Il Roero punta sull’attrattiva turistica tra percorsi panoramici, vino e buon cibo

Il Consorzio di tutela ha presentato 4 itinerari tra le vigne di Arneis e Nebbiolo. Circa il 60% della produzione va all'estero. Nel 2020 l'export ha subìto una contrazione di circa l'8%

02 marzo 2021 | 07:35
di Mariella Morosi
Paesaggio culturale Patrimonio Unesco insieme a Langhe e Monferrato, il Roero si presenta con la sua offerta turistica ed enogastronomica attraverso il Consorzio di Tutela Roero che ha l’obiettivo di proteggere e promuovere le sue Docg Bianco e Rosso, espressioni alte dei suoi vitigni storici: l'Arneis e il Nebbiolo. Di questo territorio, dove la pratica millenaria del vigneto è divenuta componente fondante della cultura e della quotidianità della sua gente, ha parlato in un incontro online, il presidente Francesco Monchiero, al suo terzo mandato nell'associazione che rappresenta 236 soci: 155 cantine e il rimanente viticoltori.


Tra i Wine tour estivi 4 nuovi percorsi in bike e a piedi 

Un incontro per guardare al futuro
L'incontro, con la partecipazione di una rappresentanza di cantine, è stato organizzato sul web all'inizio di una nuova stagione che avrebbe dovuto segnare la ripresa post pandemia e su cui invece continua a pesare l'incertezza di un futuro. A condurre l'evento e il successivo dibattito che ha coinvolto la stampa e i protagonisti del territorio è stata la giornalista Silvia Baratta di Gheusis con il contributo di Valentina Casetta, coordinatrice del Consorzio: un'occasione per approfondire la realtà vitivinicola roerina sempre più dinamica e attenta all'evoluzione degli stili di consumo.

Produzione d’eccellenza nell’aria iscritta dal 2005 alla Docg
Forte della consolidata sinergia dei suoi associati, il Consorzio di Tutela si è presentato con numeri che esprimono l'orgoglio di una produzione d'eccellenza e che inquadrano le dimensioni di un'area iscritta dal 2005 alla Docg, al passaggio dalla precedente Doc. Ne fanno parte ben 19 comuni nel Cuneese, sulla riva sinistra del Tanaro, tra la pianura di Carmagnola e le basse colline dell’Astigiano.

Export: contrazione solo dell’8%
La superficie vitata è di 1.158 ettari, di cui 889 ad Arneis e 269 a Nebbiolo, i due vitigni storici e autoctoni del Piemonte. Circa il 60% della produzione totale che ammonta a 7 milioni di bottiglie va nei mercati internazionali ma nell'anno appena trascorso l'export ha subìto una contrazione di circa l'8%.

«Meno di quanto pensavamo - ha detto Monchiero- grazie alle restrizioni meno pesanti subite da alcuni Paesi importatori. Lo stesso è avvenuto nel mercato interno per il blocco del settore Horeca ma le previsioni fanno ben sperare sia per l'impegno delle cantine per la qualità e l'innovazione che per le varie iniziative promozionali che abbiamo messo in campo come i Roero Days e la Roero Wine Week, annullati lo scorso anno per la pandemia ma che dovrebbero essere riproposti in futuro con formula rinnovata per le nuove esigenze imposte per il contrasto al Covid. Tuttavia, almeno a luglio, speriamo di poter riproporre una versione più contenuta di Roero Days, sempre alla Reggia di Venaria».

Tante le iniziative per promuovere territorio e vino
Il legame indissolubile tra vino e territorio è alla base di altre iniziative il Consorzio promuove come i Wine tours estivi con 4 nuovi percorsi in bike e a piedi e con l'ausilio di un'audioguida scaricabile da un’app e, collegati con l'Ecomuseo delle Rocche. Qui si può ammirare lo spettacolare paesaggio di rilievi e di profondi calanchi creati nei secoli dagli sconvolgimenti geologici e dalla cosiddetta "cattura" del Tanaro, la deviazione del corso del fiume datata 250mila anni fa. Ma ancora prima fu l'emersione dal mare, tra i 2 e i 3 milioni di anni fa, a portare alla formazione delle colline del Roero, con la sovrapposizione di vari strati di suolo e la nascita di un altipiano che comprendeva anche le Langhe, in seguito separate dal nuovo percorso del fiume sulla direttrice Alba-Asti.

