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domenica 14 dicembre 2025  | aggiornato alle 22:15 | 116318 articoli pubblicati

Il turismo del vino che non sacrifica il territorio: il modello Etna

A Vini Milo 2025 focus su enoturismo e overtourism. Esperti, istituzioni e associazioni hanno discusso del PTR Sicilia, del turismo sull’Etna e della sinergia tra agricoltura e accoglienza per uno sviluppo sostenibile

di Enzo Raneri
 
24 settembre 2025 | 17:51

Il turismo del vino che non sacrifica il territorio: il modello Etna

A Vini Milo 2025 focus su enoturismo e overtourism. Esperti, istituzioni e associazioni hanno discusso del PTR Sicilia, del turismo sull’Etna e della sinergia tra agricoltura e accoglienza per uno sviluppo sostenibile

di Enzo Raneri
24 settembre 2025 | 17:51
 

mell’ambito delle manifestazioni previste per la Vini Milo 2025 , si è svolto, per la prima volta nella storia della manifestazione, una giornata senza degustazione (fatta eccezione per il rinfresco offerto in occasione della concomitante cerimonia di premiazione del concorso Vini Milo Design International Competition - Giovanni Casella, indetto dalla Pro Loco di Milo per le migliori etichette di vino bianco e spumante della bottiglia, utili a veicolare l’attrattività del territorio), ma che ha trattato un argomento particolarissimo per il futuro della Regione, avendo, altresì come ospite d’onore il prof. Salvatore Barbagallo, Assessore dell’agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca della Regione Sicilia.

Il turismo del vino che non sacrifica il territorio: il modello Etna

L'Etna

Un Piano Turistico Regionale (PTR) è un programma strategico elaborato da una singola regione per lo sviluppo del settore turistico locale, definendo le azioni, gli obiettivi e le strategie per valorizzare le risorse territoriali e attrarre flussi turistici. Un PTR può essere integrato nel Piano Strategico del Turismo (PST) italiano.

Generalmente, un PTR si concentra su:

  1. definisce l'identità e l'unicità di una regione per attrarre i turisti,

  2. valorizzare le risorse locali (beni culturali, patrimonio naturale, enogastronomia, ecc.)

  3. integrare le risorse in un'offerta coerente e attraente

  4. utilizzare strategie di marketing e narrazioni per comunicare l'offerta turistica.

  5. definire le azioni e gli investimenti per raggiungere gli obiettivi di sviluppo turistico.

  6. promuovere la crescita del turismo, con la valorizzazione dei luoghi.

La discussione si è limitata (purtroppo) ad alcuni aspetti e strumenti messi in campo per interpretare la gestione del turismo etneo, basata sul fenomeno che negli ultimi venti anni sta caratterizzando l’Etna: il vino.

Overtourism: definizione e impatto sull'Etna

E allora, per limitare il discorso all’argomento richiamato nella giornata, vediamo cosa si intende per “overtourism” (ovvero “iperturismo o anche sovraffollamento turistico): si tratta di un fenomeno definito dall'Organizzazione mondiale del turismo come «l'impatto su una destinazione, o parti di essa, che influenza eccessivamente e in modo negativo la qualità della vita percepita dei cittadini e/o la qualità delle esperienze dei visitatori».

La problematica, di portata globale, può influenzare la qualità della vita e delle esperienze delle persone attraverso i suoi effetti sul territorio, traducendosi in una serie di stravolgimenti sociali, economici e ambientali ai danni dei cittadini, che portano, ad esempio, a un allontanamento degli abitanti dalle località medesime.

L'iperturismo nasce quando si supera la capacità fisica o ecologica di accoglienza di un territorio e quando il turismo di massa rende determinate aree invivibili a livello economico e sociale. Tra i fattori che sono nel mirino di chi critica l'afflusso incontrollato di turisti in un dato luogo vi sono le logiche amministrative e imprenditoriali speculative e l'assenza di politiche mirate a controllare il turismo, che porta un grande cambio del modello di economia locale e delle tradizioni locali, quasi sistematicamente con aumento generale dei prezzi e appiattimento e banalizzazione della cultura alimentare locale.

