con una stellata meravigliosa. Immaginate tre di queste stelle (Michelin). Immaginate una bottiglia di Amarone, una di Sfursat, pensate a Bertani e a Nino Negri. Unite il tutto, shakerate bene ed il risultato è perfetto, fantastico, unico! È quanto accaduto lo scorso 10 febbraio presso al ristorante dei fratelli Cerea,
Da Vittorio a Brusaporto (Bg), che ha fatto da scenario ad una degustazione organizzata dall’
Ais (Associazione italiana sommelier) di Bergamo, capitanata da Roberta Agnelli, impeccabile coordinatrice della serata. Uno “scontro fra titani”: Amarone e Sforzato a confronto, una verticale di
Bertani e
Nino Negri delle annate 1999, 2004, 2005 e 2006.

A guidare questa esplorazione sensoriale del gusto Nicola Bonera, Miglior sommelier d’Italia 2010 e grande relatore dalla forte personalità, che assaggia, commenta e critica i vini con la tecnica del professore ma con la spontaneità di un bambino. «Bisogna essere sempre curiosi nel degustare», sottolinea Bonera durante la serata, sold out già da qualche settimana.
Le “squadre”: per Nino Negri, azienda nata nel 1897 a Chiuro, vicino Sondrio, è presente
Casimiro Maule (
nella foto, a destra), storico enologo dell’azienda, oltre che importante fautore del grande rilancio vitivinicolo valtellinese; mentre per Bertani, casa vinicola nata nel 1857 ad opera dei fratelli Giovan Battista e Gaetano Bertani, a Quinto di Valpantena, a nord di Verona, è presente
Andrea Lonardi (
nella foto, a sinistra), direttore operativo di Bertani Domains, accompagnato dalla grazia di Mimma Zingale, brand manager del gruppo.
Espositivo e dialettico, Lonardi rileva l’importanza, la storia dell’azienda di Tenuta Novare, «che non cede mai alle mode e mantiene il suo stile», ricordando con orgoglio che al suo arrivo in Bertani la proprietà gli disse: «Non fare il tuo vino, ma fai il vino dell’azienda». Come in un match di pugilato, arriva subito il contrattacco di Maule che dalla sua esperienza fa trasparire una saggezza “vinicola”: «Bisogna sempre imparare nella vita», ricordando un aspetto della crescita dei vini valtellinesi negli anni passati quando capirono che «solo controllando le varie fasi del processo produttivo si poteva fare un grande vino».

Bel confronto anche l’etimologia dei nomi. “Amarone”: il nome di questo rosso veronese strutturato deriva dalla parola “amaro”, adottata per distinguerlo dal dolce del Recioto della Valpolicella, da cui ebbe - seppure involontariamente - origine. “Sforzato”: in origine sforzo, sforzare l’uva a fare il vino. Presente in sala anche Elio Ghisalberti, grande esperto del mondo dell’enogastronomia nazionale e noto collaboratore di riviste specializzate del settore. A cornice l’impeccabile professionalità dei sommelier presenti in sala, che versano nei bicchieri gli importanti nettari con dovizia e sacralità.
Si comincia con i 1999, ovvero con le annate più vecchie, e poi a salire, fino al 2006. Tra un’annata e l’altra, le sfiziosità della cucina tristellata dei Cerea con Pà e Strinù, delicatissimo, ad aprire le danze del palato. Tosti questi 1999, potenti e pieni, intenso l’Amarone classico, uscito nel 2007, secco e rigido il valtellinese, in commercio dal 2003.
I 2004 anticipano il guanciale di manzo stufato, tenerissimo, al vino rosso con polenta, che ne esalta le caratteristiche: esotico con spezie orientali il chiavennasco, con ottime evoluzioni nel futuro; austero e tostato il corvinese, sentenzia Nicola Bonera ritmando bene i tempi della degustazione.
La serata è di quelle importanti: ce ne accorgiamo quando arrivano i 2005, che potrebbero tranquillamente essere aperti anche tra 5-6 anni, e i 2006, che possono regalare emozioni stappandoli addirittura tra 10 anni. Grandi vini da invecchiamento, forse i migliori delle due cantine: l’Amarone al palato apre e chiude allo stesso modo, morbido; lo Sfursat, esaltando il sapore tannico del Nebbiolo, parte morbido e arriva sapido. Strappa un applauso Lonardi quando dice che «il grande difetto di noi italiani è di non accettare che ogni annata ha il suo valore commerciale e che se le borse vanno su e giù l’Amarone classico Bertani è sempre stabile!».

Qual è il migliore? Quale vino supera l’altro? A ciascuno la sua scelta! Così come la scelta di pensare con chi bere questi vini, quali abbinamenti culinari azzardare e in quale ambiente fare tutto ciò: nella pulita e fresca Valtellina, dove l’aria è pura e la vita scorre lenta, o nella ridente Tenuta Novare della Valpolicella, con le sue 5 sorgenti naturali di epoca romana, le 5 esposizioni diverse con una schiera di vigneti e ben 5 km di gallerie. Nel dubbio, beviamoci su... prosit!
La serata volge al termine, arriva la sfilata di dolci di Carnevale e ci si accorge che gli otto vini degustati rappresentano davvero tasselli pregiati dell’enologia italiana, fatta di lavoro, cultura, passione, arte del mestiere, che solo alcuni grandi produttori sanno fare al meglio. Arriva il momento dei ringraziamenti e delle foto, tante, a immortalare un evento unico che ricorderemo a lungo. Chi ha vinto? Ha vinto il vino, come sempre, nelle sue varie sfaccettature, che le due case vinicole sanno esprimere al meglio, regalando emozioni in ogni sorso.