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L'ultimo rais della tonnara di Favignana ospite al ristorante “L'Altro Griso”

Franco Impelliccieri ha aperto le porte del suo ristorante di Malgrate (Lc) al mondo del tonno e ai riti dell’antica tonnara di Favignana, in compagnia di colui che per 33 anni ne è stato protagonista indiscusso

di Guido Gabaldi
 
29 marzo 2016 | 14:07

L'ultimo rais della tonnara di Favignana ospite al ristorante “L'Altro Griso”

Franco Impelliccieri ha aperto le porte del suo ristorante di Malgrate (Lc) al mondo del tonno e ai riti dell’antica tonnara di Favignana, in compagnia di colui che per 33 anni ne è stato protagonista indiscusso

di Guido Gabaldi
29 marzo 2016 | 14:07
 

Che cos’è un Patrimonio immateriale dell’umanità? È una prassi, una tradizione, un’insieme di conoscenze che le comunità riconoscono come parte del proprio patrimonio culturale. È così secondo l’Unesco, l’agenzia specializzata dell’Onu per la promozione dell’istruzione, della scienza e della cultura. Ma forse non è noto a tutti che un essere umano, quando la sua esistenza sia stata una sorta di emblema di una tradizione o di un territorio, può ben incarnare questo compito.


“Incarnare” ci sta proprio bene, in questo caso, se ci si riferisce al corpaccione di Gioacchino Cataldo (nella foto, al centro), ultimo rais della tonnara di Favignana (isole Egadi): 130 chili per 193 centimetri, Gioacchino è stato per 33 anni protagonista della mattanza, una forma “rituale” di pesca del tonno, attività che accompagna l’umanità a partire dalla civiltà mesopotamica. Una storia di fatica, di pericoli e di lotta per la sopravvivenza che ha solcato i secoli per rimanere impressa nelle rughe e nelle manone dell’ultimo rais; colui che, in sostanza, dettava i tempi e guidava le operazioni della pesca dei tonni rossi, bestioni che possono arrivare a trecento chili, intrappolati nella “camera della morte”.

«Ce l’ho ancora davanti agli occhi - racconta Gioacchino nella sua lenta cantilena dialettale, anch’essa un patrimonio - la tonnara. È una rete colossale, chiamata “il palazzo nel mare”: quella di Favignana si sviluppava su ottanta chilometri di cavi d’acciaio, ancorati a circa quattromila blocchi di tufo. L’ultima mattanza risale al 2007, poi la concorrenza delle grandi imbarcazioni, che intercettano i branchi prima che si avvicinino alle coste, ha reso impossibile tenere in vita questa tradizione. Che è stata il sistema per sfamare milioni di persone, per secoli».

Qual è il ricordo di quei tempi che le è rimasto più vivo?
La sveglia al mattino, intorno alle sei, nei mesi di maggio e giugno. Mi alzavo ed ero impaziente di andare a rivedere il mare e di lavorare, il che è insolito, perché molta gente non va al lavoro volentieri. E quella era un’attività molto dura, perfino rischiosa: ma alla fine della giornata vedevi quello che era stato pescato. Una soddisfazione indescrivibile.

A Favignana per tanti anni è stato attivo lo Stabilimento Florio, in cui si inscatolava il tonno. A lei piace il tonno in scatola?
Non posso mangiarlo, sono abituato bene… e poi io il tonno lo devo vedere, potrei forse considerare di acquistare quello nei barattoli di vetro. Se no è come avvicinarsi a quelle donne che sono tutte coperte: spuntano solo gli occhi da una fessura e non puoi sapere cosa c’è sotto. Proprio come con l’anguria: e se poi è verde, dentro?

I paragoni, le battute, le risate: tutto, in questo Mangiafuoco d’altri tempi, raffigura una cultura e un’epoca che sono ormai alle spalle, e vanno rispettate come patrimonio culturale dell’umanità. E dato che il nostro incontro si è svolto a Malgrate, sul lago, di fronte a Lecco, chiediamo a Franco Impelliccieri, gestore del ristorante “L’altro Griso”, che senso abbia invitare un “pezzo grosso” come Gioacchino proprio qui.

«La mia azienda, “Piaceri d’Italia” - spiega Impelliccieri - è attiva nel campo dell’e-commerce enogastronomico e del catering/banqueting: tutto gira, insomma, attorno al cibo. Figure come quella di Gioacchino servono a far capire che il cibo può diventare il racconto di un’esperienza, profondamente umana. Non si tratta semplicemente di mangiare, ma di provare passione per qualcosa: per un territorio, una storia, un’arte».



E quali sono i prodotti passionali su cui “Piaceri d’Italia” si sente di scommettere?
Ci siamo lasciati attrarre da salumi rari, come il violino della Valchiavenna, prodotto tipico valtellinese. Si ricava dalla coscia e dalla spalla delle capre, ha la forma del classico strumento a corda e si taglia appoggiandolo alle spalla, con il coltello a fare da archetto. Il disciplinare che lo regola è piuttosto rigido, e quindi se ne producono pochi esemplari all’anno, tanto che la domanda supera l’offerta. Saltando dalle Alpi alle Madonie, vorremmo far conoscere meglio la manna, un prodotto che deriva dall’incisione del frassino, e si rapprende all’aria lungo il tronco dell’albero. È un dolcificante che si usa in pasticceria, ma si può anche ridurre a cubetti e mangiare quando arriva il caffé: in dosi corrette ha un ‘azione depurativa per l’intestino, dolcifica senza interferenze con la glicemia, la può prendere anche chi è a dieta. Qui il fascino sta anche nell’assonanza con la manna di cui parla la Bibbia, il cibo leggendario donato da Dio al popolo d’Israele che attraversava il deserto. In modo simile, la Manna delle Madonie è un dono della natura: magari non ci arriva direttamente da Dio, ma un significato spirituale io comunque ce lo vedo.



Sullo stesso piano spirituale, è da considerare un dono (del mare) anche il tonno che abbiamo mangiato qui a “L’altro Griso”, in compagnia di Gioacchino e Franco. In carpaccio, con una zuppetta di orzo e farro, al ragù con le trofiette, scottato e servito su un letto di melanzane: è stato un trionfo di freschezza, una riscoperta di piaceri non convenzionali, tanto per dimostrare che un animale marino, col suo mondo di pescatori, avventurieri, commercianti e cuochi, è in grado di produrre altre sensazioni, oltre alla sazietà. Ad esempio, è in grado di dimostrare che il nostro patrimonio umano di esperienze e conoscenze non finisce mai di rinnovarsi.


L'Altro Griso
via Provinciale 51 - Malgrate (Lc)
Tel 341 23987729 / 341 23987720
www.griso.info
info@griso.info

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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