Per non parlare del degrado ambientale conseguente.

Il turismo del vino che non sacrifica il territorio: il modello Etna

L'overturism sull'Etna

Negli ultimi anni, molte destinazioni hanno iniziato a soffrire le conseguenze del sovraffollamento turistico, con effetti visibili su:

  • Trasporti pubblici sovraccarichi: le città non riescono a gestire l’elevato numero di spostamenti quotidiani.
  • Aumento del costo della vita: il mercato immobiliare si inflaziona, rendendo difficile per i residenti trovare alloggi a prezzi accessibili.
  • Perdita di autenticità culturale: negozi e servizi locali vengono sostituiti da attività commerciali orientate esclusivamente al turismo.
  • Deterioramento delle infrastrutture: monumenti storici e siti naturali si usurano più rapidamente.

L'organizzazione Mondiale del Turismo (UNWTO) ha elaborato 11 possibili strategie per limitare il sovraffollamento turistico nelle città

  1. promuovere la dispersione dei visitatori all'interno della città e oltre

  2. promuovere la dispersione temporale dei visitatori

  3. stimolare nuovi itinerari e attrazioni

  4. rivedere e adattare la regolamentazione

  5. migliorare la segmentazione dei visitatori

  6. garantire alle comunità locali benefici dal turismo

  7. creare esperienze in città sia per residenti che per visitatori

  8. migliorare le infrastrutture e le strutture della città

  9. comunicare con e coinvolgere gli stakeholder locali

  10. comunicare con e coinvolgere i visitatori

  11. controllare la risposta alle misure

Le soluzioni per un turismo sostenibile e l'importanza della rete

Viaggiare è un diritto, ma richiede anche consapevolezza e responsabilità. Comprendere le cause dell’overtourism, i suoi effetti negativi e le strategie per il turismo sostenibile è fondamentale per adottare pratiche di turismo responsabile.

L’overtourism non danneggia solo l’ambiente e le comunità locali, ma ha anche un impatto diretto sulla qualità dell’esperienza dei visitatori stessi. I principali problemi includono:

  • Lunghe code per accedere alle attrazioni principali: il sovraffollamento rende difficile godere appieno di monumenti e siti storici, spesso con tempi di attesa eccessivi.
  • Difficoltà di movimento e congestione urbana: strade e trasporti pubblici diventano sovraffollati, compromettendo la qualità della visita e la quotidianità dei residenti.
  • Aumento dei prezzi per alloggi e servizi: la forte domanda turistica fa lievitare i costi di hotel, ristoranti e servizi, rendendo le destinazioni meno accessibili per i viaggiatori con budget limitato.
  • Decadimento della qualità dei prodotti, a fronte dell’aumento della loro quantità venduta

Una delle soluzioni più efficaci per ridurre la pressione sulle destinazioni turistiche più popolari è la promozione di mete alternative. Questo approccio distribuisce i flussi turistici in modo più equilibrato, offrendo nuove esperienze ai viaggiatori e beneficiando economicamente altre aree meno conosciute.

E dopo i saluti ed i ringraziamenti del sindaco di Milo, Alfio Cosentino, il quale ha riassunto il problema, e del presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi di Catania, Aurora Ursino, la quale ha ribadito il fattivo coinvolgimento professionale della categoria.

Successivamente, Marika Mannino: Direttrice della Strada del Vino e dei Sapori dell’Etna (un ente privato ha affermato subito che sull’Etna non c’è il problema del overturism (come potrebbe intendersi nel Chianti o nelle Langhe)

Siamo ancora in tempo per non fare scadere l’offerta turistica, ed in particolare “enoturistica”, intanto individuando sull’Etna una intelligente diversificazione in posti ancora poco noti e ricorrendo allo strumento della vendita diretta (turismo lento), coinvolgendo i tour operators e le organizzazioni sul territorio dei singoli aspetti connessi alla vivibilità turistica dell’Etna.

Tutto ciò potrebbe addirittura essere inquadrato fra le attività di gestione dell’overtourism della vicinissima Taormina.