In queste terre emerse è consolidata la sedimentazione di sabbie marine, di ghiaie di origine alluvionale ed eolica e di argille, affiancate o in strati sovrapposti, con profili che formano delle macro-aree lungo la direttrice che va da nord-ovest (le Rocche) a sud-est (i territori più vicini al Tanaro). Una difformità che insieme alle condizioni pedoclimatiche caratterizza i vini a cui le sabbie conferiscono, specialmente al Roero Docg.


Sono 269 gli ettari vitati a Nebbiolo
Vino elegante dalla tannicità contenuta
Rosso, fragranza, finezza e struttura elegante, con una tannicità contenuta. Per questo, per comprendere meglio i vini è importante conoscere la composizione e l'esposizione di questi suoli. Il disciplinare rinnovato nel 2017, frutto di 8 anni di lavoro, comprende 135 Menzioni Geografiche Aggiuntive (Mga) che identificano in etichetta le vigne di un territorio e valorizzano i vini prodotti da uve provenienti da queste aree, elevandoli a veri e propri cru.

La Docg Roero è riservata al Roero Bianco da uve Arneis e al Roero Rosso da uve Nebbiolo. È prevista la tipologia Riserva che per il Bianco richiede 16 mesi di affinamento e per il Rosso 32. La tipologia spumante è prevista esclusivamente per il Roero Docg Bianco, mentre la denominazione “Roero Rosso” – senza altra specificazione – è riservata ai vini rossi ottenuti da uve Nebbiolo per un minimo del 95%. Il restante 5% può venire da vitigno a bacca rossa piemontesi. Ma è in purezza che preferisce produrre la quasi totalità delle aziende per esaltare le caratteristiche dei due autoctoni.

Una storia antica
La secolare affermazione del Nebbiolo e dall'Arneis è codificata dai numerosi documenti d'archivio. Del Nebbiolo, vitigno autoctono del Piemonte, si trovano le prime tracce già alla fine del 13° secolo e nel '700 veniva vinificato dal secco al dolce, dal “vecchio” all’amabile. I cloni oggi più conosciuti e utilizzati sono lampia, michet e rosé. Anche della coltivazione dell'Arneis (chiamato dai locali "Nebbiolo Bianco") si perdono le tracce nel tempo. Lo documentano scritti datati '400 e '500 nelle forme Reneysium e Ornesium e nella citazione di una vigna chiamata “moscatelli et renexij”. Sarebbe un possibile riferimento all'odierna località canalese Renesio, dove probabilmente si coltivava questa varietà.

Nel ‘700 l’Arneis era considerata uva di qualità come il Moscato e come questa vinificata principalmente dolce o sotto forma di vermouth. Era conosciuta con il nome di Ormesio e tra il ‘700 e ‘800 come Arnesio: da qui il nome. Le suggestioni del paesaggio in cui le vigne si alternano a boschi e frutteti - esempio virtuoso di come la natura possa convivere con il lavoro dell'uomo - e il richiamo di una grande enogastronomia rendono il Roero una meta turistica ambita e permettono una maggiore conoscenza, semplice e immediata, di questa denominazione per gli enoturisti e per gli amanti del buon vivere che alternano le attività turistiche e sportive alle visite agli edifici storici e alle cantine.


