Siamo quasi al termine della vendemmia 2025 e quello che per decenni è stato un momento “magico” per il mondo del vino, momento in cui si capiva lo spessore qualitativo del vino che si sarebbe prodotto, oggi sta diventando un momento di forte preoccupazione produttiva. La vendemmia 2025 in Italia è stata stimata attorno ai 47,4 milioni di ettolitri, con un aumento dell'8% rispetto al 2024, confermando l'Italia come primo produttore mondiale. La qualità è considerata eccellente, con una maturazione regolare e un buon equilibrio tra zuccheri e acidità. Le regioni del Sud hanno mostrato una crescita particolarmente forte, compensando una leggera flessione nel Centro.

La vendemmia 2025 volge al termine
Le regioni del vino: crescita al Sud, tenuta al Nord, flessione al Centro
Il Sud: È il vero motore della ripresa, con un aumento a doppia cifra del +18% dove si registrano incrementi notevoli in Abruzzo e Molise (+25%), Sicilia (+20%), Puglia (+17%), Calabria (+15%) e Campania (+13%). Solo la Sardegna rimane stabile. Al Nord: Anche il Nord mostra una progressione, seppur più contenuta. A trainare la crescita sono la Lombardia (+15%), il Friuli-Venezia Giulia (+10%) e il Trentino-Alto Adige (+9%). Più limitati gli incrementi in Piemonte (+5%) e Veneto (+2%). L’Emilia-Romagna è stabile, con risultati contrastanti tra Romagna ed Emilia. Nel Centro: L’unica macro area con un segno negativo (-3%). Gli aumenti di Umbria (+10%), Marche (+18%) e Lazio (+5%) non sono sufficienti a compensare la flessione della Toscana con un -13%, considerata fisiologica dopo l’abbondante vendemmia del 2024.

Il sud è il vero motore della crescita di produzione, +25%
Preoccupazione nel settore: tra surplus e consumi in calo
La vendemmia quindi è andata bene, ma perché c’è preoccupazione? Un aumento di produttività in un mercato in lieve flessione (così nel 2025 come negli anni passati), crea sempre una forte spaccatura tra quantità di vino prodotto, litri stoccati in cantina e il totale venduto sul mercato. Inutile dire che, di questo passo, tutto il sistema si strozzerà. Ricordiamo che a giugno 2025 il vino stoccato ammontava a 43,6 milioni di ettolitri, di cui quasi il 56% di vino DOP.

Un surplus di produzione deve far conto con un lieve calo nei consumi
Il peso dei dazi e il crollo dell’export
Nel frattempo però ci sono altri dati che agiscono da aggravante, come si evince da un articolo di Repubblica del 12 ottobre che recita: “Al ristorante senza vino, è crisi della bottiglia: cali del 30 per cento”; l’articolo di Jacopo Fontaneto pone, a mio avviso correttamente, l’accento sul fatto che in questa situazione la ristorazione sta compiendo karakiri, alzando i prezzi in modo smisurato e andando a forzare la mano del consumatore che preferisce rinunciare all’acquisto. La riflessione, quindi, è che il mondo del vino non ha saputo reagire, tanto meno in relazione all’inasprimento del codice stradale.

L'aumento del prezzo del vino al ristorante ha portato molti clienti alla sua rinuncia
A fine anno aggiungeremo i veri dati consuntivi di quanto è costato al mercato vino italiano il sistema dazi americani, considerando che la nota del 16 ottobre dell’Unione Italiana Vini dichiara che nei mesi luglio e agosto 2025 la diminuzione dell’export verso gli USA è stata del -28%, nonostante i produttori abbiano effettuato una diminuzione dei prezzi del 17%.
Produciamo di più, vendiamo di meno: il nodo strutturale
In pratica produciamo sempre più, vendiamo sempre meno, a prezzi più bassi e con maggiori difficoltà, con una costante cecità progettuale ed ottusità nel non prendere in mano la problematica con serietà e sistema. Poi quando si parla con i produttori questi continuano a ripetere: «io non investo nel vendere perché investo nel produrre», oramai questo è un mantra.
Uno sguardo estero: la voce di Jenny Lindholm dalla Svezia
Giusto per prendere in considerazione un pensiero internazionale andiamo a trovare Jenny Lindholm a Stoccolma. Lei è una professionista nel commercio del vino che conosce in profondità le dinamiche di questo mondo con cui stiamo collaborando per il mercato svedese.

