La città della Ghirlandina, piacevole in ogni stagione, è una melodia di arte, cultura e straordinarie bellezze, che raccontano i fasti di una realtà per lungo tempo capitale del Ducato estense. È anche una destinazione perfetta per gli amanti delle tipicità enogastronomiche a cominciare dal Lambrusco, che adesso ha i suoi Custodi, un’associazione di produttori nata nel 2024 per salvaguardare il “rosso con le bolle” in tutte le sue declinazioni. Modena, situata al centro dell’Emilia Romagna, è una città piacevole in ogni stagione. Una melodia di storia, arte e siti Unesco che raccontano i fasti di una realtà per lungo tempo capitale di un ducato, quello dei Signori d'Este, che qui trasferirono la corte dal 1598 dopo avere lasciato Ferrara.

Vista dall'alto sulla città di Modena
Gli appassionati di arte e architettura possono ammirare tesori unici e inestimabili come il Duomo romanico, riconosciuto dall’Unesco patrimonio dell’Umanità dal 1997 assieme alla Ghirlandina, la torre campanaria, così battezzata dai modenesi per il doppio giro di balaustre “leggiadre come ghirlande” che incoronano la guglia. È pure patrimonio universale dell’Umanità Piazza Grande, antistante al Duomo, nata nel XII secolo e che ha assunto l’appellativo di “Grande” dalla seconda metà del XVII secolo. Poi c’è il seicentesco Palazzo Ducale, oggi sede dell'Accademia Militare, e anche le Gallerie Estensi, custodi di opere d’arte di grande valore. Ma non è da meno la provincia, a cominciare da Sassuolo con il Palazzo Ducale, Carpi gioiello del Rinascimento, Castelvetro di Modena con il suggestivo borgo e il Castello di Levizzano, e Fiorano con le Salse di Nirano e il Castello di Spezzano.
Modena, una sinfonia di sapori
Il modenese è pure terra di eccellenze enogastronomiche conosciute e apprezzate in tutto il mondo. Quindi, per ogni viaggio da queste parti, è quasi d’obbligo una full immersion nel gusto, tra i sapori autentici di una tradizione gastronomica genuina e schietta. La città è infatti una delle province italiane più ricche di prodotti a denominazione d’origine Dop e Igp. Nel cuore storico della città merita una tappa il Mercato coperto Albinelli (aperto dal lunedì al sabato), dove vengono proposti tutti i prodotti tipici del territorio. All’interno si respira un'atmosfera magica, carica di sensazioni: suoni e profumi che ricordano il passato, ritmi lenti, luci, colori e sapori veri. Qui, ogni giorno, la semplice spesa si trasforma in un viaggio tra le eccellenze gastronomiche di Modena, tra cui l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena Dop, il Prosciutto di Modena Dop, il Cotechino Modena Igp, lo Zampone Modena Igp e il Lambrusco Dop.
Lambrusco autentico ambasciatore del territorio
Quest’ultimo è un vino rosso frizzante, schietto e genuino, che incarna perfettamente la personalità modenese. Un vino già conosciuto all’epoca dei Romani, che lo chiamavano “labrusca” (in quanto prodotto con uve asprigne) e “vitis labrusca” il relativo vitigno, considerato una pianta selvatica che cresceva in modo spontaneo ai margini dei campi. Oggi il “rosso con le bolle” per antonomasia, prodotto nelle campagne tra Modena e Reggio Emilia, dall’alto dei 170 milioni di bottiglie prodotte annualmente tra Doc e Igt, è uno dei vini più conosciuti e apprezzati al mondo.

