Per alcune settimane Benevento è stata indicata come la città italiana dove la tazzina di caffè costa più che altrove, con un presunto prezzo di 1,50 €. Questa versione, rilanciata a livello nazionale, ha scatenato ironia, proteste e forti dubbi da parte di cittadini e commercianti. La rilevazione, però, conteneva un errore tecnico che ha falsato i risultati.

Il caffè al bar, un rito irrinunciabile per molti italiani
Secondo la ricostruzione, una dipendente incaricata dei rilevamenti avrebbe inserito valori non conformi alle indicazioni metodologiche, segnando il prezzo della tazzina al servizio al tavolo anziché al banco. Ciò ha portato a un dato anomalo e fuori scala.
L’Istat, dopo aver ricevuto segnalazioni, ha corretto le statistiche, sollevando la rilevatrice dall’incarico. La vicenda, tuttavia, ha mostrato come anche un piccolo errore metodologico possa assumere grande rilevanza mediatica, specie quando riguarda un simbolo quotidiano come la tazzina del caffè.
La lettera di Luciano Sbraga e l’errore nella rilevazione
Una presenza centrale in questa vicenda è la lettera di Luciano Sbraga, vice direttore generale di Fipe, in cui denuncia come il presunto primato di Benevento nasca da una metodologia errata più che da un fenomeno reale.

Luciano Sbraga, vice direttore generale di Fipe
Sbraga spiega che la rilevazione territoriale dei prezzi al consumo - di cui fa parte il prezzo della tazzina di espresso al bar - è condotta dai servizi statistici comunali, secondo criteri stabiliti dall’Istat. Nel caso di Benevento, la crescita dei dati è attribuibile al fatto che la rilevatrice non avrebbe seguito le indicazioni precise: avrebbe annotato il prezzo al tavolo invece che al banco, applicando una maggiorazione del servizio.

I prezzi tra un caffè consumato al banco e uno al tavolo sono spesso differenti
Nella lettera si sottolinea che, su un campione di 14 bar tra i 122 presenti in città, tra posizioni centrali, semicentrali e periferiche, il prezzo medio osservato effettivamente si attesta su valori compresi tra 1,00 e 1,20 €, ben sotto la cifra di 1,50 €. La lettera critica l’impatto mediatico dell’errore: la differenza percentuale stimata è del 25%, sufficiente a cambiare in modo sensibile la percezione collettiva del costo del caffè. Sbraga invita l’Istat a richiamare i comuni al rispetto delle procedure, per preservare la credibilità del sistema statistico e tutelare gli esercenti che operano correttamente.
Come funziona il monitoraggio dei prezzi del caffè
Il monitoraggio del costo della tazzina di espresso rientra nel paniere dei beni di consumo rilevati a livello locale. Le rilevazioni sono eseguite dai comuni capoluogo e da quelli con oltre 30.000 abitanti, attraverso uffici statistici comunali, che operano in co-dipendenza funzionale con l’Istat.

A Benevento il reale prezzo medio di una tazzina di caffè al bar è di 1,20 €
I criteri di rilevazione includono la selezione di bar “sentinella” - quelli con maggiore frequentazione - e l’uso del prezzo al banco, condizione assunta come standard. Nel caso di Benevento, 9 bar sono stati scelti come campione tra i circa 122 attivi, con posizioni centrali e periferiche.
Nel caso specifico, l’errore metodologico è da ricondurre al mancato rispetto della distinzione tra prezzo al banco e prezzo al tavolo; quest’ultimo include un supplemento per il servizio. La differenza rilevata - un +25 % - ha generato il dato esagerato.

L'Istat ha prontamente corretto i dati errati su Benevento
L’Istat ha confermato che i rilevatori non sono gestiti direttamente dall’istituto, bensì dagli enti locali aderenti al sistema statistico nazionale (SiStaN). In risposta all’errore, la dipendente è stata rimossa e i dati corretti sono stati inviati a Istat e al Ministero.
Reazioni istituzionali e impatto mediatico
L’uscita del dato secondo cui Benevento avrebbe il caffè più caro in Italia ha innescato un vero e proprio cortocircuito comunicativo. Il sindaco Clemente Mastella ha reagito invitando i cittadini a boicottare i bar che applicavano quel prezzo e contestando pubblicamente i risultati.

Il sindaco di Benevento Clemente Mastella
La vicenda ha attirato l’attenzione anche per il parallelo con i rincari globali del caffè verde: le quotazioni internazionali, in alcune fasi, hanno registrato aumenti ben superiori al 40%, spingendo i consumi a subire incrementi nei listini al dettaglio.
Dati e percezione: la lezione del caso Benevento
Questa vicenda mette in evidenza come un errore statistico apparentemente tecnico possa assumere una risonanza nazionale quando riguarda un simbolo culturale come la tazzina di caffè. Si instaura così un doppio livello di analisi: la fallibilità del dato e il potere della comunicazione mediatica.
Da un lato, la distinzione metodologica - banco vs tavolo - è spesso ignorata nei discorsi pubblici, ma incide profondamente sul risultato. Dall’altro, l’errore ha generato una percezione distorta, ampliata dai media, sulla realtà locale e sul potere d’acquisto dei cittadini.
In situazioni dove le informazioni circolano rapidamente, l’attenzione alla metodologia statistica, alla correttezza dei numeri e al controllo di qualità diventano fondamentali per evitare danni reputazionali. Anche con un peso relativo nel paniere Istat, un errore su un bene percepito come simbolico può avere effetti sproporzionati.

Mercoledì 1 ottobre sarà la Giornata Internazionale del caffè
Attenzione ai dati e la Giornata Mondiale del Caffè
Mercoledì prossimo sarà la Giornata Mondiale del Caffè e inevitabilmente compariranno nuovi articoli che analizzeranno prezzi, trend internazionali e quotazioni. Proprio in tale contesto va sottolineato che non tutti i dati che si pubblicano sono affidabili: il caso di Benevento evidenzia come anche piccoli errori metodologici possano assumere risonanza nazionale. Occorre, dunque, un approccio critico e consapevole verso le rilevazioni, verificando sempre le fonti, la metodologia utilizzata e le correzioni successive.