A sinistra Jenny Lindholm, commerciante di vino svedese
Secondo la tua esperienza, qual è stata la sfida più grande per il mondo del vino negli ultimi anni?
Il mondo del vino ha affrontato diverse sfide negli ultimi anni - il cambiamento climatico è sicuramente la più urgente e visibile. I produttori di tutto il mondo sono costretti ad adattarsi rapidamente a condizioni meteorologiche mutevoli, nuove malattie e cicli di raccolta imprevedibili. Allo stesso tempo, anche il mercato è cambiato: i consumatori più giovani bevono in modo diverso, spesso con meno attaccamento alla tradizione ma con una maggiore curiosità verso l’autenticità e la sostenibilità. La vera sfida è restare rilevanti - comunicare il vino non come un lusso, ma come un’espressione culturale e agricola che si inserisce nella vita moderna.
Nel tuo mercato lavori con produttori provenienti da diverse parti del mondo. Quali sono le principali differenze tra i produttori italiani e quelli di altri Paesi?
I produttori italiani hanno spesso un fortissimo senso di identità - ogni regione, e persino ogni vigneto, ha una storia da raccontare. C’è un profondo rispetto per la storia e per il territorio, che rende i vini italiani incredibilmente diversi e ricchi di carattere. Questa passione è meravigliosa, ma talvolta può rendere più difficile adattarsi alle tendenze di mercato o semplificare la comunicazione. È al tempo stesso una forza e una sfida nel mercato internazionale.

Un surplus di produzione deve far conto con un lieve calo nei consumi
Come si rapportano le nuove generazioni in Svezia al mondo del vino italiano?
I giovani consumatori svedesi sono aperti e curiosi. Scoprono spesso il vino italiano attraverso i viaggi, i social media o la gastronomia, piuttosto che tramite un’educazione formale sul vino. Sono meno concentrati sulle denominazioni classiche e più attratti dalle storie delle persone, dei luoghi e dei metodi di produzione sostenibili. I vini naturali e biologici italiani sono diventati particolarmente popolari - soprattutto tra i consumatori urbani che valorizzano l’autenticità e il minimo intervento. In breve, l’Italia esercita un forte fascino emotivo su questa nuova generazione, ma il loro legame con il vino italiano è più personale e meno tradizionale.
Cosa dovrebbero fare i produttori italiani per avvicinarsi di più ai consumatori svedesi?
Prima di tutto, la comunicazione è fondamentale. I consumatori svedesi apprezzano la trasparenza - vogliono capire chi ha prodotto il vino, come è stato fatto e perché ha quel determinato gusto. Il racconto deve essere semplice, onesto e autentico. In secondo luogo, la sostenibilità non è una tendenza in Svezia: è un requisito. I produttori che sanno dimostrare con chiarezza la loro responsabilità ambientale e sociale hanno un vero vantaggio competitivo. Infine, la collaborazione è importante. Lavorare con importatori che comprendono davvero il mercato svedese può aiutare a tradurre le sfumature culturali del vino italiano, rendendolo più accessibile e stimolante.

All'estero i produttori vogliono capire chi ha prodotto il vino
Italia e Svezia: un progetto per connettere culture del vino
So che avete un bellissimo progetto Italia–Svezia: ce ne vuoi parlare di più?
Noi di Free Grape Society stiamo costruendo una comunità internazionale del vino che mette in contatto appassionati, ristoranti, professionisti e produttori. Il nostro obiettivo è aiutare le piccole cantine indipendenti a entrare in mercati difficili - come quello svedese, dove il monopolio statale favorisce grandi volumi a prezzi bassi - e a dare visibilità a produttori che da soli non avrebbero la capacità di farlo. Quanto anche grazie alla partnership con 5-Hats ed al loro progetto internazionale.

Free Grape Society sta costruendo una comunità internazionale del vino
Attraverso questa comunità vogliamo permettere a persone di diversi Paesi di connettersi, collaborare e costruire relazioni che vadano oltre i confini. La nostra filosofia è semplice: i vini di qualità, fatti da persone vere, meritano di essere conosciuti e condivisi. I vini italiani sono tra i più amati in Svezia, ed è per questo che costruire un forte legame con l’Italia come uno dei nostri primi Paesi partner è così importante. Gli svedesi amano davvero il vino italiano - e come dar loro torto? Alcuni dei vini più straordinari del mondo nascono proprio in questo splendido Paese.
Le lezioni da imparare: sostenibilità e identità
Questa franca conversazione con Jenny ci permette di identificare ancora una volta le chiavi di volta che usiamo ancora troppo poco. Parla di sfide, la prima sulla sostenibilità che da noi in Italia è considerata moda mentre da loro è essenza: infatti i produttori italiani considerano la materia sostenibilità un’operazione comunicativa e di marketing, non una strategia aziendale. Loro ricercano e richiedono responsabilità ambientale e sociale raccontata in modo onesto e autentico.

Serve far emergere la forte personalità dei produttori italiani
L’altra sfida è far emergere la forte personalità dei produttori italiani. Noi ci vantiamo della nostra storia e della nostra forte identità, ma poi facciamo poco o nulla per renderla valore e così diventa un ostacolo.
Mentre per la prima sfida, quella della sostenibilità, è compito diretto di chi produce, per quella della promozione identitaria ci prenderemo noi parte di questa responsabilità con il progetto Italia-Svezia che è partito da alcuni giorni ed in cui coinvolgeremo diversi produttori nazionali. “Se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi”. Cit. Giuseppe Tomasi di Lampedusa