Le uve del Lambrusco
In provincia di Modena quattro Lambrusco Dop
A seconda delle varietà delle uve, nel territorio modenese vengono prodotte quattro Dop: il Lambrusco Salamino di Santa Croce, il più coltivato in provincia, che al gusto si presenta fresco, sapido, armonico e moderatamente tannico, ideale per accompagnare qualsiasi pasto; il Lambrusco di Sorbara Dop, che al naso richiama i profumi del lampone e della violetta e al palato si presenta con un sapore fresco e delicato; il Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Dop, elegante e armonico, che offre sensazioni morbide e fruttate; e infine il Lambrusco di Modena Dop, dalle note olfattive eleganti, floreali, con un retrogusto di frutta matura.
I Custodi del Lambrusco: salvaguardare questo vino in tutte le declinazioni
Dal settembre 2024, come detto, il Lambrusco ha i suoi “custodi”. È infatti nata una nuova associazione, “I Custodi del Lambrusco”, composta da un piccolo gruppo di produttori, fra cantine storiche e realtà emergenti del territorio modenese e reggiano, accomunati dalla volontà di riscrivere il futuro di questo vino. L’idea condivisa è quella di (ri)posizionare il Lambrusco come un grande vino e porre la massima attenzione alla qualità e alla filiera totalmente controllata in tutte le fasi. Già il nome scelto manifesta in modo chiaro la responsabilità di valorizzare, proteggere e salvaguardare il vino Lambrusco in tutte le sue declinazioni.

Nel settembre del 2024 è nata l'associazione “I Custodi del Lambrusco”
«I Custodi del Lambrusco - racconta Fabio Altariva, presidente del sodalizio - sono una realtà professionale, contemporanea e internazionale, che intende operare per riposizionare l’immagine del Lambrusco, che oltre a essere un vino è la storia, la cultura e l’identità di un territorio, quello di Parma e Reggio, che vogliamo proteggere e raccontare». «Ci siamo posti la domanda - prosegue il presidente Altariva - “cosa possiamo fare per custodire l’essenza di questo vino straordinario?”. L’associazione è la risposta a questa domanda, un punto di partenza condiviso per dare forma e struttura a un vero e concreto cambiamento nel mondo vitivinicolo emiliano. Infatti uno dei capisaldi della nostra mission - sono sempre parole di Altariva - è la promozione di un territorio, con le sue denominazioni, le sue peculiarità e le sue tradizioni, preservando una viticoltura di qualità, valorizzando i vitigni autoctoni e comunicando un territorio nel suo insieme».
Il manifesto dei Custodi del Lambrusco e il tour in alcune cantine
Dal febbraio di quest’anno hanno anche un manifesto collettivo che racchiude, in otto punti, i valori e gli obiettivi dei “Custodi”, che vogliono prendersi “cura del Lambrusco”, dalla vigna al bicchiere, per essere sicuri “che ogni bottiglia sia espressione pura di questa terra”. Il territorio provinciale è punteggiato di cantine che si consiglia di visitare per conoscere più da vicino questo vino, tra i pilastri della florida economia provinciale. Con un tour in quattro tappe andiamo a conoscerne alcune, tutte associate ai Custodi.
Prima tappa: Cantina della Volta e la passione per il Metodo Classico
Iniziamo con la Cantina della Volta a Bomporto di Modena. Nasce dalla centenaria esperienza della famiglia Bellei, imprenditori vinicoli dal 1920, di cui l’enologo Christian, l’attuale comproprietario, rappresenta la quarta generazione in attività. L’azienda ha sede nell’edificio originale della Cantina Bellei, costruito dal bisnonno di Christian vicino all’argine del Naviglio di Bomporto, nei pressi della darsena settecentesca.

I vigneti della Cantina della Volta
Proprio nel luogo dove le barche dovevano effettuare “la volta”, cioè cambiare verso al loro percorso per riprendere la navigazione verso la città di Modena. A questo luogo ricco di significati e di storia si devono il simbolo del battello fluviale e la denominazione sociale della cantina. Tra i suoi vini di maggior appeal spiccano i Lambruschi Spumanti Metodo Classico di Cantina della Volta.
Via per Modena 82 41030 Bomporto (Mo)
Seconda tappa: Opera 02, Agriturismo, Cantina e Acetaia
A Levizzano di Castelvetro si incontra Opera 02, un interessante agriturismo che si caratterizza, da un lato, per i terreni interamente coltivati a biologico, e dall’altro per un resort unico nel suo insieme: un’area wellness con sauna e bagno turco e un ristorante gourmet guidato da sei anni dallo chef Pietro Gisondi, la cui cucina si esprime nel rispetto delle materie prime e della loro stagionalità, nella valorizzazione dell’identità dei singoli ingredienti e del delicato equilibrio che li lega uno all’altro. Il nome, Opera 02, è un omaggio al maestro Luciano Pavarotti, grande artista del territorio che, grazie alla sua voce chiara e potente, è stato per tanti anni il maggior “promoter” a livello globale dell’opera lirica, mentre “02” è un richiamo all’anno di nascita dell’azienda, appunto il 2002.