Nel ‘700 l’Arneis era considerata uva di qualità
Di generazione in generazione
Sono state 12 le aziende presenti all'evento e al dibattito organizzato dal Consorzio che hanno raccontato la loro storia e il lavoro quasi sempre generazionale portato avanti con il rispetto di quanto creato da padri e nonni e con la partecipazione sempre più numerosa di giovani e di donne, motivati e innovativi. Alcuni dalle Langhe hanno scelto di spostarsi e di investire anche nel Roero, attratti dalle sue potenzialità. «È questo un risultato importante - ha detto Monchiero- per tante aziende che portano nel mondo il nome del Roero».

Della produzione di Arneis e del suo processo di vinificazione ha parlato Ernesto Casetta dell'Azienda Fratelli Casetta, attiva nel territorio dal 1725. Anche Fabrizio Francone dell'omonima Cantina è alla quinta generazione e ne è anche l'enologo. Insieme al padre e al fratello si avvale con soddisfazione di personale in gran parte femminile. La raccolta delle uve Arneis nei suoi tre vigneti è tardiva al fine di ottenere un vino strutturato di grande espressione soprattutto nei profumi. A seguire sono intervenuti Valentina e Davide Abbona di Marchesi di Barolo, con sede a Barolo, nelle Langhe che hanno creduto nel Roero. È intervenuto anche il papà Ernesto - che è anche presidente dell'Unione Italiana Vini - che ha elogiato il lavoro del Consorzio in un territorio di grande bellezza e generosità. «È simile ma mai uguale - ha detto - dà vini di varia espressione e questa diversità fa premio. Siamo insieme anche con visioni diverse, con un notevole cambio generazionale, e artefici di un medesimo successo».

Hanno parlato della loro esperienza anche Giuseppe Guido di Pescaia, della Cantina nata nel 1990, Lucrezia Povero delle Cantine Povero, alla quarta generazione e con 50 ettari tutti certificati biologici. Ha appena impiantato 300 querce micorizzate che tra 10 anni doneranno tartufi. Ha concluso gli interventi sull'Arneis Federico Signetti, enologo e titolare con la sorella Cristina di Vignavoluta.

Sulle potenzialità e sulle varie interpretazioni del Nebbiolo sono intervenuti Stefano Barbero che conduce l'Azienda Barberos con la moglie e che già prevede per il figlio un futuro in azienda. Forte l'orgoglio espresso per il suo lavoro e per il territorio. Vino di grande eleganza e complessità è quello di Carlo Del Tetto dell'omonima azienda fondata nel 1953. Ha voluto riprodurre in etichetta le conchiglie disseminate nel terreno, memoria dell'antico mare.

Sono poi intervenute, simbolo della nuova imprenditoria al femminile Marina Marsaglia dell'azienda Marsaglia, Maria Gallo della Cantina Rosso Francesco di Santo Stefano Roero e Monica Tibaldi, enologa, che conduce la sua azienda con la sorella Daniela. Conclusione degli interventi con Giovanni Roagni della Cascina Val del Prete di Priocca, 10 ettari in conduzione biologica.

Stretto il legame tra Roero e enogastronomia
Stretto il legame tra il Roero e il Roero Arneis e la locale gastronomia che si colloca nel solco della tipica cucina albese che ha i suoi cardini nella carne bovina di razza Fassona, nei primi piatti a base di pasta fresca come i tajarin e i ravioli al plin e i frutti del bosco come funghi e tartufi. Prelibata la frutta, come la pesca di Canale e la pera Madernassa. E per concludere dolcemente c'è la panna cotta, il bunet e la mostarda d’uva.

Questi i comuni compresi nella Roero Docg: Canale, Corneliano d’Alba, Piobesi d’Alba, Vezza d’Alba per intero e Baldissero d’Alba, Castagnito, Castellinaldo, Govone, Guarene, Magliano Alfieri, Montà, Montaldo Roero, Monteu Roero, Monticello d’Alba, Pocapaglia, Priocca, S. Vittoria d’Alba, S. Stefano Roero e in parte Sommariva Perno.

Per informazioni: www.consorziodelroero.it

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Alberto Lupini


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