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Dalla cessione al progetto Collerosso Birra del Borgo non si slega dal territorio

di Giovanni Angelucci
 
02 marzo 2019 | 10:41

Dalla cessione al progetto Collerosso Birra del Borgo non si slega dal territorio

di Giovanni Angelucci
02 marzo 2019 | 10:41
 

A spasso per il mondo ma nei confini di un piccolo paesino del centro Italia, Borgorose, a cavallo tra Lazio e Abruzzo. Qui è nato e vive uno dei birrifici più conosciuti e valenti d’Italia: Birra del Borgo.

Ma come si può viaggiare rimanendo fermi a sorseggiare birra sull’Appennino centrale italiano? Semplice, con i racconti del visionario Leonardo di Vincenzo, fondatore e birraio di BdB. Tutti dovrebbero fare una chiacchierata con lui perché il suo mix di placidità e grande cultura birraria lo rendono particolarmente interessante; purtroppo non è così facile considerato che non sta mai fermo nello stesso posto per un più di una settimana, dunque lo intervisto io per voi.

Leonardo Di Vincenzo (Dalla cessione al progetto Collerosso Birra del Borgo non si slega dal territorio)
Leonardo Di Vincenzo (foto: Dissapore)

Leo, ci conosciamo ormai da diversi anni, eri un sognatore, e lo sei ancora, cosa è cambiato dagli inizi ad oggi nel tuo approccio alla birra e al mondo brassicolo?
L’approccio è rimasto lo stesso: la voglia di ricerca e di innovazione su quello che è il prodotto ed in generale il mondo della birra. Allo stesso tempo cresce sempre di più la voglia di ampliare la cultura birraia ad un pubblico più ampio possibile. A volte nel nostro mondo si rischia di diventare molto tecnici e chiudersi in una nicchia, trasformando i nostri prodotti in un qualcosa per pochi intimi. Invece io credo fortemente che insegnare, spiegare e far scoprire novità sia sempre più il segreto per far innamorare il grande pubblico della birra di qualità.

Ci sono stati dei cambiamenti, ricordiamo la cessione del 100% di Birra del Borgo al colosso AB Inbev nell’aprile 2016, e tu sei stato sommerso da critiche e disapprovazioni. Il consumatore medio, però, non sa nulla di queste dinamiche; ma se viene raggiunto dalla notizia di un’acquisizione da parte dell’“industria” può in un istante cambiare opinione. Cosa vorresti spiegargli?
Ritengo sia molto umano il fatto di vedere l’acquisizione dell’industria come un pericolo per la diversità e per la qualità delle piccole realtà, ma in realtà suggerirei al consumatore di assaggiare i nostri prodotti e di rendersi conto che da dopo l’acquisizione siamo stati capaci di continuare a fare tante birre, tutte molto diverse tra loro e non solo a mantenere la stessa qualità, ma molto spesso anche a migliorarla.

(Dalla cessione al progetto Collerosso Birra del Borgo non si slega dal territorio)

L’acquisizione cosa ha comportato per te e per la tua squadra? Quali sono stati i miglioramenti? Insomma come sta il birrificio? Rimpianti?
L’acquisizione dal lato poetico e dal lato umano è stato un momento difficile in quanto sicuramente emotivamente è complicato sostenere i detrattori, ma sicuramente per BdB ed il suo staff è stato un evento molto positivo. Ha proiettato l’azienda in una dimensione internazionale, ha permesso di intraprendere tanti miglioramenti sia dal punto di vista infrastrutturale che di condizioni del lavoro stesso, ed infine aprire un ventaglio enorme di varie possibilità.

Birra del Borgo è oggi una fucina di idee come l’ultimo progetto collaterale Collerosso. Ce ne parli brevemente?
Collerosso è un ritorno alle origini. Il luogo dove BdB nasce e si sviluppa, dove vengono create tutte le birre che hanno rappresentato la nostra storia e che hanno lasciato un segno nel panorama della rivoluzione culturale della birra italiana. Oggi Collerosso dopo 3 anni di fermentazioni lascia le prime “spontanee” ovvero birre fatte senza aggiunte di lievito, raffreddate in una vasca aperte e fermentate in botti di legno. Un ritorno al passato, alle origini della birra e soprattutto verso prodotti unici che più che mai rappresentano l’espressione di un territorio.

Veniamo alle birre. Ho perso il conto… Dovrebbero essere circa una ventina divise tra “Classiche”, “Bizzarre”, “Quotidiane” e “Stagionali”. Qual è la birra emblema del birrificio e quale quella di cui sei più soddisfatto? E la birra a cui ti senti più legato?
Su tutte la birra a cui sono molto legato è l’Equilibrista. Al confine con il mondo del vino, originale nel pensiero e nella tecnica produttiva e sempre rispettando il tempo della sua produzione ed il fascino di una fermentazione mista. Insomma, una birra che si conserva e migliora nel tempo e che permette con il suo 40% di mosto Sangiovese e l’impiego del metodo Classico di poter avere un punto di contatto tra la birra e le bollicine del vino.

Per informazioni: birradelborgo.it

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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