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Spirits, accise in rialzo negli ultimi 4 anni Acquistate 30 milioni di bottiglie in meno

L’imposta sull’immissione al consumo delle bevande spiritose, la cui aliquota è aumentata di quattro volte tra il 2013 ed il 2015 ha provocato un drastico calo delle entrate fiscali per via di un crollo delle vendite

 
27 marzo 2017 | 16:08

Spirits, accise in rialzo negli ultimi 4 anni Acquistate 30 milioni di bottiglie in meno

L’imposta sull’immissione al consumo delle bevande spiritose, la cui aliquota è aumentata di quattro volte tra il 2013 ed il 2015 ha provocato un drastico calo delle entrate fiscali per via di un crollo delle vendite

27 marzo 2017 | 16:08
 

29 milioni di gettito fiscale in meno nel 2015 ed una diminuzione del 13% dell’immissione in consumo di bevande spiritose. Sono i dati del ministero dell’Economia e delle finanze, pubblicati a febbraio, che certificano la riduzione-shock delle entrate derivanti dalle accise su grappa e spirits.

In particolare, le statistiche del dicastero dell’Economia evidenziano come il reale gettito delle accise nel 2015 abbia registrato un calo del 5% rispetto al 2014. In pratica, mancano all’appello 29 milioni di euro. Un dato che si spiega con un altro numero: 30 milioni di bottiglie che non sono state vendute sul mercato nazionale. In altre parole, all’aumento delle accise, la commercializzazione dei distillati è calata inesorabilmente.

Spirits, accise in rialzo negli ultimi 4 anni  Acquistate 30 milioni di bottiglie in meno

«Le aziende, di fronte ad un carico fiscale così pesante, si sono viste costrette a scaricare la crescita dell’imposta soprattutto sul prezzo - spiega Antonio Emaldi, presidente di AssoDistil - deprimendo così le vendite. In un modo o nell’altro, le distillerie, ed indirettamente l’Erario, ne ricavano soltanto un danno, accentuato dalla persistente crisi dei consumi».

Una situazione di sofferenza che, in vista della “manovrina” economica richiesta dalla Commissione europea all’Italia, i distillatori chiedono di non inasprire ulteriormente. «Come avevamo già previsto al momento del suo aumento, ormai quattro anni fa - sottolinea Emaldi - la crescita dell’imposta di immissione al consumo si è rivelata un provvedimento inefficace dal punto di vista fiscale e, cosa ancora più grave, punitivo per il comparto delle bevande spiritose».

Il settore della distillazione, composto da piccole e medie imprese spesso a conduzione poco più che familiare, è ben distribuito sull’intero territorio nazionale e rappresenta, nel quadro dell’agroalimentare italiano, l’ultimo anello della filiera vitivinicola nazionale. Un esempio può chiarire la portata delle accise sui prodotti alcolici: su un litro di alcol etilico, venduto al dettaglio, il costo di produzione incide per meno di un euro, mentre il valore dell’accisa, su cui si deve applicare anche l’iva, supera i 10 euro. Le imposte pesano quindi oltre 15 volte il costo dell’alcol.

«Il peso eccessivo delle accise, per le distillerie, rischia di essere un tunnel senza uscita - osserva il presidente dei distillatori - ci appelliamo al Governo perché, nella definizione delle prossime misure economiche e fiscali, tenga in considerazione i dati del ministero dell’Economia ed eviti di colpire ancora un comparto virtuoso che, continuando su questa strada, rischia di sparire dal panorama dell’agroalimentare italiano».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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