Un viaggio nella storia per raccontare, attraverso il vino, il legame profondo con il territorio interpretandolo con una visione nuova, incentrata su ricerca, sperimentazione e sostenibilità. Siamo ad Artimino (Po), una tenuta che si estende su 732 ettari, tra vigne, boschi e uliveti, nel cuore del Barco Reale, dominata dalla Villa Medicea La Ferdinanda, di proprietà, dalla fine degli anni Ottanta, della famiglia Olmo che, da quasi quattro anni, ha avviato un nuovo progetto volto a valorizzare l’identità dei vini delle colline medicee di Artimino, restituendo centralità alle origini, alle vocazioni singolari delle parcelle, alla storia antica che queste terre custodiscono e che oggi torna a essere raccontata con una sensibilità contemporanea.

La Villa Medicea La Ferdinanda immersa nel Barco Reale
Una nuova visione per la Tenuta di Artimino
«Siamo custodi di un’eredità che attraversa i secoli - dichiara Annabella Pascale, presidente del Cda di Artimino Wine Estate e della Fondazione Giuseppe Olmo. Il nostro compito è farla vivere nel presente, con una visione che coniughi memoria e futuro. La Tenuta ha un valore storico inestimabile, come patrimonio artistico-culturale e vitivinicolo, oggi vogliamo esprimere un modo nuovo di intendere l’impresa vinicola: non più un processo produttivo ma una piattaforma capace di generare valore attraverso l’unicità, la bellezza, la responsabilità verso il territorio e la sua storia».

I vigneti della Tenuta di Artimino
Un’idea ambiziosa e lungimirante, che apre la nuova stagione di Artimino Wine Estate per l’avvio della quale Annabella Pascale e Francesco Spotorno Olmo, in rappresentanza della terza generazione della famiglia, decidono di avvalersi della consulenza di importanti nomi del mondo del vino e dell’agronomia: Vincenzo Ercolino, con la sua profonda conoscenza nel mondo del vino; Attilio Scienza, massimo esperto di viticoltura e Riccardo Cotarella, uno dei più autorevoli enologi a livello internazionale.
Il progetto scientifico e la nascita dei nuovi Cru
E, dopo anni di indagini agronomiche, ascolto del territorio, prove di vinificazione e studio scientifico dei suoli, la Tenuta inaugura ufficialmente un nuovo corso e, il 24 novembre, nelle sale dell’Hotel Me Milan Il Duca, di Melià Collection, di cui fa parte anche Artimino, ha presentato la nuova linea di monovarietali e una rinnovata idea di cultura enologica. «Dopo aver analizzato e valutato il territorio nel suo insieme - dice Riccardo Cotarella - preso atto della potenzialità, abbiamo deciso, insieme alla proprietà, di puntare in alto, dando valore ai migliori vitigni che ci avrebbero poi garantito vini di qualità eccellente. Abbiamo impostato un progetto che parte dalla conoscenza profonda del territorio: lo studio di zonazione, durato quasi due anni, ci ha permesso di mappare le potenzialità delle vigne con strumenti avanzati e vinificazioni sperimentali. Questo è il cuore della nostra filosofia: produrre vini che siano espressione autentica del terroir, con pratiche agricole responsabili e sostenibili; interpretare il territorio con uno stile contemporaneo».

Riccardo Cotarella e Annabella Pascale
Sotto la supervisione del presidente di Assoenologi, sono state condotte vinificazioni sperimentali, per tre anni consecutivi, con l’intento di verificare in cantina quanto osservato in vigna. L’integrazione tra dati agronomici e riscontri enologici ha permesso di tracciare una mappa dettagliata delle potenzialità viticole della Tenuta, individuando cinque appezzamenti simbolo, ciascuno capace di restituire un’identità varietale precisa e riconoscibile. Da questa ricerca sono nati i cinque Cru di Artimino, espressione autentica delle anime del territorio: Custode delle Tele Sauvignon Blanc 2024, Moreta Sangiovese 2022, Poggipiè Cabernet Franc 2022, Punto Ombra Chardonnay 2022, Vediavoli Chardonnay 2021. Ogni Cru è il risultato di una lettura delle vocazioni che il territorio ha svelato. Un percorso di conoscenza, di una ricerca enologica e agronomica condivisa che unisce scienza, esperienza e sensibilità.
L'identità dei vini e il ruolo della famiglia Olmo
«Con la presentazione dei nuovi Cru, Artimino ridefinisce la sua presenza nel mondo del vino - racconta la Pascale - abbiamo scelto la via più complessa e più nobile: quella dell’identità, della ricerca e della coerenza. È l’inizio di una nuova stagione in cui il vino torna a essere, qui, un fatto culturale prima ancora che produttivo, una lente attraverso cui leggere il territorio, la sua storia e il suo valore senza tempo». «Tenuta di Artimino - continua Cotarella - è una realtà straordinaria dove la storia del vino affonda le radici in epoca etrusca e si intreccia con la visione illuminata della famiglia Medici. Il nostro obiettivo è raccogliere questa eredità con rispetto e lungimiranza. La famiglia Olmo ha investito in qualità e immagine e noi abbiamo introdotto protocolli di lavorazione delle uve e nuove linee di prodotto, come il Supertuscan, per dare voce alla grande ricchezza di suoli e microclimi. Vogliamo che i vini di Artimino siano distinguibili al primo sorso, ambasciatori di un territorio unico».

