Negli ultimi mesi i social si sono riempiti di immagini tutte uguali: pullman di ragazzi diretti in Francia, forbici in mano e stories a raffica. Non turisti, non enologi, ma influencer pronti a vendemmiare. Un rito antico che diventa improvvisamente spettacolo digitale.

Filari dorati in Champagne, lo scenario perfetto per la vendemmia
Vendemmia in Francia, non è (solo) moda
Perché proprio lì? Non è solo moda. In Francia un vendemmiatore parte da 11,88 €/h lordi (SMIC), in Borgogna le tariffe possono arrivare oltre i 20 €/h, con domeniche e festivi pagati al +50% e indennità precise: se il pasto non è fornito, scatta un panier repas di 8,44 €; quando vitto e alloggio sono inclusi, valgono come “vantaggi in natura” regolati. In più, esiste un contratto ad hoc, il contrat vendanges, che garantisce copertura e diritti.

Al lavoro nei filari
In Italia, invece, il quadro è molto più fragile: i contratti provinciali fissano paghe variabili (a Brescia da 8,07 a 14,99 €/h), ma secondo i rapporti su agromafie e caporalato sono almeno 200mila i lavoratori agricoli in nero, con compensi che possono scendere a 3-7 €/h. Orari lunghi, condizioni precarie, assenza di tutele. Fino al 2024 esisteva la NASpI per i rimpatriati; oggi non più. Il vantaggio francese resta, dunque, nella certezza di regole e dignità.
Il peso del nome
Champagne e Borgogna valgono più di mille reel. Mostrare un grappolo lì non è la stessa cosa che farlo nelle nostre campagne: è branding puro, i nomi più desiderati del mondo che diventano sfondo per la fatica più antica del mondo. Per molti influencer la vendemmia in Francia è un contenuto che funziona: filari dorati, scorci di cantine leggendarie, bottiglie iconiche che generano like, follower e, diciamolo, anche un pizzico di invidia.

Festa di fine vendemmia, tra momenti comunitari e degustazioni
Dire “io c’ero” in quei luoghi diventa un trofeo digitale, uno status da esibire. E a questo si aggiunge il fascino delle feste di fine vendemmia, momenti comunitari in cui capita di bere cuvée o cru che i comuni mortali non potrebbero mai permettersi. In Francia la fatica nei filari si trasforma così non solo in contenuto, ma in capitale simbolico: lavoro, mito e privilegio fusi nello stesso calice.
Moda o cortocircuito?
Il fenomeno è un cortocircuito tra economia e immaginario. La Francia regolarizza e paga; l’Italia arranca, divisa tra poesia e precarietà. E i social amplificano: la vendemmia diventa narrazione aspirazionale, più che lavoro agricolo.
L’altra verità del vino
Il vino, però, non è mai solo immagine. È scrittura liquida, mutevole, specchio delle emozioni di chi lo beve. Un calice può essere intimo compagno di lettura o frammento di leggenda: dipende da chi lo vive e da quando lo racconta. La moda francese è superficie brillante; il vino resta viaggio interiore, fatto di domande più che di risposte.

Il vino come esperienza sensoriale e capitale simbolico
Un monito amaro
Abbiamo passato anni a dire che gli influencer vivono di aria e like, ed eccoli ora piegati nei filari francesi. Ironia della storia, ma anche un monito: se partono non è per folklore, ma perché lì trovano ciò che qui manca - contratti, tutele, riconoscimento. Finché l’Italia continuerà a raccontare l’agricoltura come poesia senza affrontarne le contraddizioni, continueremo a guardare i nostri giovani partire. Champagne e Borgogna ringraziano. Noi restiamo a guardare.
Vendemmiare in Francia: cinque cose da sapere
- Contratto garantito
Si lavora con il contrat vendanges: breve durata, ma regolare, con copertura e diritti.
- Retribuzione
Minimo sindacale da 11,88 €/h, in alcune zone fino a 20 €/h. Festivi pagati al +50%.
- Vitto e alloggio
Spesso inclusi o rimborsati: indennità pasti (8,44 €) e alloggio regolato come “vantaggio in natura”.
- Come candidarsi
Portali ufficiali (Pôle Emploi), agenzie interinali, syndicats viticoles e gruppi social dedicati.
- Periodo giusto
Da fine agosto a ottobre, con Champagne e Borgogna tra le mete più richieste.
Parola del mese: Cortocircuito
Quando la vendemmia diventa palcoscenico social e il vino più un trofeo da mostrare che un’esperienza da vivere.