Il ruolo del GAL e delle associazioni di categoria

Subito dopo, Ignazio Puglisi, Presidente del Gruppo di Azione Locale (GAL) Terre dell’Etna e dell’Alcantara ( costituito nel 2004, è una Società Consortile Cooperativa a r.l., composto complessivamente da 104 partner, di cui 28 pubblici e 76 privati), gestisce il Programma di Sviluppo Rurale della Sicilia con la dotazione finanziaria di €. 2.912.020.750,03 di spesa pubblica (la maggiore assegnata tra le regioni italiane a livello nazionale), basato su sei “priorità di intervento”.

  • Promuovere il trasferimento della conoscenza e l’innovazione nel settore agricolo e forestale e nelle zone rurali;
  • potenziare la redditività delle aziende agricole e la competitività dell’agricoltura in tutte le sue forma, promuovere tecniche innovative per le aziende agricole e la gestione sostenibile delle foreste;
  • promuovere l’organizzazione della filiera alimentare, compresa la trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli, il benessere animale e la gestione dei rischi nel settore agricolo;
  • preservare, ripristinare e valorizzare gli ecosistemi connessi all’agricoltura e alla silvicoltura;
  • incentivare l’uso efficiente delle risorse e il passaggio a un’economia a basse emissioni di carbonio e resiliente al clima nel settore agroalimentare e forestale;
  • adoperarsi per l’inclusione sociale, la riduzione della povertà e lo sviluppo economico nella zone rurali.

Vini Milo è diventato un esempio per tutte le altre numerose località del vino siciliane.

Il turismo del vino che non sacrifica il territorio: il modello Etna

Il ruolo del GAL e delle associazioni di categoria

Il GAL ascolta il territorio e, individuando alcuni interlocutori, instaurando rapporti per progetti finalizzati: recentemente stiamo lavorando per un collegamento di Taormina (centro turistico in overtourism con un milione e mezzo di turisti all’anno) con l’Etna. Purtroppo, la presenza dell’Ente Parco dell’Etna e del Parco Fluviale dell’Alcantara non aiutano, a causa dell’appesantimento burocratico che essi costituiscono, forse anche per un sensibilità non ancora in linea con gli interlocutori locali, che invece vorrebbero e dovrebbero organizzare attività imprenditoriali oltre l’enoturismo e c’è tantissima strada da fare: si pensi alla gestione irlandese del “fenomeno turisticoCliffs of Mohers con circa due milioni di turisti all’anno e dove i collegamenti pubblici e privati sono invidiabili, come anche tutti i servizi che ruotano attorno.

Gli Osservatori del turismo potrebbero, ad esempio, prendere atto e studiare bene tale benchmark.

La visione delle Città del Vino, dell'Olio e delle Pro Loco

Successivamente, Angelo Radica, Presidente Nazionale della Associazione Citta del Vino (istituita a Siena il 21 marzo 1987, è una rete di Comuni a vocazione vitivinicola e di enti territoriali, depositari di almeno una DOP e IGP; opera per la loro valorizzazione e rappresenta un ideale itinerario tra paesi e città che custodiscono tradizioni, storia e cultura del vino. Collabora a progetti di sviluppo sostenibile, con particolare attenzione alla tutela del paesaggio e dell’assetto del territorio, e alla valorizzazione delle produzioni enologiche e dei vitigni autoctoni. Interloquisce con le istituzioni regionali e nazionali per favorire atti e norme a sostegno del vino italiano e dell’enoturismo)

Non sarebbe male, fra le nostre attività, fare un focus sulla Sicilia Occhio agli osservatori per non generare troppe informazioni Si parta dal fatto che il turismo enogastronomico sta ai primi posti fra le motivazioni che spingono la visita di un territorio, anche perché esso è destagionalizzato: la stagione della potature e della raccolta, sono sempre seguite dallo studio dei metodi di cantina e di invecchiamento del vino (purtroppo sull’Etna sono ancora poche le cantine che invecchiano il vino).

