Arrivare a Bologna per il Roero significa risalire la penisola seguendo il filo di un racconto che unisce colline sabbiose e città di pianura, vignaioli e cuochi, vini nati dall’erosione marina e cucine costruite sulla concretezza del grano. La terza tappa del Roero in Tour ha portato nel cuore dell’Emilia un territorio in cammino che cerca interlocutori e trova nella convivialità emiliana una sponda naturale per raccontare se stesso.

Il Roero: un territorio unico
Un Roero di misura e profondità
Produttori, giornalisti, ristoratori e sommelier si sono incontrati per ascoltare e degustare un Piemonte diverso, fatto di eleganza e di profondità che si svela con lentezza. L’Arneis e il Nebbiolo del Roero custodiscono una bellezza rapida, capace di fissarsi nella memoria più per grazia che per potenza. Dentro i calici si riconosce l’idea di un Consorzio che viaggia per raccontare l’eleganza come forma di forza e la coerenza come manifesto culturale. Il Consorzio Tutela Roero rappresenta una comunità che lavora con la stessa cadenza delle colline. Duecentocinquantotto soci curano più di mille ettari di vigne distribuiti tra sabbie, boschi e alture. Il paesaggio disegna un equilibrio fragile e prezioso, un insieme di pendii, argille e venti che determinano il carattere dei vini. Ognuna delle aziende contribuisce con una voce distinta a un racconto comune che tiene insieme sensibilità diverse dentro la stessa idea di appartenenza.
Il Consorzio come officina di idee e relazioni
Il progetto Roero in Tour nasce proprio per dare forma a questo spirito di condivisione. Il viaggio diventa un modo per far circolare la cultura del Roero, portandola nelle città dove il vino incontra altre tradizioni e finisce per scoprire affinità spesso inattese. Roma, Napoli e ora Bologna accolgono una denominazione capace di generare dialogo e curiosità. La cucina emiliana, in questo senso, offre un terreno ideale per mostrare la flessibilità dei vini roerini e la loro eleganza naturale.

Massimo Damonte, presidente del Consorzio di tutela Roero
Dentro questa visione si muove il lavoro del presidente Massimo Damonte, che interpreta il Consorzio come un laboratorio aperto. La promozione assume la forma di un racconto costruito attraverso le voci dei produttori e la loro attenzione quotidiana ai vigneti. Le bottiglie che nascono da quelle colline portano con loro la memoria del suolo e la precisione di una comunità che considera il vino un atto culturale. È un Roero che cresce attraverso questa coralità e che sa unire la finezza dei gesti alla continuità di un pensiero comune che guarda lontano.
A Bologna l’incontro tra Roero e la cucina di Iacobucci
A Bologna il Roero ha trovato nel ristorante di Agostino Iacobucci un interlocutore ideale. Lo chef campano, voce limpida della scena emiliana e stella Michelin, ha costruito un menu misurato che mette i vini in condizione di esprimersi.

Anguilla di Comacchio alla mandorla, yuzu, ponzu, misticanza e salsa orientale
Roero Arneis Riserva 2023 Massucco con anguilla di Comacchio alla mandorla, yuzu, ponzu, misticanza e salsa orientale. Tensione acida efficace sulla grassezza, lettura pulita degli aromi.

Seppia, spuma d’aglio, olio piccante e lime.
Roero Arneis Riserva 2020 Tenuta Carretta Alteno della Fontana con seppia, spuma d’aglio, olio piccante e lime. Volume in bocca, finale salino, sostegno strutturale al piatto.

Tortello di coniglio alla genovese, laccatura di cipolla, provola affumicata, erbe amare e tartufo
Roero Riserva 2022 Cascina Ca’ Rossa Mompissano con tortello di coniglio alla genovese, laccatura di cipolla, provola affumicata, erbe amare e tartufo. Trama fine del Nebbiolo delle sabbie, equilibrio tra aromaticità e struttura.

Agnello al fieno, funghi, limone, cicoria, camomilla e il suo jus
Roero 2007 Matteo Correggia Roche d’Ampsèj con agnello al fieno, funghi, limone, cicoria, camomilla e il suo jus. Integrità sorprendente, tannino levigato, progressione ampia che tiene il passo con il piatto.
Arneis e Nebbiolo: l’identità del Roero di oggi
Il Roero mostra oggi una solidità produttiva che si riflette nella precisione dei vini e nella coerenza del territorio. Le sabbie plioceniche e i sedimenti marini generano profili sottili, tannini levigati e acidità costante. I rilievi tra Canale, Monteu e Vezza formano un insieme di vigne che reagiscono con caratteri diversi ma riconoscibili, tracciati con cura dal lavoro di mappatura condotto dal Consorzio negli ultimi anni.
L’Arneis esprime una materia piena, capace di affrontare il tempo senza perdere tensione. Frutta bianca, fiori secchi e erbe aromatiche costruiscono un registro pulito, sostenuto da un corpo più solido rispetto al passato. Le versioni Riserva definiscono una linea nuova della denominazione, con vinificazioni più rigorose, fermentazioni stabili e affinamenti lunghi in legni neutri. Il risultato è un bianco che unisce energia e profondità, con una progressione gustativa più ampia e un finale salino.

Arneis e Nebbiolo protagonisti del Roero
Nel Nebbiolo del Roero il profilo aromatico resta fragrante, con piccoli frutti, spezie e una mineralità che emerge dal suolo sabbioso. Le pratiche di cantina si orientano verso pulizia e leggerezza, con botti grandi e tempi di affinamento calibrati. I vini mostrano equilibrio e capacità di evolvere, qualità ormai riconosciute anche fuori dal Piemonte.
Suoli, clima e ricerca: le basi della crescita del Roero
Dentro il Consorzio la parte tecnica procede con analisi sui suoli, studi climatici e progetti sulla biodiversità in vigna; elementi che hanno alzato il livello della ricerca. Le collaborazioni con università e istituti agronomici, inoltre, forniscono strumenti utilissimi per la gestione delle parcelle e la lettura dei microclimi. La denominazione mantiene una dimensione contenuta, circa milleduecento ettari, ma una densità qualitativa che continua a crescere.
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