Le etichette in degustazione all'Hotel Me Milan Il Duca
Ma qual è il vino che ha stupito maggiormente l’enologo e la proprietà? «Sicuramente il Sangiovese - dice Cotarella - grazie alle caratteristiche territoriali riesce a esprimere un carattere veramente particolare riconducibile all’entità aziendale». «Il Sangiovese - dice Annabella - è sempre stato protagonista in Toscana e ad Artimino. Era da tempo che sognavamo di fare un 100% Sangiovese, però sicuramente devi farlo con la mano e con le conoscenze di professionisti di eccellenza, ma soprattutto con un grande lavoro in vigna che garantisca un prodotto di grande qualità. E quindi siamo entusiasti di avere il Sangiovese tra i nostri monovarietali. Ma il vino che mi ha reso particolarmente felice è stato il Cabernet Franc in purezza. Quest’ultimo ha una lunga storia ad Artimino ed è legato a Caterina de’ Medici e al Carmignano perché certamente nel 1700 veniva utilizzato per questo blend. Circa sette anni fa abbiamo piantato i primi quattro ettari di Cabernet Franc, perché lo desideravo io, quindi mi sento un po’ la madrina di questa scelta. Il progetto era di inserirlo nel blend del Carmignano al posto del Cabernet Sauvignon».

Il vino che ha stupito maggiormente l’enologo e la proprietà? Il Sangiovese
«Quando è stato pronto, dopo aver fatto un paio di vendemmie, abbiamo vinificato singolarmente. A dicembre scorso, come di consueto, ci siamo trovati tutti in cantina per fare gli assaggi. Ricordo ancora con emozione quando Cotarella ha assaggiato il Cabernet Franc. Lo ha messo al naso, poi in bocca, poi ancora al naso… mi ha guardato e mi ha detto: "Annabè, sei pronta per venire con me al Vinitaly? Vorrei portare questo vino al Grand Tasting I diversamente autoctoni". Ovviamente io ero entusiasta, emozionata, felice. Le bottiglie non erano ancora pronte, non c’erano ancora le etichette. Abbiamo fatto tutto a grande velocità». E così il primo prodotto di questo nuovo progetto di Artimino Wine Estate ha debuttato al Vinitaly 2025, tra le eccellenze dei vini italiani nella importante degustazione guidata da Riccardo Cotarella, insieme con Luciano Ferraro, vicedirettore del Corriere della Sera. Accanto ai nuovi Cru, Artimino Wine Estate offre i suoi Classici Toscani, che continuano a custodire il patrimonio storico del Carmignano Docg, l’equilibrio secolare tra Sangiovese e Cabernet, e del Chianti Docg.
I progetti futuri: nuove varietà e sostenibilità
Ma quali sono i nuovi progetti della famiglia Olmo? «Secondo il professor Scienza - che ha fatto questo studio incredibile su Artimino, avviando anche lo studio di zonazione (Pinzauti si è dedicato quasi un anno a studiare il sottosuolo artiminese) - ad Artimino c’era il Carménère. Quindi abbiamo ripiantato il Carménère che potrebbe essere un prossimo monovarietale» svela Annabella Pascale. Questo nuovo indirizzo della famiglia Olmo si inserisce in un disegno più ampio che abbraccia l’intero ecosistema della Tenuta di Artimino: dalla gestione sostenibile degli oliveti (circa 16mila ulivi) alla tutela del patrimonio boschivo e della biodiversità di 540 ettari, alla ricerca viticola promossa con la Fondazione Giuseppe Olmo, motore di iniziative culturali e scientifiche che trovano, in quest’angolo di Toscana, non solo un magico luogo ma un centro identitario di cultura.
Via la Nave 11 59015 Carmignano (Po)
Lun-Gio 08:00-12:00, 13:00-17:00; Ven 08:00-12:00, 13:00-16:00