Se sei giovanissimo e ti ritrovi proprietario, per successione, di un’azienda agricola in quel di Lucca, tu che abiti a Firenze. Se gran parte delle tue terre sono tra il il Serchia e il Freddana, con suoli sciolti, limo sabbiosi alluvionali e molto drenanti adatti ai bianchi, ma piantati a Sangiovese. Se il tuo Sangiovese in valle ha eccesso di vigoria, che però ti dona uve dalle polpe perfette, con bucce fini, con alcol, mediamente, attorno al 12,5 di gradazione ma anche qualche marciume e vinaccioli che fanno difficoltà a maturare.

Se vai a studiare enologia prima a Firenze poi a Bordeaux e lì ti innamori e sposi una splendida e dolcissima ragazza greca tua compagna di studi. Se ritorni a casa e decidi di convertire la tua azienda in biologica/biodinamica. Se vendemmi, a mano, in tre epoche diverse. La prima per l’acidità, la seconda per l’aromaticità, la terza i vitigni bianchi. Se decidi di vinificare il Sangiovese in cofermentazione con piccole quantità di uve bianche, senza l’utilizzo di lievi selezionati ma usando il pied de cuve sapendo bene che per produrre i rosati, di solito, si usano molti prodotti enologici, ma tu riesci a creare lo stesso prodotti puliti sia al naso che in bocca.

Se dalle esperienze fatte in giro per il mondo, capisci che il futuro della tua azienda è il rosato e il 70% della tua produzione, ora, è di questa tipologia. Se sai, perché te lo ha detto tuo fratello che vive negli Stati Uniti dove possiede una catena di ristoranti, che in Uk gli acquisti di rosati hanno avuto un aumento vertiginoso, si parla del 100%, anche per la nuova moda del rosé frosé, un cocktail a base di vino rosato, succo di limone, ghiaccio e zucchero, di cui gli americani impazziscono. Se sei e hai tutto questo allora non puoi che essere Matteo Giustiniani che, assieme a Mina, è il “signore” di Fattoria Sardi.

Come so tutte queste informazioni? Facile, sono stata invitata a un blind tasting sui rosati italiani e francesi presso la sua azienda con un parterre di alto lignaggio. Due le batterie. La prima rosati “freschi” la seconda con rosati affinati, in tutto o in parte, in legno. Non è stata stilata una classifica finale ma la piacevolezza dei due vini aziendali il Rosé e Le Cicale ha avuto la meglio su vini blasonati.

Un esempio su tutti: i due Chateau d’Esclans, il Whispering Angel 2016 e Le Clans 2015, due provenzali che non hanno brillato. Il Whispering Angel con le sue note fumé, molto secco, con un finale leggermente amaro mi è stato di difficile interpretazione; mentre Le Clans con le sue note caffettose mancava di equilibrio. Più o meno la stessa storia per gli altri due francesi della Provenza della Domaines Ott. Il Coeur de Grain 2016 Chateau se Selle con il naso silente, chiuso, senza voglia di esprimersi anche dopo molto tempo; un bel caminetto con incenso, ma corto in bocca, invece per il Coeur de Grain 2015 Chateau de Romassan. E stiamo parlando di vini che superano abbondantemente i 20 euro a bottiglia.

In gran spolvero invece, oltre ai vini di casa, il Barrosu Rosato 2016, un Cannonau rosato che con i suo sentori muschiati e peposi e la sua entrata maschia e sorso lunghissimo mi ha gradevolmente impressionato. Ma cosa ti raccontano il Rosé e Le Cicale di Fattoria Sardi? Il primo ti parla di Alsazia con i suoi bei idrocarburi che vengono subito stemperati da cesti di ciliege freschissime e lamponi. Entra danzando con la sua freschezza e ti lascia con il pensiero del nocciolo di ciliegia, quello che continui a tenere in bocca perché ti ricorda la mandorla. Il secondo decisamente più complesso e schicchetoso ti comunica storie di ciotole piene piccoli frutti rossi boschivi vicino a vasi di fiori primaverili. Grande è equilibrio gustativo con la sua cremosità contrapposta a una sapidità da manuale.
Per informazioni: www.fattoriasardi.com