Ecco fatto. Anche l'anteprima delle anteprime ha dato il meglio di se stessa. L'anteprima Amarone con la presentazione del millesimo 2016 ha dato delle indicazioni molto precise. Dopo un inverno mite e un leggero anticipo di germogliamento è seguita una fase vegetativa fresca e piovosa (maggio e giugno) che ha portato ad un ritardo della fioritura di un paio di settimane rispetto al 2015, ma comunque nella media del periodo.
Primi assaggi di Amarone 2016 nel fine settimana a Verona
In estate, le temperature non si sono spinte oltre i 35°C, quindi non si sono registrati gli eccessi che hanno caratterizzato l'annata precedente. La maturazione è proseguita regolarmente, contenendo i problemi sanitari dovuti ai fenomeni intensi di maggio, giugno e agosto, con il raggiungimento di ottimi livelli dei principali parametri analitici come zuccheri e acidità. I periodi di appassimento si sono aggirati sui 90 giorni senza bisogno di supporti tecnici e la perdita media di peso è stata del 35%.
Con una primavera fresca e piovosa e un'estate calda i vini si presentano, per la maggior parte, freschi e in piena evoluzione. Per essere totalmente onesti, quest'anno abbiamo voluto lanciare una sfida a noi stessi. Degustare, alla cieca, solo i campioni da botte presentati, per vedere se anche con questi vini tutti in divenire uscivano con i punteggi più alti le aziende blasonate e se ci fosse qualche bella novità. Ma prima di questo, in generale, vediamo come sarà l'Amarone 2016. Profumi freschi e bocche importanti. Sentori balsamici in primo luogo in quasi tutti i campioni, parecchia frutta di bosco con mirtilli in evidenza, tanto cioccolato e tanti Boeri. Pochissime ciliegie fresche e poche spezie.
Calici di Amarone in degustazione
Ovviamente, essendo campioni da botte, il naso non si poteva esprimere in maniera compiuta, gli manca tutto il riposo e l'evoluzione della bottiglia. Ma le bocche... che pienezza, che verticalità, che freschezza, che setose note di morbidezza. I tannini sono in gran parte ancora crudi ma non verdi, denotano segni di possibilità di invecchiamenti importanti. Molti sono decisamente lunghi e complessi. Insomma una gran bella annata. Ma quali sono le aziende, tra quelle che hanno presentato i campioni da botte, che hanno ottenuto, a parer nostro, le valutazioni maggiori? Sia piccole aziende come Albino Armani e Selum di Marconi Luigi, che quelle di grandi dimensioni come Villa Rinaldi, Santa Sofia, Zymè e Bolla. Altra considerazione che crediamo opportuno fare: è ora di sdoganare le aziende non produttrici, chiamate anche impropriamente imbottigliatori e trattati con sospetto dagli "addetti ai lavori".
In Francia sono i cosiddetti "négociant" e questo titolo non è considerato negativo o addirittura truffaldino. Nello Champagne sono chiamati “négociant manipolant” e la maggior parte delle più grandi marche di champagne ha questo status. I 25 maggiori controllano metà del mercato dello champagne. I nostri "négociant" si affidano a conferitori con cui hanno instaurato un rapporto di fiducia massima, li fanno seguire dagli agronomi, acquistano le uve migliori sul mercato e le pagano il giusto e magari qualche cosina di più per riuscire ad avere l'esclusiva. È vero che non hanno terreni di proprietà ma danno da vivere a uno stuolo di piccoli agricoltori, il più delle volte terzisti, cioè che hanno il loro lavoro primario e coltivano il vigneto alla sera e al fine settimana.
La fortuna della Valpoliccella è nata così con i signori Masi e Bolla ecc. ecc. che acquistavano le uve e le vinificavano al meglio. Poi, pian piano, i piccoli hanno preso coraggio e hanno iniziato a fare vino dalle loro belle uve e così facendo son nate tutte le piccole splendide realtà della Valpolicella, ma anche di tutto il panorama enologico italiano.
Rinaldo Rinaldi dichiara apertamente che la sua azienda è Maison de Négoce Italiana e afferma, attraverso la figlia presente all’Anteprima, che «preferisce concentrarsi sulla vinificazione, perché non ce la fa a seguire sia la campagna che la cantina».
Dello stesso parere
Luciano Begnoni, patron di Santa Sofia che spiega: «I conferenti mi aiutano a migliorare il vino soprattutto nelle annate non facili: avendo a disposizione vigneti di zone diverse riusciamo ad ottenere vini migliori rispetto a quelli che si potrebbero realizzare da una sola zona. È cruciale la relazione diretta con chi coltiva la vigna per conoscere la qualità delle uve e capire poi come si evolverà il vino». Tutto il nostro rispetto per chi produce e vinifica ovviamente, ma altrettanto rispetto ai négociant nostrani.