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Farnese Vini e la riscossa del Sud agricolo «Siamo stati il traino che non c'era»

 
19 luglio 2018 | 18:38

Farnese Vini e la riscossa del Sud agricolo «Siamo stati il traino che non c'era»

19 luglio 2018 | 18:38
 

Quella di Farnese Vini è anche una storia di riscatto sociale ed economico: territori marginali che parevano destinati all’abbandono, ora con nuove prospettive di sviluppo grazie al rilancio della viticoltura.

Farnese Vini è presente in zone pur assai vocate, dove però si lavoravano i vigneti restando esposti al fluttuare del mercato: spesso le uve venivano smerciate altrove, senza valore aggiunto, in base alle mutevoli richieste provenienti da altre aree considerate “più nobili”. Ecco allora il sopraggiungere di quotazioni al ribasso che stavano allontanando i viticoltori dalle loro terre.

(Farnese Vini e la riscossa del Sud agricolo «Siamo stati il traino che non c'era»)

L’azienda ha innestato una spirale positiva, dando sicurezza economica agli agricoltori, consolidandone il legame con le loro terre, inducendoli a produrre qualità e stimolando con un sistema d’incentivi anche la diffusione di quella cultura produttiva che oggi consente in molti casi la stessa trasformazione delle uve in loco. Farnese Vini è divenuta, insomma, il punto di riferimento per comunità agricole che vivevano il dramma del passaggio generazionale e della desertificazione territoriale, e che oggi sono rivitalizzate e integrate in un sistema efficiente, che guarda al futuro.

(Farnese Vini e la riscossa del Sud agricolo «Siamo stati il traino che non c'era»)

«Siamo stati il traino che non c’era - spiega Valentino Sciotti, amministratore delegato di Farnese Vini - quello che ha consentito non solo la prosecuzione della viticoltura nelle aree in cui siamo arrivati, ma un suo miglioramento qualitativo, una stabilizzazione delle garanzie economiche che la rendono possibile, nonché una diffusione della cultura enologica».

Valentino Sciotti (Farnese Vini e la riscossa del Sud agricolo «Siamo stati il traino che non c'era»)
Valentino Sciotti

Prendiamo come esempio il caso della Puglia, «quando abbiamo iniziato lì, nessuno sembrava particolarmente interessato alla valorizzazione del Primitivo di Manduria», oggi invece sul modello di Farnese Vini molte altre case vinicole ne hanno intuito la potenzialità. Nella zona si trovano tante viti vecchie che erano considerate “povere” in quanto meno produttive degli impianti più recenti, non vanno infatti oltre i 20-30 quintali per ettaro. Viti improduttive? Come quantità, forse. Peccato che regalino - come ogni viticoltore ben sa - le uve migliori, una vera e propria esplosione di sapori, una qualità impareggiabile. Con questa “scoperta”, anche il valore dei grappoli (ossia il tornaconto economico per chi li coltiva) è esploso: si è passati da un prezzo di 15 euro al quintale a punte di 180-190 euro. Farnese Vini, insomma, ha portato benessere, salvando comunità agricole in crisi.

(Farnese Vini e la riscossa del Sud agricolo «Siamo stati il traino che non c'era»)

E ha portato anche logica imprenditoriale. Nel Sud la parcellizzazione delle terre faceva sì che un viticoltore si ritenesse soddisfatto se riusciva a produrre 100mila bottiglie, numeri fallimentari se parametrati alle necessità e potenzialità del mercato. Oggi lo stesso viticoltore continua a lavorare con amore le proprie terre, avendole però affittate a Farnese Vini: ha un reddito garantito ed enormemente superiore a quello che aveva precedentemente - come abbiamo appena visto - e fa parte di un sistema integrato in grado di valorizzare al meglio l’eccellente prodotto della sua fatica. Non è stato scacciato dal proprio borgo, non gli si è chiesto di rinunciare alla propria storia personale e familiare: può continuare a lavorare i suoi vigneti con passione, senza più alcuna preoccupazione per il futuro.

(Farnese Vini e la riscossa del Sud agricolo «Siamo stati il traino che non c'era»)

La qualità nasce proprio da questo “scambio”: persone che vivono in aree periferiche e rurali, legate al territorio («Se non avessi i miei vigneti non saprei cosa fare tutto il giorno»), che ne conoscono ogni sfaccettatura e vogliono continuare ad abitare in quelle comunità dove la cultura della viticoltura è profondamente radicata, anzi è alla base dell’identità locale, sedimentata nelle generazioni, nei secoli. Un mondo entrato in profonda crisi e che rischiava di essere spazzato via, ma che con l’arrivo di Farnese Vini ha regalato insperate prospettive.

Per informazioni: www.farnesevini.it

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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