Vista sull'agriturismo Opera 02
Spicca la produzione di un buon Lambrusco Grasparossa e di un ottimo Aceto Balsamico Tradizionale di Modena, custodito nelle trecento e passa botti dell’acetaia attigua all’ingresso del resort. Per la realizzazione di questa eccellenza vengono utilizzate solamente uve di Trebbiano di Modena, rigorosamente coltivate nei vigneti di proprietà in conduzione biologica. «I vini biologici di Opera 02 - dice il fondatore e Ceo Mattia Montanari - sono frutto di una continua evoluzione e sperimentazione. Tradizione e moderne tecnologie si fondono in una produzione dove la qualità, e non la quantità, viene sempre al primo posto. Ogni anno il nostro prodotto segue il ritmo della terra e delle stagioni. E di anno in anno, come la natura cambia attraverso le sue mille sfumature, così il vino è sempre diverso e mai uguale. Questa è la nostra filosofia e questo è il nostro vino: un prodotto naturale, senza forzature e senza artifici. In linea con questa scelta, i tour, le degustazioni e le esperienze che proponiamo sono un ottimo modo per avvicinarsi all’esclusività dei sapori emiliani».
Via Medusia 32 41014 Levizzano Rangone (Mo)
Terza tappa: Fattoria Moretto, Lambrusco Grasparossa dal 1971
Sempre nei colli di Castelvetro, nel cuore del Lambrusco Grasparossa, si trova la Fattoria Moretto. Una cantina con 10 ettari di vigneto condotti in biologico, gestita dai fratelli Fabio e Fausto Altariva con l’aiuto di Alessio, figlio di Fabio, quarta generazione di famiglia. La produzione annua è di circa 75 mila bottiglie, principalmente di Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Dop. Cinque i vini di punta: Canova, Monovitigno, Semprebon, Tasso e Sbiadì, che si presentano con le classiche note varietali del Lambrusco Grasparossa: frutta rossa intensa e sgargiante, con il palato accarezzato da una piacevole effervescenza.

I vigneti della Fattoria Moretto
Anche la Fattoria Moretto, al pari di molte cantine dei Custodi del Lambrusco, propone visite con degustazione. Durante i tour, di un’ora e mezza circa, si visita il vigneto, la cantina di produzione e le zone di accoglienza, dove poi è in programma la degustazione dei vari vini con un piccolo accompagnamento di tipicità locali come salumi e formaggi. Sono programmabili tutto l’anno - dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 16.30 e al sabato alle 11 - e hanno un costo di 30 euro a persona.
Via Tiberia 13/B 41014 Castelvetro di Modena (Mo)
Quarta tappa: Villa di Corlo, tradizione con sguardo al futuro
Infine si arriva a Villa di Corlo, a Baggiovara (Mo), una piacevole residenza padronale costruita negli ultimi anni del ’600. È il cuore dell’omonima azienda agricola di circa 100 ettari, un quarto dei quali condotti a vigneto. La tenuta è di proprietà della stessa famiglia da oltre un secolo ed è attualmente condotta da Antonia Munari, che produce, oltre a buoni Lambrusco Doc - armonici ed equilibrati, con profumi puliti ed eleganti - anche una interessante selezione di Aceto Balsamico Tradizionale di Modena Dop, che matura nell’antica acetaia situata nei solai di Villa Palazzo, la residenza di famiglia visitabile su appuntamento. L’aceto balsamico è poi catalogato in “Extravecchio”, con più di 25 anni di invecchiamento, e “Affinato”, quando è invecchiato da 12 a 24 anni.

L'esterno della Villa di Corlo
Questo è solo un piccolo assaggio delle tante cantine presenti sul territorio modenese, che propongono visite guidate e degustazioni per conoscere sempre di più e meglio il Lambrusco, un principe dei vini, un nettare dalla tradizione antica, decantato da poeti e scrittori e oggi autentico ambasciatore del suo territorio di origine.
Str. Cavezzo 200 41126 Baggiovara (Mo)