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lunedì 15 dicembre 2025  | aggiornato alle 16:36 | 116334 articoli pubblicati

Etna, l’ondata dei giovani enologi: nasce una nuova identità del vino siciliano

Sul versante dell’Etna cresce una nuova generazione di giovani enologi, protagonisti di piccole cantine che sperimentano terroir e vitigni con approcci innovativi e identitari. Presentati in un incontro- degustazione promosso da Fis, i loro vini raccontano freschezza, autenticità e nuove interpretazioni della “Contrada dell’Etna”

di Enzo Raneri
15 settembre 2025 | 11:00
Etna, l’ondata dei giovani enologi: nasce una nuova identità del vino siciliano
Etna, l’ondata dei giovani enologi: nasce una nuova identità del vino siciliano

Etna, l’ondata dei giovani enologi: nasce una nuova identità del vino siciliano

Sul versante dell’Etna cresce una nuova generazione di giovani enologi, protagonisti di piccole cantine che sperimentano terroir e vitigni con approcci innovativi e identitari. Presentati in un incontro- degustazione promosso da Fis, i loro vini raccontano freschezza, autenticità e nuove interpretazioni della “Contrada dell’Etna”

di Enzo Raneri
15 settembre 2025 | 11:00
 

Il 2025 si sta rivelando come l’inizio dell’affermarsi, sull’Etna, di un’ondata di giovani (e a volte giovanissimi) enologi che, attraverso nuove piccole cantine, «esplorano» le versatilità dei vari terroir del vulcano con occhi nuovi, stupefatti e a volte immaginifici. Ad accendere questa luce sul mondo dei giovani enologi etnei è Agata Arancio della Fondazione Italiana Sommelier, coadiuvata dal presidente Paolo Di Caro, che hanno organizzato un incontro-degustazione nel quale sono stati presentati i campioni delle loro produzioni e le loro esperienze vive, pulsanti e vibranti.

Etna, l’ondata dei giovani enologi: nasce una nuova identità del vino siciliano

Degustazioni nell'ambito di “Contrada dell’Etna”

È emersa una generale tendenza alla produzione di nuove espressioni del territorio, al desiderio di scoprire nuove versatilità del terroir, mantenendo una sorta di atavica individualità agricola, in una competizione personale con il luogo, la terra e le piante: il concetto di “Contrada dell’Etna” così sembra allontanarsi, dilatarsi e deformarsi quasi prepotentemente. Le scelte nelle coltivazioni e in cantina, minimizzando gli interventi che possano alterare l’espressione di quell’uva, quel luogo e quell’annata, rendono autentico e unico il frutto del loro lavoro: forse sta qui il vero concetto di “Contrada dell’Etna” (ancora in corso di ridefinizione concettuale), fuori dagli schemi già definiti.

Etna, l’ondata dei giovani enologi: nasce una nuova identità del vino siciliano

Nuove propsettive per i vini dell'Etna

I protagonisti e i loro vini

Dopo la presentazione di Agata Arancio si sono susseguiti (in un ordine quasi casuale):

  1. Rosario Raciti presenta la cantina omonima, che con il Rupestre 2023, un bianco da uve carricante, propone un vino bello, fresco, potente e sapido (indicato per molluschi). (90)
    Rupestre significa “all’antica”.

  2. Giuseppe Paoli presenta la cantina Sive Natura (Ardore etneo) con il Carricante di San Giovanni 2022, un bianco da uve carricante con malolattica incompleta: erbaceo, avvolgente ed equilibrato (indicato per crostacei). (89) Il nome Sive Natura («ossia Natura») è tratto da una citazione di Spinoza.

  3. Andrea Di Maio presenta la cantina Eredi di Maio con il Affiu 2021, un bianco da uve carricante masticabile, corposo, di buona acidità con profumi particolari (ottimo per il pesce stocco). (88)
    “Affiu” era il nonno degli eredi della cantina.

  4. Giuseppe Grasso presenta la cantina Stanza Terrena con il Psicodramma 2024, un bianco macerato da uve Minnella bianca in purezza (questo vitigno tipicamente etneo viene spesso abbinato ad altri vitigni più “importanti”): strutturato, astringente e verticale, è un esperimento prodotto in sole 500 bottiglie (indicato per pesci grassi). (91)
    Questo vino si ispira ai processi dell’alchimia, in cui la materia grezza si trasforma in qualcosa di puro e prezioso, evolvendo attraverso le fasi simboliche di Nigredo (tenebre/caos), Albedo (luce/purificazione) e Rubedo (fuoco/trasformazione completa). Ogni bottiglia di Stanza Terrena simboleggia questa trasformazione continua, raccontando un territorio che non smette mai di evolversi.

  5. Francesco Loi presenta la cantina Cantine di Nessuno con il Nerosa 2024, rosato da nerello mascalese (85%) e cappuccio (15%): alcolico e fruttato, di media tannicità e discreta acidità con un finale aspro (indicato per pesci “negletti”, forse perché è un 2024). (88)

  6. Alessandro Serughetti presenta la cantina omonima con il Luna Buona 2024, rosato da uve di nerello mascalese: agrumato, di buona acidità e aromaticità, con retrogusto masticabile; un vino di montagna (indicato con formaggi freschi). (88)

  7. Sebastien Burel presenta la cantina La Ripresa con il Grenache 2023, un rosso da uve di grenache prelevate da vigne di 80 anni a 1.000 m s.l.m., raccolte molto mature e lavorate senza metabisolfiti a temperature controllate. È un esperimento su un vitigno poco usato sull’Etna ma con radici storiche (introdotto sull’Etna da Orazio Nelson): fruttato, floreale, fresco con leggero tannino (indicato con sughi bianchi di pesce). (91)
    (Riferimenti a esperienze simili: Dejanira di Nunzio Puglisi, 1200 di Stef Yim.)

  8. Giuseppe Lazzaro presenta la cantina omonima con il Russucori 2020, da uve di nerello mascalese in purezza, macerato per un mese: intenso, molto tannico ma elegante (indicato con carni bianche in umido). (90)

  9. Saverio Riccobono e Oreste Gibilaro presentano la cantina Eterna, con il Rosso 2022 da uve di nerello mascalese: fresco, fruttato e molto tannico (indicato per carni ai ferri). (92)

Etna, l’ondata dei giovani enologi: nasce una nuova identità del vino siciliano

I giovani produttori presentano i loro vini

Degustazione finale e riflessioni

L’evento si è concluso con l’assaggio di un piatto gourmet a cura di Katia Sicari, una appassionata food blogger che sta trasformando la sua passione in attività professionale. Vedere questi “fermenti culturali” sul vino etneo riempie di speranza per un’evoluzione più consapevole del percorso da intraprendere: lasciare agli improvvisatori lo spazio per costruire un nuovo brand commerciale può essere utile, purché il fenomeno si consolidi come un solido e variegato riferimento per chi vuole scoprire molto più del semplice affare.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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