Anche nel cuore di Trastevere, nella Città Eterna, i grappoli di uva sono stati colti, pronti a intraprendere il percorso che li trasformerà in vino. È accaduto nel Vigneto Italia, tra le mura dell’Orto Botanico, nell’ex parco del palazzo Riario-Corsini, un tempo dimora della regina Cristina di Svezia. «Agosto matura, settembre vendemmia», dice un antico proverbio e, per il quarto anno, si è rinnovato così il rito della vendemmia tra musiche e balli, come una vera festa campestre per adulti e bambini con visite guidate, degustazioni e laboratori.

Nel cuore di Trastevere si rinnova la vendemmia al Vigneto Italia
L’intuizione che ha dato vita al vigneto
Si è raccolto il frutto dell’intuizione dell’analista sensoriale Luca Maroni e di Francesca Romana Maroni, ceo di Sens Eventi, che quattro anni fa hanno piantato un vigneto in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma, l’Università della Tuscia e i Vivai Cooperativi Rauscedo. È nato così il primo museo ampelografico italiano, con 150 varietà selezionate di vitigni autoctoni di ogni regione d’Italia, con due piante per tipo, per un totale di 300 viti messe a dimora in 520 mq.
Somma Sapienza, il vino che unisce l’Italia
Il vigneto, condotto con tecniche di agronomia biodinamica, ha dato la prima raccolta nel 2022. I grappoli di diverse tipologie confluiscono in un unico vino, il Somma Sapienza, vinificato in bianco e in rosso dall’azienda vinicola Federici di Zagarolo, nei Castelli Romani. Sono stati raccolti circa 200 kg di uva: per la tipologia rossa entrano 76 varietà di vitigni, mentre il bianco è il risultato del blend di 79 uve.

Francesca Romana Maroni, ceo di Sens Eventi
La sfida enologica e le tecniche di vinificazione
Ottenere un vino di alta qualità dalla vinificazione di una piccola quantità di uva è una vera sfida, perché c’è il rischio che l’ossigeno comprometta gli aromi. La bassa temperatura di fermentazione - in damigiana di vetro e poi in barrique di rovere - può tuttavia evitare il danno olfattivo e preservare i profumi. La chiarificazione avviene con prodotti rigorosamente naturali.

I visitatori sono stati coinvolti nella raccolta dei grappoli
Il risultato, per quanto riguarda il bianco, è un vino profumato ed equilibrato al palato, tanto morbido quanto acido, sempre viscoso al tatto. Nel rosso, ottenuto con le stesse modalità del bianco, al naso risaltano le note di ciliegia e marasca, in equilibrio con spezie ed effetto balsamico del legno. Al palato è morbido ma bilanciato tra acidità e tannino. «Già è difficile unire due o tre varietà di uva - ha detto Luca Maroni - e unirne così tante pensavo fosse difficilissimo, ma sentire come queste tipologie si sono andate a congiungere è affascinante. Già dal profumo di questo vino si possono percepire le note di tutti questi differenti aromi e profumi».
Il legame con la storia agricola romana
Il progetto esalta anche il legame culturale ed etico con le origini agricole della civiltà romana. Intorno alle grandi ville delle città, oggi parchi archeologici, venivano spesso impiantati vigneti. Non a caso ben 29 strade di Roma portano il nome di una vigna (come Vigna Stelluti, Vigna Pia), a testimonianza di una lunga tradizione vitivinicola.
Un evento aperto a tutti
I visitatori sono stati coinvolti nella raccolta dei grappoli con la guida di esperti viticoltori e hanno partecipato ad attività come laboratori per adulti e bambini, cacce al tesoro e visite guidate, oltre a scoprire i segreti delle varie aree e delle diverse collezioni dell’Orto Botanico (tra cui il Giardino Giapponese, quello dei Semplici, il Bambuseto e lo spazio dedicato alle piante grasse). Non è mancata una vetrina di prodotti artigianali, mentre le degustazioni di vino e gli assaggi di street food sono stati proposti nelle aree ristoro.