Meri, Alessandra e Valentina sono tre sorelle della quarta generazione della famiglia veneta Tessari alla guida della cantina Suavia di Fittà (Vr), dedita da sempre alla vitivinicoltura nella zona Classica del Soave, citata già nel 1271 come «terra arativa con vigne» e delimitata per la prima volta nel 1931. «Il Soave è tutto quello che facciamo e le nostre radici affondano in questa terra nera che alimenta grandi uve bianche», ha sottolineato Alessandra Tessari presentando a Roma, al ristorante "Da Etta" di Piazza in Piscinula, la nuova linea "I luoghi" con tre vini da Garganega in purezza. Sono Fittà, Castellaro e Tremenalto, vinificati alla stessa maniera - raccolta manuale nella prima metà di ottobre, fermentazione in acciaio, maturazione di un anno a contatto con le fecce fini e due anni di affinamento in bottiglia - ma che alla degustazione si sono rivelati espressioni decise del proprio suolo. Vini diversi, pur uniti dalla comune matrice vulcanica, risultato di una ricerca geologica durata cinque anni, con il coinvolgimento di Giuseppe Benciolini, docente di enologia all'Università di Verona, intrapresa a seguito del riconoscimento nella denominazione delle Uga (Unità Geografiche Aggiuntive). Le colline orientali del Soave sono le più vocate della zona del Classico, sia per il microclima che per i suoli vulcanici ricchi di microelementi, mentre ad ovest sono prevalentemente calcarei.

Fittà, Castellaro e Tremenalto compongono la linea "I luoghi" di Suavia
Frazionati in microzone, i terreni danno importanti cru della stessa denominazione. «Sono forti le differenze tra i suoli anche nelle stesse aree vulcaniche - ha precisato Valentina Tessari, enologa di Suavia- e il progetto di zonazione ha identificato ben 33 unità geografiche aggiuntive. Il risultato è una diversificazione della produzione con vini unici e identitari sotto il profilo organolettico. La disgregazione delle rocce basaltiche le ha rese penetrabili ed assimilabili dalle radici delle viti, interagendo con la vegetazione con un interscambio di acqua e nutrienti». Ognuna delle tre etichette, non commerciabili singolarmente, è stata declinata in appena 2 mila bottiglie, contenute in un cofanetto limited edition. Con un menu concordato con i cuochi di "Da Etta" (Tartare di tonno e spigola, ravioli con ricotta e gamberi e polpo rosticciato con crema di patate allo zafferano) Fittà, Castellaro e Tremealto hanno evidenziato diversità, ma eleganza comune. Il primo connotato da una concentrazione aromatica, salinità e freschezza agrumata. Il Castellaro, da un suolo ricco di frammenti rocciosi, ha espresso verticalità, intensità e note di frutta esotica. Infine, il Tremenalto, che nasce in località Moscatello, da suoli rossastri a causa di processi ossidativi dei minerali, si è fatto apprezzare per eleganza, complessità, freschezza, note di frutta gialle e note balsamiche ed erbacee.
La filosofia di Suavia: sì convinto al tappo a vite
Suavia è l'unica cantina del Soave a produrre nei suoi 30 ettari solo vini bianchi da Garganega e Trebbiano di Soave, le varietà autorizzate per la Doc. Le uve sono allevate con il sistema della pergola veronese, che garantisce areazione della parete vegetativa e protegge il grappolo dal sole diretto. Le viti hanno un'età compresa tra i 50 e i 70 anni e sono ad un'altitudine di poco inferiore ai 300 metri sul livello del mare. Su queste colline affondano anche le radici dei Tessari. Una storia che comincia all'inizio del Novecento, in località Fittà, quando al pari di altri agricoltori, la famiglia impiantò i vigneti per conferirne il frutto alla locale cantina sociale. Consapevoli della potenzialità del territorio, decenni dopo, Giovanni Tessari e la moglie Rosetta decisero di vinificare in proprio.

