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Resistente e popolare: Oltrepò e Alta Langa scoprono il Pinot Meunier

Lombardi in anticipo sui piemontesi. La varietà tipica della Champagne è stata introdotta nella cuvée del Metodo classico Docg oltrepadano. In Piemonte è la storica cantina Enrico Serafino a promuovere il vitigno francese

di Davide Bortone
 
01 gennaio 2024 | 12:30

Resistente e popolare: Oltrepò e Alta Langa scoprono il Pinot Meunier

Lombardi in anticipo sui piemontesi. La varietà tipica della Champagne è stata introdotta nella cuvée del Metodo classico Docg oltrepadano. In Piemonte è la storica cantina Enrico Serafino a promuovere il vitigno francese

di Davide Bortone
01 gennaio 2024 | 12:30
 

Lo sguardo della spumantistica italiana sembra tutto rivolto sul Pinot Meunier. A dimostrare interesse per la varietà tipica dell'uvaggio della Champagne - che in Francia conta 10.348 ettari - sono Oltrepò pavese e Alta Langa, eterna promessa e nuovo punto fermo del Metodo classico italiano. Su questo fronte, i lombardi sono in anticipo sui piemontesi. Il Meunier, conosciuto per la maggiore vigoria e resistenza al gelo rispetto a Pinot Noir e Chardonnay, è stato inserito nella cuvée del Metodo classico Docg dell’Oltrepò. La modifica al disciplinare è ora in attesa della ratifica di Regione Lombardia, Roma e Bruxelles. Diverso il discorso in Piemonte, regione in cui il vitigno non è ancora ammesso alla coltivazione. A spingere per la sua introduzione è un peso massimo della spumantistica piemontese come la Enrico Serafino, che ha avviato un progetto sperimentale proprio tra i vigneti dell'Alta Langa.

Resistente e popolare: Oltrepò e Alta Langa scoprono il Pinot Meunier

Uno scorcio delle colline dell'Oltrepò pavese

Pinot Meunier, nuova frontiera dell'Oltrepò pavese

In Oltrepò pavese, il Pinot Meunier sta iniziando a prendere piede nei fondovalle, che si dimostrano sempre più il suo habitat ideale. «Ma non va dimenticato - sottolinea il direttore del Consorzio di Tutela, Carlo Veronese - che ci sarà richiesto di dimostrare, a livello organolettico, le migliorie che il vitigno può apportare all’attuale cuvée della Docg». In prima fila tra i promotori c’è Oltrenero, la cantina oltrepadana della famiglia Zonin.

«Al di là delle caratteristiche organolettiche - commenta il direttore Paolo Tealdi - nella discussione dell’inserimento del Pinot Meunier nella Docg fino a un massimo del 15%, c’è il fatto che è un vitigno che soffre meno le gelate. Fa molto comodo, ai nostri tempi, avere una varietà da poter impiantare nelle zone più basse, ossia nel fondovalle. Per lo stesso motivo è stato inserito il Pinot Bianco».

Grazie a "Cuvée Emme", Oltrenero propone sul mercato un Meunier in purezza, sin dal millesimo 2017, ovviamente catalogato come Vsq – Vino Spumante di qualità. I due ettari della varietà francese sono stati impiantati nel 2012 su terreni profondi, argilloso-limoso-calcarei, con ricca presenza di marne. In commercio, al momento, c’è il millesimo 2018 (Brut Blanc de Noir, minimo 24 mesi sui lieviti). La base 2019, degustata in anteprima, alza ulteriormente l’asticella delle aspettative sul Meunier in Oltrepò pavese.

Resistente e popolare: Oltrepò e Alta Langa scoprono il Pinot Meunier

Cuvée Emme di Oltrenero: un raro Pinot Meunier italiano in purezza

Crescono gli ettari di Meunier nel pavese

A crederci è anche Cantina Scuropasso, a Pietra de Giorgi. «È una varietà che abbiamo nel cuore - commenta il titolare, Fabio Marazzi - viste le grandi interpretazioni in purezza della Champagne, che conosciamo ormai da diversi anni. I produttori che piantano Meunier in Oltrepò stanno crescendo. Trovo che sia un bel segnale, ben oltre alla semplice “moda”. Noi abbiamo impiantato il nostro vigneto 6 anni fa, su terreni calcarei, scegliendo barbatelle dalla Francia e un’esposizione non troppo soleggiata. Si è ambientato molto bene: mostra una bella vigoria, con una resa di 90-100 quitali per ettaro. Abbiamo alcune prove di spumantizzazione in purezza, che abbiamo scelto di inserire nella Cuvée del nostro Blanc de Noir Roccapietra».

È Flavia Marazzi a spiegare le ragioni di questa scelta. «Ci siamo accorti che il Pinot Meunier conferisce una morbidezza e “grassezza” perfetta per essere abbinata al carattere del nostro Pinot nero. Aggiungendone il 10-15% ci consente di rispettare la nostra precisa identità stilistica, riducendo la necessità di ricorrere al dosaggio. Mi auguro che il percorso di introduzione del Meunier nel Metodo classico Docg dell’Oltrepò pavese giunga a compimento, in quanto è un vitigno nobilissimo, che dà ottimi risultati anche nella nostra zona. D’altro canto, l’apertura al Meunier offre un’opportunità in più ai produttori, senza toglie nulla in termini di territorialità e tipicità».

