Questo mese facciamo un tuffo nel Sud accompagnati da Giuseppe Caruso, alle spalle gli studi in Scienze Agrarie dell’Università Cattolica (Piacenza) e un dottorato in Botanica ambientale ed applicata presso l’Università Politecnica delle Marche. «Tornato in Calabria - racconta Caruso - mi sono dedicato all’insegnamento, alla ricerca ed alle botaniche applicate. Era inevitabile che, prima o poi, mettessi insieme birra e botanica, due mie grandi passioni, e così è nato il libro "La botanica della birra"», edito da Slow Food Editore.

Giuseppe Caruso
Cosa vuol dire birra in Calabria oggi?I birrifici artigianali calabresi, oltre una ventina di stabili realtà, sono, come quasi tutto qui, contraddittori. Sublimi eccellenze convivono con esperienze alquanto eterodosse, ma le realtà più dinamiche cominciano a mostrare una propensione alla valorizzazione del “local”. Ed i microbirrifici di prossima apertura sembrano voler consolidare questa tendenza. I nuovi birrai calabresi possono contare su una solida formazione accademica, sulla capacità di padroneggiare tecniche e ingredienti del brassaggio, ma anche sulla consapevolezza che è il territorio, con la sua flora spontanea e le cultivar locali di piante coltivate, la principale risorsa da cui attingere per costruirsi un'identità e un futuro duraturi.
Quali sono le tappe imprescindibili di un itinerario brassicolo calabrese?Partirei da Saracena (Cs) col birrificio De Alchemia (birraio Guido Gagliardi), il progetto più intrigante del panorama brassicolo calabrese. Seconda tappa è Nocera Terinese (Cz), il birrificio ‘A Magara (Eraldo Corti), probabilmente oggi la più solida realtà brassicola calabrese. A Reggio Calabria due significative realtà: Birrificio Reggino (Ferdinando Polito) ed il Brew Pub Gli Sbronzi (Demetrio Crea). Si risale lungo lo Ionio fino a Siderno (Rc) col Birrificio Limen (Nicola Ferrentino), a Zagarise (Cz) col Birrificio Gladium (Anselmo Verrino) e poi Andali (Cz) con Simon & Co. (Felice Masciari), realtà recente ma interessante. Questo personalissimo itinerario si chiude a Strongoli Marina (Kr) al Birrificio Blandino (Gianfranco Blandino).
Eraldo Corti - birrificio 'A Magara
E cosa ci dici dei birrifici agricoli?La Calabria vanta un’invidiabile diversità latitudinale, altitudinale, pedologica ed ambientale. Vaste aree del territorio calabrese hanno una lunga storia di cerealicoltura, e diverse sono le esperienze recenti di coltivazione del luppolo. Che dire poi della coltivazione dei fruttiferi, agrumi (bergamotto, chinotto, cedro) in testa? E nuove colture si affacciano. Tra gli addetti ai lavori cresce la coscienza che occorra dotare di personalità e terroir le proprie birre, o collaborando con i produttori o attraverso l’autoproduzione. Le speranze sono riposte nelle nuove generazioni, che apprezzano la birra artigianale e cominciano a maturare esperienze di homebrewing. La filiera cortissima ed il brassaggio, e perfino la maltazione, forse non sono così lontane.
Guido Gagliardi - birrificio De Alchemia
Materie prime particolarmente usate in regione che caratterizzano le birre? Ne hai scritto addirittura un libro, raccontaci un po’…La Botanica della Birra tratta circa 500 specie vegetali, usate nel brassaggio in tutto il mondo, travalica quindi gli angusti confini regionali. Tuttavia, nutro la speranza che anche i birrai calabresi sappiano approfittare degli stimoli offerti da questo libro e dalla biodiversità vegetale (circa 2.800 piante vascolari) calabrese. Abbiamo circa mille specie spontanee commestibili, e quindi potenzialmente brassabili! Poi, l’immenso e misconosciuto patrimonio di biodiversità agricola. Un territorio montagnoso ed accidentato ha reso difficili per millenni le comunicazioni, favorendo l’isolamento delle comunità, l’autosufficienza, la selezione di cultivar locali di specie coltivate. È all’interno di questi giacimenti biologico-culturali, ancora poco impiegati nella brassatura, che devono cercare i birrai.

Scaffale del Birrificio 'A Magara
Birre della Calabria assolutamente da assaggiare?
Imperdibili, a mio parere: Kairos, saison con segale aspromontana e scorze fresche di bergamotto de Gli Sbronzi; Brown IPA di Birrificio Reggino; Wabanaki, Pacific IPA di Limen; Bardh, premiata blanche al bergamotto di Simon & Co.; Sintesi di De Alchemia, Mediterranean Gose a fermentazione mista; Futura, ale alla Cannabis sativa di Blandino; Darkana, imperial porter di Gladium; Frambueza, delicata raspberry ale di ‘A Magara, probabilmente non la birra di punta del birrificio di Nocera Terinese (la vera imperdibile forse è la Strina, la tripel con segale Made in Calabria) ma lodevole progetto sociale: i lamponi sono prodotti da Casa di Nilla, centro di accoglienza per giovani in difficoltà.
Come è messa la regione riguardo la dimensione pub e mescita?Se penso ai sacri templi regionali della mescita mi vengono in mente Nabirra (Cosenza), il Brillo Parlante (Lorica), Calabriaalcubo (Nocera Terinese), Simon Pub e La Tana Public House (Catanzaro), Malto Gradimento e Gli Sbronzi (Reggio Calabria), Officina Pab (Locri) e diversi altri. A queste coraggiose avanguardie il merito di aver aperto la strada, ma oggi sono sempre più rari bar e ristoranti calabresi del tutto sprovvisti di birra artigianale. Che sia questa, l’autentica rivoluzione della birra artigianale declinata alla calabrese?