Ma la destagionalizzazione passa anche attraverso le altre produzioni di eccellenza e la Sicilia eccelle negli oli, formaggi, frutta secca, miele, ecc. I dati stimano per il 2025 in Sicilia circa 2,9 milioni di turisti in arrivo e 11,6 milioni di presenze, con una quota del 35-40% generata da visitatori stranieri, confermando una crescita del 2,4% sul 2024 Ma 7 milioni non riescono ad incontrare l’offerta, forse perché mancano strumenti: di informazione, di promozione specifica, di trasporto dedicato, di formazione per l’accoglienza, anche in termini di preparazione storico emozionale (e penso al calendare che in Canada viene preparato, riprendendo lo stesso paesaggio nei dodici mesi dell’anno, per apprezzare la gamma di colori che il “foliage”, ovvero l’insieme dei cambiamenti cromatici, produce): tutto ciò potrebbe essere sviluppato anche tramite i vari enti ed associazioni, in un Piano di Sviluppo Turistico mirato.

Il turismo del vino che non sacrifica il territorio: il modello Etna

La visione delle Città del Vino, dell'Olio e delle Pro Loco

Quindi, Giosue Catania vicepresidente nazionale della Associazione delle Citta dell’Olio (fondata nel dicembre 1994, riunisce i Comuni, le Province, le Camere di Commercio, i GAL (Gruppi di Azione Locale) - ai sensi della normativa europea - e i Parchi, siti in territori nei quali si producono oli che documentino adeguata tradizione olivicola connessa a valori di carattere ambientale, storico, culturale e/o rientranti in una Denominazione di Origine), asserisce che nella biodiversità siamo i migliori: da notare che la Regione Sicilia ha elaborato un Piano Operativo della Rete Ecologica siciliana (Biodiversità)

Dovremmo quindi creare strumenti di diffusione e promozione turistico-commerciale di questa biodiversità, tramite atlanti illustrativi

Successivamente, Nino La Spina, Presidente Nazionale di UNPLI (Unione Nazionale Pro Loco d'Italia), istituita nel 1961 con funzioni di coordinamento e di rappresentatività a livello nazionale delle Pro Loco ed ottiene pochi anni dopo il riconoscimento dall'Albo Nazionale delle Pro Loco presso il Ministero del Turismo.)

La Pro Loco in genere costituisce una risorsa insostituibile per le comunità locali. Il miglioramento costante delle forme in cui si esprime la mutualità di rete deve ispirarsi a principi che garantiscano lo sviluppo nella continuità; la fedeltà nell’innovazione, la coerenza nella modernità L’idea che il vino può sviluppare il territorio va bene per iniziare, ma non basta (i turisti costituiscono il 57% nella spesa di tutti gli eventi): attirare nei luoghi di produzione, esige una più puntuale gestione dei territori siciliani (e non affidata singole, per quanto meritorie, iniziative dei vari sindaci) Potremo ottenere di più SOLO “facendo rete”, dopo averla ben pianificata a livello regionale.

La Federazione Strade del Vino e le sinergie necessarie

Conclude gli interventi Salvatore Lombardo, Presidente della Federazione Strade del Vino, dell’Olio e dei Sapori di Sicilia, istituita lo scorso 07-01-2025 con l’obiettivo di costituire una rete per favorire la gestione enoturistica dei territori siciliani e costituire un riferimento valido per le istituzioni per progetti di ampio respiro e nel lungo periodo.

La Federazione Strade del Vino, dell’Olio e dei Sapori di Sicilia riunisce sotto un’unica sigla sette entità:

  • Strada del Vino di Marsala - Terre d’Occidente,
  • la Strada del Vino e dei Sapori dell’Etna,
  • la Strada del Vino Terre Sicane,
  • la Strada del Vino e dei Sapori Val di Mazara,
  • la Strada del Vino e dei Sapori del ValdiNoto,
  • la Strada del Vino e dei Sapori della Valle dei Templi 
  • la Strada del Vino Cerasuolo di Vittoria dal Barocco al Liberty.