Alessio Brandolini tra i precursori del Pinot Meunier

Della stessa opinione Alessio Brandolini: «Ho piantato mezzo ettaro nel 2013 - spiega il vignaiolo Fivi di San Damiano al Colle - in una vigna dove il Pinot Nero soffre molto il gelo, a 150 metri sul livello del mare, esposto a Nord. Sono molto contento di questa scelta: in questi anni, a parte nel 2017, non ho mai avuto problemi di gelate. Stilisticamente apprezzo il Pinot Meunier per la sua verticalità».

«Lo considero un vino da taglio - continua Brandolini - arrivando a un utilizzo massimo dell’8% nella cuvée. Ne pianterò sicuramente altro nei prossimi anni, ma sempre nell’ottica di vitigno gregario: resto infatti convinto che in Oltrepò si debba puntare tutto sul Pinot nero. Sono stato tra i produttori più favorevoli alla sua introduzione nel disciplinare e ritengo sia molto più funzionale al territorio rispetto a vitigni come il Pinot Grigio, che non c’entra nulla».

Freschissima l’esperienza sul vitigno di Cantine Bertelegni. «Siamo tra gli ultimi ad avere impiantato questo vitigno in Oltrepò pavese - commenta Andrea Bertelegni - con lo scopo preciso di inserirlo nella nostra cuvée Metodo classico, formata così da Pinot Nero, Chardonnay e Meunier. La prima vendemmia “vera” è stata quella del 2023. Potremo dunque presentare sul mercato il nostro vino non prima di 24 mesi minimi di affinamento. L’obiettivo è arrivare a regime con a 36-48 mesi di affinamento. Più in generale, ci auguriamo che siano premiati gli sforzi del Consorzio per rendere più appetibile una Docg che, ad oggi, non lo è».

Enrico Serafino e il Pinot Meunier nell'Alta Langa

L’ultima regione ad aver messo gli “occhi addosso” alla varietà della Champagne è il Piemonte dell’Alta Langa. Nello specifico, la cantina Enrico Serafino, produttrice di Metodo classico dal 1878, si è fatta interamente carico dei costi di un progetto sperimentale, volto a inserire il Pinot Meunier nel registro viticolo piemontese. I dettagli sono stati presentati nelle scorse settimane nella sede storica dell’azienda, a Canale. Nel corso del mese di giugno 2023, i tecnici della Enrico Serafino hanno sovrainnestato il Pinot Meunier clone Entav 865 - proveniente da un vivaio francese specializzato nelle selezioni della Champagne - in due porzioni di vigneti di Pinot Nero.

Il primo è localizzato nei vigneti della Scuola Enologica di Alba e fa parte degli impianti sperimentali degli inizi degli anni 90 per il progetto Alta Langa; il secondo è di proprietà della Enrico Serafino ed è iscritto alla Docg Alta Langa, a Cerretto Langhe. I due impianti si trovano rispettivamente a 150 e 520 metri di altitudine, con esposizione a est e a ovest.

A partire dalla primavera 2024, le due tesi saranno oggetto di verifiche e confronti dal punto di vista tecnico. Nelle successive tre vendemmie si svolgeranno le rispettive microvinificazioni sperimentali, proprio a cura della Scuola Enologica, per la valutazione delle caratteristiche del Pinot Meunier in Piemonte. I dati rilevati saranno poi sottoposti, presumibilmente ad inizio 2027, al Tavolo Vitivinicolo Regionale per la validazione e per la prima iscrizione ufficiale come vitigno in osservazione e successivamente per quella definitiva.

Nico Conta: «Opportunità di sviluppo per l'Alta Langa»

«Il Pinot Meunier - afferma Nico Conta, presidente della Enrico Serafino - è una delle varietà più utilizzate per la produzione di spumanti Metodo classico a livello mondiale, ma attualmente vietata in Piemonte. Anche alla luce dello sviluppo della denominazione Alta Langa Docg, riservata esclusivamente al Metodo classico, ci sembra importante dare alla nostra regione un’ulteriore opportunità di sviluppo».

Si tratta di un progetto di lungo periodo, fortemente voluto da Kyle Krause, proprietario di Enrico Serafino, da sempre impegnato nella comunità locale. Infatti, l’investimento sarà interamente sostenuto dall’azienda che si farà anche carico di tutte le attività, dalla progettazione del vigneto sperimentale sino al risultato finale che sarà poi disponibile per tutti i viticoltori piemontesi.

In questo percorso, oltre alla Scuola Enologica di Alba, Enrico Serafino ha coinvolto la Regione Piemonte. «Siamo abituati a stare tranquilli - commenta l’assessore regionale Marco Protopapa - a stare comodi, perché sembra la via migliore. Ma questa non è la filosofia dell’azienda che ha nuove idee e azzardi, che è innovativa e vuole vedere se si può aprire una nuova strada. La Regione condivide questa visione di miglioramento continuo».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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