Dopo un 2023 caratterizzato da un significativo calo dei consumi di vino a livello globale, il 2024 ha confermato la tendenza negativa, soprattutto per quanto riguarda gli scambi internazionali. Nonostante ciò, l'Italia ha visto crescere le proprie esportazioni, con un aumento in particolare per gli spumanti, anche se continuano a preoccupare i consumi interni. È quanto emerge dall'ultima analisi diffusa da Nomisma.

Vino, l'export italiano guarda a nuovi mercati
Vino, Italia da esportazione
Nonostante il calo generale degli scambi internazionali, l’Italia ha visto crescere le proprie esportazioni di vino, con un particolare balzo degli spumanti. In un panel di 12 mercati principali, gli spumanti italiani hanno registrato una crescita a valore del 4,8%, ben al di sopra della media del -5,1% del comparto. Tra i mercati che hanno registrato le performance migliori per l'export italiano ci sono Stati Uniti, con un incremento dell'11%, Australia (+10%) e Canada (+9%). Questi risultati dimostrano una continua domanda per i vini italiani, nonostante le difficoltà economiche globali.

L'export di vino italiano continua a crescere
In un contesto di crescente incertezza, la ricerca di nuovi mercati diventa una priorità per il vino italiano. Negli ultimi tre anni, infatti, l'export vinicolo italiano ha trovato terreno fertile in Est Europa e America Latina. Paesi come Polonia (+26% rispetto al 2022), Repubblica Ceca (+47%), Romania (+22%), Messico (+3%) ed Ecuador (+56%) hanno mostrato numeri importanti. Anche il Brasile, con una popolazione di oltre 200 milioni di abitanti e un mercato sempre più aperto, continua a rivelarsi un obiettivo strategico per il vino italiano, in particolare i vini rossi delle regioni Toscana e Piemonte.
Vino, uno scenario in chiaroscuro
Nel 2024, i principali mercati di importazione di vino, che rappresentano oltre il 60% delle importazioni mondiali, hanno registrato performance contrastanti. Solo Stati Uniti, Canada, Cina e Brasile hanno mostrato variazioni positive, mentre gli altri mercati principali hanno visto una continua discesa nel volume delle importazioni. Questa contrazione generale si inserisce in un contesto economico globale segnato da inflazione e volatilità dei prezzi delle materie prime.

A influire sul rallentamento francese ci sono le esportazioni di Champagne
Se da un lato l’Italia si distingue positivamente, dall’altro alcuni produttori di vino stanno affrontando difficoltà, come ad esempio il vino francese che ha continuato a soffrire, registrando un calo complessivo del 2,4% nel valore delle esportazioni, dopo un -2,7% nell’anno precedente. A influire negativamente sono stati soprattutto i problemi dello Champagne, con un abbassamento delle esportazioni di circa il 10% rispetto al 2023. Non così l’export australiano che ha visto un notevole recupero, con una crescita del 30% nel 2024, rispetto a un calo del 10% nel 2023. Questo rimbalzo è stato favorito dalla riapertura del mercato cinese, che aveva imposto un embargo sui vini australiani a causa di dazi pesanti nel 2021. Nel frattempo,
Vino, come cambiano i consumi
Anche sul fronte interno l’Italia ha dovuto fare i conti con un consumatore più cauto, in parte a causa dell’inflazione e della diminuzione della capacità di spesa. Il consumo di vino nella Distribuzione Moderna ha visto una riduzione di quasi il 2% nel canale Iper e Super, con cali più marcati per i vini rossi e frizzanti. Tuttavia, il discount ha mostrato una tenuta dei volumi, segnando anche una leggera crescita in valore (+1,2%), soprattutto grazie agli spumanti.

In Italia la maggior parte dei consumi di vino è ancora sostenuta dai consumatori over 60
Un altro aspetto emerso durante l'analisi del mercato è l’evoluzione del consumatore, soprattutto per quanto riguarda le giovani generazioni. In Italia, come negli Stati Uniti, la maggior parte dei consumi di vino è ancora sostenuta dai consumatori over 60. I giovani, in particolare quelli della Gen Z, sembrano avvicinarsi al vino solo in occasioni speciali e prestano molta attenzione alla gradazione alcolica e alla sostenibilità dei prodotti. Questo cambiamento comporta una crescente domanda di “No Alcol wines” (vini senza alcol), una tendenza già consolidata negli Stati Uniti tra i più giovani, che potrebbe diffondersi anche in Italia.