Menu Apri login

Quotidiano di enogastronomia, turismo, ristorazione e accoglienza
venerdì 05 dicembre 2025  | aggiornato alle 22:07 | 116170 articoli pubblicati

La parola che mancava all'enoturismo italiano? Presenza, ecco perché

Il vero valore dell'enoturismo non risiede solo nei numeri, ma nella presenza autentica. Serve formazione, struttura, narrazione identitaria e attenzione al territorio che lo produce. Per trasformare ogni visita in un'esperienza umana, profonda e memorabile. Non bisogna inseguire la performance, ma concentrarsi sul gesto, a fin che le cantine tornino a riempire i cuori

di Enza Bergantino
CEO & Partner JacLeRoi - Food & Wine Storyteller
19 giugno 2025 | 11:00
La parola che mancava all'enoturismo italiano? Presenza, ecco perché
La parola che mancava all'enoturismo italiano? Presenza, ecco perché

La parola che mancava all'enoturismo italiano? Presenza, ecco perché

Il vero valore dell'enoturismo non risiede solo nei numeri, ma nella presenza autentica. Serve formazione, struttura, narrazione identitaria e attenzione al territorio che lo produce. Per trasformare ogni visita in un'esperienza umana, profonda e memorabile. Non bisogna inseguire la performance, ma concentrarsi sul gesto, a fin che le cantine tornino a riempire i cuori

di Enza Bergantino
CEO & Partner JacLeRoi - Food & Wine Storyteller
19 giugno 2025 | 11:00
 

C'è una parola che raramente si pronuncia nelle riunioni strategiche di marketing del vino, ma che fa tutta la differenza tra un'esperienza memorabile e una visita standard: presenza. Non hospitality, non experience, non branding. Presenza. Quella capacità antica e quasi rituale di esserci davvero, con il corpo, lo sguardo, il racconto. E di far sentire l'altro accolto, visto, toccato. Oggi l'enoturismo insegue la performance, ma dimentica il gesto. E così si riempiono le cantine e si svuotano i cuori.

Il turismo del vino: numeri altissimi, profondità intermittente

Il 2024 è stato un anno record per l'enoturismo italiano: oltre 14,5 milioni di visitatori, con un incremento del 24% del fatturato e un +28% della spesa media rispetto al 2022. Manifestazioni come Cantine Aperte attraggono, fidelizzano, generano flussi e visibilità. Ma ciò che manca è la tenuta - in senso aristotelico - dell'esperienza.

Perché se la Toscana brilla come un Grand Cru Classé e il Piemonte gioca la carta dell'heritage con finezza borgognona, vaste aree del Paese restano escluse dal fenomeno: Abruzzo, Molise, Basilicata, Calabria. Non per mancanza di vino, ma per mancanza di struttura, visione, strumenti.

La parola che mancava all'enoturismo italiano? Presenza, ecco perché

Il piacere di una visita enoturistica

Parlare di enoturismo come di un comparto coeso è un'illusione cartografica. In Italia, ancora oggi, non esiste un sistema enoturistico nazionale. Esistono pochi poli attrattivi e molti territori silenziosi.

L'arte dell'accoglienza non si improvvisa

Hospitality manager, wine educator, destination designer, cultural interpreter. Queste non sono figure accessorie: sono nodi sensibili di un ecosistema enoturistico maturo. Eppure, nel 62% delle cantine italiane l'accoglienza è gestita da chi - la mattina - pigia le uve, e - la sera - scarica pallet. Con tutta la poesia del caso, non basta. Non più.

La parola che mancava all'enoturismo italiano? Presenza, ecco perché

Chi raccoglie l'uva spesso si occupa anche d'accoglienza

Chi racconta un vino deve sapere distinguere un clone 777 da uno 115, ma anche saper leggere lo sguardo di chi entra. Deve conoscere i principi dell'ossidazione controllata e i tempi dell'empatia.

La parola che mancava all'enoturismo italiano? Presenza, ecco perché

Non basta la semplice competenza enologica

Il vino è fatto di acidità, ma l'accoglienza è fatta di ascolto. È un mestiere, non una gentilezza. E ogni volta che lo si considera un plus e non una professione, si perdono tre cose: identità, reputazione, fatturato.

Affitti brevi, territorio lungo: il paradosso dei borghi del vino

C'è poi un nodo strutturale che viene sistematicamente ignorato: quello abitativo. In molti borghi del vino - penso a Montepulciano, Barolo, Neive, ma anche a Offida, Tocco da Casauria, Venosa - chi lavora stabilmente non riesce più a vivere nei pressi della cantina.

La parola che mancava all'enoturismo italiano? Presenza, ecco perché

Una veduta della splendida Montepulciano

Non per mancanza di case, ma per iper-presenza di Airbnb. La logica stagionale della rendita breve ha trasformato interi centri storici in teatri senza attori, dove chi accoglie il turista è costretto ad abitare a trenta chilometri, con stipendi a progetto e orari elastici. Il risultato è un turismo a intermittenza. Un'economia fluorescente solo a tratti. E un'ospitalità che si spegne fuori stagione come le luci delle vetrine.

Cinque spunti per un enoturismo realmente strategico

  1. Formazione professionalizzante
    Introdurre percorsi certificati per hospitality manager, wine ambassador e narratori del territorio. Non bastano l'amore e la passione: servono strumenti.
  2. Costruzione di reti locali
    L'enoturismo funziona quando diventa corale. Cantine, botteghe, agriturismi, trasporti, istituzioni. Nessuno si salva da solo.
  3. Regolamentazione degli affitti brevi
    Non per penalizzare, ma per garantire continuità. Senza case per chi lavora, l'accoglienza autentica si dissolve.
  4. Narrazione identitaria, non pubblicitaria
    Ogni territorio ha una voce. L'obiettivo non è vendere etichette, ma far risuonare racconti. Il marketing segue, se la storia è vera.
  5. Restituire tempo all'esperienza
    Rallentare. Offrire percorsi lunghi, degustazioni profonde, dialoghi veri. L'enoturismo è un'arte lenta, non un fast tasting.

Conclusione: non performer, ma presenze

Serve un cambio di paradigma. Non si può più pensare all'enoturismo come a una vetrina temporanea da lucidare a maggio e richiudere a settembre. Va costruito, gradatim, cum arte, cum animo. Figura dopo figura, parola dopo parola.

E se manca il budget? Si inizia con un giovane motivato, con una visione chiara, con una formazione continuaAccogliere non è un'attitudine innata. È una competenza. E quando questa competenza fiorisce, il valore si moltiplica: per la cantina, per il paesaggio, per la comunità.

La parola che mancava all'enoturismo italiano? Presenza, ecco perché

La presenza genera un momento di reale condivisione

Il vino è già presenza liquida. Tocca a noi, ora, esserci.

Parola del mese: presenza

In un mondo affamato di esperienze, la parola che manca è proprio lei: presenzaEssere presenti è il contrario dell'automatismo. È guardare negli occhi chi arriva. È posare il telefono. È sapere che ogni sorso è unico e irripetibile. È dire: “Benvenuto” e non solo “Prenotato”.

La parola che mancava all'enoturismo italiano? Presenza, ecco perché

La degustazione deve essere un piacere

Presenza è ciò che rende una degustazione un momento. Un ricordo. Un raccontoIn vino veritas? Forse. Ma in praesentia humanitas.

Profilo da seguire@tannintime, ambasciatore del territorio umbro e divulgatore del mondo wine.

 

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
Voglio ricevere le newsletter settimanali



Consorzio Asti DOCG
Lucart

Galbani Professionale
Molino Pasini