Meri, Alessandra e Valentina Tessari, la quarta generazione di viticoltori di Suavia
Era il 1982 e il nome scelto per la cantina, Suavia, era quello antico del paese di Soave, fondato dal nordico Alboino e dai suoi Suavi (o Svevi) nell'anno 568. Oggi le tre sorelle sono memori del saper fare dei nonni ma aperte all'evoluzione del prodotto nel segno della qualità, delle innovazioni tecnologiche e alla scelta della viticoltura biologica, certificata dal 2019. La sostenibilità è presente in tutte le fasi agronomiche e di cantina, fino alla scelta del tappo a vite.
«Garantisce - ha ricordato Meri Tessari - la migliore conservabilità ai nostri vini come sono stati pensati e creati, anche a distanza di anni, consentendone la perfetta micro-ossigenazione. Inoltre, le diverse tipologie consentono di regolare la quantità di ossigeno che conviene o si desidera far passare. Erroneamente associato solo ai vini giovani e freschi, garantisce invece evoluzione e conservazione anche nei lunghi affinamenti. In più, i tappi sono in alluminio e ricicIabili all'infinito». Un omaggio al passato è l'inconfondibile bottiglia che richiama il fiasco di vino che nonno Tessari metteva a tavola insieme al pane. Unione simbolica, come scrisse Ignazio Silone citando Pietro: «Il pane è fatto di molti chicchi di grano, perciò significa unità. Il vino è fatto di molti acini d’uva, e anch’esso significa unità» ("Vino e pane", 1937).
Garganega e Trebbiano di Soave protagonisti
La Garganega, varietà versatile, adattabile e generosa, dal grappolo non compatto che evita marciumi, complessa e profumata a livello organolettico, può dar vita a vini semplici ma anche importanti, sviluppando con l'affinamento note di mandorla e miele. Il Trebbiano di Soave, la sola altra varietà coltivata a Suavia, esige molta cura e per questo negli anni è stato parzialmente trascurato, pur garantendo vini di struttura, grado alcolico e longevità. Attualmente, la cantina Suavia produce due Soave Classico Doc, entrambi 100% Garganega. Il primo, in commercio dalla prima annata 1983, è giallo paglierino con riflessi verdi, fragranze di frutti e fiori bianchi, note vegetali e minerali (12% vol) ed è stato indicato nel 2022 tra i 100 migliori vini del mondo da Wine Spectator. Fermentazione in acciaio, 5 mesi a contatto con le fecce fini, filtrazione a membrana e almeno un mese in bottiglia.

Solo vini bianchi per la cantina Suavia, da uve certificate biologiche
Il secondo è il Monte Carbonare, prodotto dal 1986, dalla forte personalità con mineralità tagliente, cremoso ed elegante, con sentori di pietra focaia e agrumi. Gradazione 12,50%, rimane a contatto per 12 mesi con le fecce fini in vasche d'acciaio e subisce una filtrazione a membrana prima dell’imbottigliamento. Seguono 6 mesi in bottiglia, prima della commercializzazione. Trebbiano di Soave in purezza è invece il Masifitti Bianco Veronese Igt, una limpida espressione varietale. Il vigneto è stato piantato nel 2006 utilizzando cloni di vecchie vigne selezionate dall’Università Agraria di Milano. Matura per quindici mesi a contatto con le fecce, e successivamente affina in bottiglia per 12 mesi. “Le Rive”, l'altro Bianco Veronese Igt, è un vino dal corpo pieno, sapido e persistente.
Le uve surmature provengono da un piccolo appezzamento esposto a sud, in prossimità di Fittà, di chiara origine vulcanica a tessitura argilloso-limosa. Matura in botte grande per 15 mesi a contatto con le fecce e successivamente viene affinato per dodici mesi in bottiglia. Prodotto solo nelle annate migliori è invece “L'Opera Semplice” Metodo Classico Dosaggio Zero. Le uve vengono selezionate nel vigneto di Trebbiano di Soave Massifitti. Maturazione in acciaio, sosta sui lieviti di 24 mesi in bottiglia e successiva maturazione in bottiglia per altri 24 mesi. Infine, prodotto da secoli in ogni casa contadina, non può mancare l'Acinatium, Recioto di Soave Docg, 100% Garganega, dolce, fresco, equilibrato e avvolgente. Le uve vengono selezionate all’interno di un piccolo vigneto a Castellaro. Dopo la vendemmia il vino matura per 24 mesi in acciaio sulle fecce e successivamente affina 12 mesi in bottiglia.
Suavia Azienda Agricola
Frazione Fittà via Centro 14 - 37038 Soave (Vr)
Tel 045 7675089