Stare uniti è sempre meglio che stare da soli con l’obiettivo di risvegliare l’attenzione delle istituzioni, anche perché le Strade del Vino sono nate da una legge regionale nel 2002, che prevede la collaborazione con la Regione e con gli enti locali interessati per l’inserimento delle Strade nei diversi strumenti di promozione turistica. È il momento di ricominciare, come sta accadendo adesso, ad avere un’interlocuzione che può essere utile non solo alle Strade, che ovviamente non vendono vino, ma valorizzano il territorio, ma anche alle stesse istituzioni. Ci auguriamo che la qualità del lavoro svolto possa indurre altre sette Strade del Vino e dei Sapori che non sono più attive da tempo, ad una riorganizzazione attiva, per poter promuovere in maniera capillare tutti i territori della Sicilia”.

Overtourism e sinergia: le conclusioni

L’ overturism colpisce il barolo, ma non ancora l’Etna: natura e enogastronomia sono i cavalli vincenti della Sicilia, ma per essere goduti da un turismo maturo necessitano di strumenti logistici adeguati (informazioni, comunicazioni, trasporti) : purtroppo il mezzo più usato per fare turismo in Sicilia rimane l’automobile privata (!!) e con modalità prevalentemente, quasi esclusivamente “autogestite” e spesso improvvisate., quando non riferite alle pubblicità di singoli. Da soli non si da nessuna parte e oggi i turisti in Sicilia girano solo col passaparola: assurdo !! (nella foto l’Assessore all’agricoltura prof.ing Salvatore Barbagallo) E conclude i lavori della giornata il Prof. Ing. Salvatore Barbagallo, già Assessore Agricoltura, Sviluppo Rurale e Pesca della Regione Sicilia, professore ordinario di Idraulica agraria e sistemazioni idraulico-forestali e Direttore del Centro Studi di Economia applicata all'Ingegneria di Catania.

Il turismo del vino che non sacrifica il territorio: il modello Etna

l Prof. Ing. Salvatore Barbagallo, già Assessore Agricoltura, Sviluppo Rurale e Pesca della Regione Sicilia

Esordisce con un “Cosa dire di più ??” Il Piano Turistico Regionale (PTR) della Regione Sicilia assegna un ruolo all’Assessorato Agricoltura di coordinamento delle attività locali di sviluppo rurale, il quale può avvenire anche attraverso la via “turistica”, ma che avviene senz’altro attraverso la tutela e lo sviluppo delle produzioni agricole e della pesca, nelle varie sfaccettature locali. Vini Milo è una pratica dimostrazione della validità di questa opera di tutela e sviluppo. Il GAL (anche se alcuni in passato non hanno funzionato bene) costituisco un ideale propulsore del territorio e di quelle emergenze che lo caratterizzano C’è sicuramente un problema organizzativo gestionale e l’enoturismo riflette la società intera con tutte le sue criticità: faccio riferimento ad esempio ai trasporti, che nel caso specifico limitano certamente gli spostamenti (auspicabili, ad esempio, per alleggerire l’overtourism di Taormina). (nella foto Salvatore Lombardo, Marika Mannino, Salvatore Barbagallo e Alfio Cosentino).

Il turismo del vino che non sacrifica il territorio: il modello Etna

Salvatore Lombardo, Marika Mannino, Salvatore Barbagallo e Alfio Cosentino

Pongo l’attenzione su una particolare esigenza di tutela indiretta, che consiste nelle azioni intraprese e da intraprendere nei confronti dei prodotti fatti all’estero in piena concorrenza sleale con quelli del territorio (che peraltro la Regione Sicilia sostiene con li Bandi della Organizzazione Comune di Mercato (Ocm), offrendo contributi a fondo perduto, per iniziative come la ristrutturazione e la riconversione dei vigneti, o la promozione dei prodotti agricoli sui mercati internazionali.

Il turismo va visto come l’elemento trainante anche la produzione agricola ed enogastronomica; e questa, a sua volta, diventa trainante anche per il settore turistico. Obbligatoria diventata una sinergia, sia nei temi, che nei programmi, che nei modi di agire. Ergo Dobbiamo (magari facendo uno sforzo) crescere insieme.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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